Le vostre tesi: Relazione tra infermiere e caregiver
Infermieristicamente aiuta gli studenti con le loro tesi. Pubblichiamo e divulghiamo i vostri questionari in modo da farvi avere più risposte possibili, quindi più dati da utilizzare!
Oggi divulghiamo il questionario della studentessa Gaia Rovini, laureanda del III anno del Corso di laurea in Infermieristica presso l'Università degli Studi di Firenze, sede di Pistoia.
Nel suo elaborato di tesi Gaia indaga la relazione che viene instaurata tra infermiere e caregiver in termini di quantità e di qualità della relazione, individuando un metodo conoscitivo per evidenziare eventuali differenze di approccio relazionale, tra infermieri che svolgono la loro attività in setting diversi e i caregivers.
La presenza di un caregiver è un valore importante, un alleato nel progetto di cura, ma è necessario saper instaurare un giusto rapporto con esso, saper riconoscere quale ruolo ha all’interno del processo e come, eventualmente poterlo sostenere.
Non è sempre un tipo di rapporto semplice. L’assistenza del parente malato può avere un notevole impatto fisico e mentale sul caregiver, un carico di lavoro, in inglese burden, da cui deriva la qualità della relazione d’aiuto che si instaura tra caregiver e persona assistita. L’infermiere spesso si trova a gestire non solo il rapporto con l’assistito ma anche con un caregiver stressato dal percorso di cura, ospedaliero o territoriale. Può però assumere un ruolo determinante dal punto di vista educativo e relazionare per rendere più efficacie la relazione d’aiuto.
Riuscire a misurare il carico del caregiver per capire quali interventi attuare per sostenerlo è fondamentale. Uno strumento valido è il Caregiver Burden Inventory (Novak M. e Guest C., Gerontologist, 29, 798-803, 1989), un questionario self-report utile alla valutazione dello stress assistenziale pensato per il caregiver principale di persone colpite da malattia di Alzheimer e altri disturbi neurocognitivi maggiori o minori.
E’ uno strumento self-report, compilato dal caregiver principale, ossia il familiare o l’operatore che maggiormente sostiene il carico dell’assistenza al malato. Al caregiver è richiesto di rispondere barrando la casella che più si avvicina alla sua condizione o impressione personale. E’ uno strumento di rapida compilazione e di semplice comprensione. Suddivisa in 5 sezioni, consente di valutare fattori diversi dello stress: carico oggettivo, carico psicologico, carico fisico, carico sociale, carico emotivo.
1 - il burden dipendente dal tempo richiesto dall’assistenza (item 1-5), che descrive il carico associato alla restrizione di tempo per il caregiver;
2 - il burden evolutivo (item 6-10), inteso come la percezione del caregiver di sentirsi tagliato fuori, rispetto alle aspettative e alle opportunità dei propri coetanei;
3 - il burden fisico (item 11-14), che descrive le sensazioni di fatica cronica e problemi di salute somatica;
4 - il burden sociale (item 15-19), che descrive la percezione di un conflitto di ruolo;
5 - il burden emotivo (item 20-24), che descrive i sentimenti verso il paziente, che possono essere indotti da comportamenti imprevedibili e bizzarri.
La CBI permette di ottenere un profilo grafico del burden del caregiver nei diversi domini, per confrontare diversi soggetti e per osservare immediatamente le variazioni nel tempo del burden. I caregiver con lo stesso punteggio totale possono presentare diversi modelli di burden. Questi diversi profili sono rivolti ai diversi bisogni sociali e psicologici dei caregiver e rappresentano i differenti obiettivi di diversi metodi di intervento pianificati per dare sollievo agli specifici punti deboli specificati nel test. Le minori affidabilità del test si riscontrano a proposito del carico emotivo e sociale.
Conoscevate questo strumento? Quanto siete in grado di sostenere e supportare la relazione con il caregiver?
Rispondete numerosi qui al questionario!