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Mobilità. Gli Infermieri: fateci tornare a casa, non siamo prigionieri

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 31/03/2021

Lettere alla Redazione

Gentile Redazione,

come ben saprete da qualche giorno sono iniziati i colloqui relativi alla procedura di mobilità volontaria regionale ed interregionale degli infermieri inerenti il bacino della Sicilia Orientale.

È un’opportunità unica e rara in considerazione del fatto che in Sicilia i bandi di mobilità per infermieri non avvengono di certo con la frequenza cadenzata con cui vengono pubblicati dalle aziende del Nord Italia, anzi si parla di una ciclicità decennale; infatti l’ultima maximobilità che ha coinvolto tutte le ASP siciliane (ad eccezione dell’ASP di Ragusa) risale all’anno 2010.

Opportunità che può essere vanificata se l’azienda di appartenenzadell’infermiere vincitore di mobilità non rilascia il nulla osta al trasferimento del suo dipendente: tutto infatti è legato a questa concessione che, in base alla normativa attuale, l’azienda può anche rifiutare di accordare al suo lavoratore perché vige la discrezionalità aziendale.

Capirete bene che quest’ultima condizione può rappresentare la fine di ogni speranza per un infermiere che cerca di riavvicinarsi ai propri cari e lavorare così nella terra dove è nato ed ha le proprie origini; si dovrà rimodulare la propria vita e convincersi a pensare alla propria esistenza – lavoro lontano dai propri affetti. E spesso accade, specialmente per chi ha un desiderio così forte di stare accanto alla propria famiglia e non si rassegna e non se ne fa una ragione al diniego dell’azienda per il nulla osta al trasferimento , si compiano gesti estremi; purtroppo la cronaca è piena di notizie riguardanti suicidi di infermieri a cui era stato negato il nulla osta al trasferimento seppur vincitori di mobilità.

Gli infermieri divengono in questo modo letteralmente “prigionieri” delle aziende sanitarie che li ha assunti a tempo indeterminato; così essere di ruolo diventa una sorta di condanna perché ci si lega a vita all’azienda stessa dal punto di vista lavorativo.

Si verificano a tal proposito due situazioni: migliaia di infermieri meridionali (Siciliani nello specifico) che sono di ruolo al Nord Italia ma bloccati da aziende che non li lasciano partire; ma altrettanta condizione riguarda i tanti infermieri già a tempo indeterminato che si trovano in Sicilia ma lavorano in una provincia diversa e distante da quella in cui desiderano rientrare: vedere le diverse testimonianze di colleghi palermitani che lavorano a Catania e viceversa, o che da Messina lavorano a Trapani e così via.

A mio avviso quest’ultima situazione è forse ancora peggiore della prima perché gli infermieri sì lavorano in terra siciliana, ma proprio per questo si ha la convinzione di poter raggiungere in tempi brevi, con un trasferimento, la propria provincia mentre in realtà passanogli anni e nulla cambia perché nel frattempo vengono favorite forme di precariato necessarie a garantire i LEA e, raggiunte le condizioni per essere stabilizzati, questi lavoratori “passano” di ruolo, a discapito delle forme di mobilità interregionale.

Si viene a creare un circuito vizioso dove ad avere la peggio è come sempre l’utenza finale, perché bisogna sempre ricordarsi che un lavoratore a cui vengonoriconosciuti i diritti, è certamente più soddisfatto e lavora più serenamente e con armonia per l’azienda, e a giovarne sono soprattutto i pazienti.

Dopo tutto questo preambolo certamente vi starete chiedendo cosa possiate fare affinché noi infermieri vincitori della mobilità in questione possiamo rientrare in Sicilia, considerando che per legge vige il carattere della discrezionalità aziendale nel rilascio o meno del nulla osta al trasferimento.

Chiedo a Voi rappresentanza sindacale di valutare la possibilità di rivolgervi alle autorità competenti per presentare una sorta di proposta di legge o meglio un decreto per l’occasione che porti ad uniformare la gestione della mobilità degli infermieri senza lasciare che siano le aziende, con la loro “discrezionalità”, ad assumere le decisioni in materia.

Io ho già provveduto, da semplice cittadino e ancor meglio da infermiere emigrato e desideroso di rientrare in Sicilia, ad inviare una missiva, come sto facendo con Voi, anche ai Direttori Generali delle Aziende coinvolte nella mobilità del Bacino della Sicilia Orientale, all’Ordine delle Professioni Infermieristiche, all’assessore della Salute per la regione siciliana Razza, al ministro della Salute Speranza e agli organi con potere legislativo affinché non succeda che ad un infermiere, vincitore di mobilità, dopo anni di emigrazione e soprattutto dopo aver trascorso l’ultimo anno in prima linea contro la lotta al Covid 19, venga negata la possibilità di trasferirsi finalmente dove più desidera lavorare, ovvero nella sua terra accanto ai propri affetti, attraverso il rifiuto della concessione del nulla osta da parte dell’azienda di appartenenza o la mancata attesa di questo da parte dell’azienda di destinazione.

