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Assoluzione piena per Emiliano Boi, Infermiere. Un esempio, un eroe del nostro tempo. La storia

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 02/03/2019 vai ai commenti

Attualità

"Sono convinto che chi esercita una professione sanitaria, come me, che sono infermiere, ed intende esercitarla in scienza e coscienza, abbia una grande responsabilità, quella di voler realmente tutelare la salute umana"

Emiliano Boi

 

E’ stato assolto con formula piena Emiliano Boi, l’infermiere maresciallo che aveva scoperto, nella nave Duilio, la presenza di acqua contaminata e potenzialmente cancerogena.

Boi, era stato accusato di aver rivelato comunicazioni militari riservate a Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti dei militari e della polizia, ovvero di aver rivelato il contenuto degli accertamenti condotti sulla potabilità dell'acqua utilizzata a bordo della nave in cui il maresciallo infermiere prestava servizio, ossia la "Caio Duilio".

I fatti risalgono al 2011: l’acqua che veniva bevuta sulla nave era autoprodotta con dei dissalatori. I dubbi sollevati dall’infermiere sulla potabilità dell’acqua, indussero il Comandante a fare effettuare delle ulteriori analisi dall’Arpal. Risultato: la non conformità dell’acqua per uso umano, per la presenza di Trialometani ed idrocarburi, sostanze cancerogene volatili, sostanze che il laboratorio militare non aveva rilevato.

Da lì è cominciata l’odissea del Maresciallo, fatta di ripercussioni, specie sulla sua carriera rimasta in stallo, fino alla sentenza del Tribunale di Verona, che però non lo aveva visto assolto del tutto; era stato infatti applicato l’articolo 131 bis del codice penale “per speciale tenuità del fatto”. Il 28 Febbraio, si è arrivati alla piena assoluzione.

E’ un atto dovuto all’onestà di Emiliano Boi, ad un infermiere che ha lottato contro tutti, esponendosi in prima persona, per tutelare la salute collettiva.

 

In questi anni so di non essere rimasto in silenzio. So di non aver gettato la spugna e di non essermi lasciato intimorire, nemmeno quando, subito dopo la pubblicazione dell'articolo di Comellini, da Roma il personale di Palazzo Marina mi contattò telefonicamente per informarmi del fatto che nel 2013 ero stato sbarcato da Nave Caio Duilio su esplicita richiesta del comandante e che presso l'Ispettorato di sanità della Marina militare e presso l'organo di impiego (Maripers) ero considerato il “capretto da sgozzare a Pasqua, il nemico numero 1” a causa delle mie ripetute segnalazioni sulle acque ed altre segnalazioni che, evidentemente, non erano gradite”.

 

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