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Vivere con la stomia: il diario del chirurgo. Infermieri raccontano il vissuto emotivo dei medici

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 04/09/2019 vai ai commenti

Narrative Nursin(d)g

«Scrivere di getto è stato liberatorio soprattutto perché difficilmente si condividono con altri colleghi queste emozioni....emozionante perché sono affiorati mille ricordi di mille pazienti....più passano gli anni e più mi rendo conto di pensare a come vorrei essere “curato” io qualora diventassi paziente.... e mi rendo conto di dare per scontata la competenza e di desiderare “ un abbraccio” terapeutico fatto di empatia, gentilezza, attenzione e presenza.»

 

19/07/2019

Con queste parole si è conclusa la narrazione di uno dei 38 diari di chirurghi che operano in Lombardia e si occupano di interventi di confezionamento di stomia, raccolti nell’ambito del progetto di ricerca “Living with Stomy: The Surgeon’s Diary “.

Il progetto, presentato lo scorso giugno all’European Council of Enterostomal Therapy (ECET) a Roma, rappresenta il primo lavoro multicentrico condotto da un gruppo di infermieri stomaterapisti che indaga il vissuto emotivo del medico chirurgo, una figura spesso considerata “fredda e distaccata”, riconosciuta più di frequente per le competenze tecniche e le abilità chirurgiche, meno per qualità relazionali.

A presentarlo Eliana Guerra, infermiera stomaterapista ASST Spedali Civili Brescia, insieme a Marisa Conzimu, infermiera stomaterapista dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, in rappresentanza del gruppo DNA, una Academy di infermieri stomaterapisti provenienti da tutta Italia che da oltre 5 anni collabora sotto la guida scientifica dall’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD con il contributo non condizionato dell’azienda Dansac.

Il diario, attraverso una traccia, ha guidato i chirurghi nel ripercorrere le diverse fasi dell’intervento di confezionamento della stomia, dal momento della comunicazione della diagnosi, al confronto con il paziente prima e dopo l’atto chirurgico, il ricordo che il medico conserva del paziente, e come si è sentito nel prestare la propria assistenza.

Dire ad una persona che verrà effettuato un intervento che prevede una stomia è difficile per il 40% delle persone che si sono raccontate (“Difficile ed emozionante , perché la tua comunicazione cambierà la vita della persona che hai di fronte...”), mentre il 26% di loro limita la comunicazione ai contenuti di natura tecnica dell’intervento (“Quando sento di essere troppo coinvolta cerco di concentrarmi sugli aspetti maggiormente tecnici dell'intervento, nel rimanere poi oggettiva come successive scelte terapeutiche.”).

L’atto chirurgico rappresenta per il 52% dei chirughi che hanno partecipato allo studio una procedura tecnica (“una procedura: sicura! Ben codificata! Ben pianificata”), in primo piano c’è l’intervento, il paziente è più sullo sfondo. La relazione di cura viene recuperata nel post-operatorio, quando nel 57% dei casi ci si focalizza sulla persona, sui suoi bisogni, recuperando la dimensione umana (“Gli sorrido e gli dico cosa abbiamo fatto, che tutto è andato bene e deve pensare a guarire. Altre volte preferisco tacere alcune cose che sono state viste in s.o. durante l'intervento, anche nell'immediato post operatorio , per paura che il paziente si lasci andare”).

Le persone in cura rappresentano “La mia passione e il mio tormento”, “A volte sono troppo, inutile nasconderlo. le forze, le energie, il tempo, le notti, i pensieri”.In questo spazio narrativo i chirurghi si sono lasciati andare a ricordi, alla condivisione delle emozioni provate durante la cura dei pazienti, soffermandosi su chi tra loro oggi ha una qualità di vita soddisfacente, ma soprattutto su coloro che non sono riusciti ad aiutare come avrebbero voluto (“Ricordo quel/quei pazienti che ho sottoposto ad intervento ma che hanno avuto poi un decorso infausto per la malattia grave. Non ho potuto “aiutarli”, dar loro una speranza. E’ allora che mi sento impotente e piccolo”; “il chirurgo porta con sé le storie dei pazienti in cui ci sono stati problemi. Non è piacevole ricordarle e si vorrebbe anzi cancellarle. -ma sono lì e ciò che sono oggi lo devo anche (forse soprattutto) a loro”).

Il progetto ha messo in luce aspetti emotivi ed informazioni inedite sull’esperienza di cura dei chirurghi. La narrazione ha rappresentato una occasione innovativa ed utile per chi si è raccontato (“Questo racconto mi ha dato un senso di liberazione. A volte noi medici teniamo troppo spesso celate le nostre emozioni ma non dobbiamo dimenticare la nostra umanità”) ma anche per pazienti, infermieri, professionisti sanitari che entrano in contatto con questa figura professionale, per avviare insieme un processo di consapevolezza e di miglioramento della relazione di cura.

Per maggiori informazioni

lreale@istud.it