Spiego meglio le mie proposte: la prima cosa, sembrerebbe scontato affermarlo, è quella che l’Azienda Sanitaria di appartenenza dell’infermiere vincitore di mobilità conceda il nulla osta al trasferimento verso altre sedi senza porre problemi. Tenere in organico personale a cui viene negato il trasferimento, comporta solamente la loro frustrazione che inevitabilmente si ripercuote negativamente sull’attività lavorativa.

La seconda richiesta è rivolta proprio all’attenzione degli infermieri in “entrata”, in particolare a chi, vincitore della mobilità, dovrà trasferirsi per lavorare presso le altre sedi. A tal proposito avrete certamente conoscenza di casi di operatori sanitari a cui il trasferimento verso un’altra azienda non è più andato in porto perché l’azienda di appartenenza, per motivi di organizzazione interna, poteva concedere il nulla osta posticipandolo di 2-3 mesi dalla data di richiesta da parte del dipendente, ma l’azienda di destinazione del trasferimento non “attendeva” questa proroga osservando rigorosamente i 30 giorni stabiliti per legge e mandando così in aria il trasferimento stesso.

Sarebbe una sconfitta per entrambi, sia per il lavoratore che suo malgrado si troverebbe a rivestire la figura di pedina senza alcun diritto in questione, sia per l’azienda che a fronte di attendere 2-3 mesi per poi avere un dipendente di ruolo, preferisce ritrovarsi con situazioni di precariato e di instabilità.

Ecco perché chiedo ai Direttori Generali delle aziende coinvolte, in secondo luogo, di favorire l’immissione in servizio degli infermieri che dovranno trasferirsi presso la loro azienda senza porre limitazioni, magari attendendoli anche 2-3 mesi se è necessario affinché ricevano il nulla osta al trasferimento da parte della loro azienda, che in questa situazione di emergenza pandemica e di incertezza dell’andamento epidemiologico, con la riorganizzazione delle unità operative, può anche slittare di qualche mese.

Sono consapevole che le richieste che ho presentato rimangono nella sfera delle proposte, perché come ribadito sopra con la discrezionalità aziendale, le aziende possono decidere se concedere o meno il nulla osta al trasferimento come possono decidere anche di attendere qualche mese l’infermiere in “entrata” verso l’azienda o attenersi ai 30 giorni e al termine rifiutare la mobilità se il nulla osta non viene concesso subito ma nei mesi successivi. Proprio qui sta il punto: soppesare i benefici per l’azienda che a mio modesto parere sono molteplici come ho già ampiamente spiegato fin qui.

Chiedo a Voi, organi di rappresentanza sindacale, di portare alla ribalta la nostra situazione perché non è possibile che noi infermieri già di ruolo ci venga impedita la possibilità di ricongiungerci ai nostri familiari per una mancata concessione del nulla osta al trasferimento; che è data solo dalla discrezionalità di un’azienda che in tal modo ci tiene “prigionieri”.

Se ognuno facesse la sua parte, gli infermieri sarebbero ben più contenti e gratificati rispetto a qualsiasi altro riconoscimento.

E, a proposito di riconoscimenti, in conclusione mi sorge spontanea esprimervi questa riflessione: si parla di premio Covid quale riconoscimento in termini economici da attribuire al lavoro svolto dagli infermieri nella pandemia da Covid 19; è anche ufficiale la candidatura al premio Nobel per la Pace 2021 del personale sanitario italiano che sta fronteggiando la gravissima emergenza sanitaria con un impegno encomiabile; siamo stati definiti dalla società come eroi perché in questa “guerra” per salvare vite, combattuta almeno inizialmente a mani nude, molti dei nostri colleghi hanno perso la loro di vita; ebbene nessun riconoscimento economico, politico e sociale può colmare la mancanza di un diritto fondamentale come quello alla mobilità.

Al termine di questi colloqui dell’avviso di mobilità per infermieri del bacino della Sicilia Orientale, verrà pubblicata la relativa graduatoria, inizieranno le convocazioni per la nomina dei vincitori, e il nulla osta al trasferimento???

Sarà un dilemma per tutti e per qualcuno potrebbe rappresentare anche la condanna della propria “prigionia” all’azienda.

NO AL PREMIO COVID

NO AL PREMIO NOBEL

NON SIAMO INFERMIERI EROI

MA INFERMIERI “PRIGIONIERI” CHE CHIEDONO SOLO DI RIENTRARE A CASA

 

Gli Infemieri