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Competenze avanzate. Sono gli Infermieri ad eseguire sui pazienti il "Microbubble Test”. Cos’è ed a cosa serve

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 17/06/2019 vai ai commenti

Competenze avanzate - Cosa c'è già...EsteroNursing

Sono gli infermieri dell'Unità di Neurologia dell'Ospedale Universitario Reina Sofía (Córdoba), ad eseguire il "Microbubble Test”, che rileva nel paziente la presenza di forame ovale pervio (PFO), predittore della possibilità di avere un ictus.

Una delle anomalie cardiache più diffuse – in almeno il 30 per cento della popolazione adulta – è il Forame Ovale Pervio o Pervietà del Forame Ovale (PFO), conosciuto anche come “forellino” al cuore, che oggi è possibile rintracciare con un esame di facile esecuzione e di breve durata: il bubble test o test delle microbolle con Doppler transcranico o ecocardio trans toracico.

PFO- Forame ovale pervio

Il PFO è una sorta di foro nel setto interatriale, fra atrio destro e atrio sinistro del cuore che quindi sono comunicanti. Prima della nascita - nel periodo fetale – il foro favorisce il passaggio del sangue fra i due atri ed è quindi importante per distribuire ossigeno e sangue all’organismo. Alla nascita però, ed entro il primo anno di vita del neonato, il setto interiatriale fisiologicamente dovrebbe chiudersi, perché nel frattempo si attivano i polmoni. Se questa chiusura non avviene si parla di “pervietà del forame ovale”.
Il PFO in condizioni normali non comporta particolari problemi. Diventa tuttavia rischioso, in soggetti con patologie concomitanti sia cardiache che neurologiche, e in persone che praticano immersioni subacquee, in quanto la chiusura difettosa degli atri crea un aumento di pressione nel ventricolo destro del cuore e di conseguenza sangue venoso potrebbe mescolarsi a sangue arterioso e causare ictus o embolie.

Questa condizioni sta diventando una delle maggiori cause potenziali rilevate di ictus di origine indeterminata (soprattutto nei pazienti giovani), che rappresenta tra il 30 e il 40% dei casi di ictus registrati.

 

Che cos’è il bubble test?
“L’ecocardiogramma con eco-contrasto o "bubble test" consiste in una metodica minimamente invasiva impiegata per diagnosticare difetti del cuore, come il PFO e per individuare passaggi anomali in altri distretti extracardiaci. Il test delle microbolle è basato su una ecografia durante la quale viene infusa, da una vena superficiale del braccio, una soluzione salina capace di formare piccole bolle che non hanno alcuna interferenza nell’organismo. Le bolle sotto la spinta della circolazione venosa raggiungono il cuore: se il setto interatriale presenta il PFO, passano direttamente dall'atrio destro all'atrio sinistro. Se invece il setto è intatto, vengono indirizzate verso i polmoni”.

Quanto dura l’esame? 
Il bubble test si esegue in genere in 20 minuti.

Come si esegue il bubble test?
“Dopo che viene infusa nel paziente la soluzione fisiologica dal braccio, si posiziona una sonda sul torace. Si procede contestualmente alla manovra di Valsalva, che si esegue inspirando profondamente e poi espirando con forza, con la bocca chiusa e il naso tappato per impedire all’aria di uscire. La manovra serve a provocare un aumento della pressione aerea nel torace. Lo scopo è di andare a ricercare il passaggio di microbolle dopo il rilascio di manovra di Valsalva. In caso di pervietà del forame ovale le microbolle passeranno nel circolo sistemico saltando il circolo polmonare e si potranno visualizzare nelle arterie.”

 

Racconta Ana Giráldez", infermiera responsabile: “Per un anno e mezzo, grazie alla formazione che abbiamo svolto offriamo una diagnosi attraverso un test non invasivo, rapido e sicuro per i pazienti con sospetto ictus ". 

Da quando è stata lanciata la nuova tecnica, gli infermieri hanno eseguito il test 287 volte. Risultati soddisfacenti perché consentono agli infermieri di facilitare e accelerare l'orientamento diagnostico e il processo decisionale ed essere parte attiva del team multidisciplinare.

Grazie all'implementazione di questa tecnica da parte degli infermieri, i pazienti sottoposti al test di microbolle il cui risultato è negativo non devono eseguire test invasivi come l'ecografia transesofagea. 

 

Da Diario Enfermero e GVM net