Iscriviti alla newsletter

Farmacie al posto degli infermieri? NurSind Alessandria lancia l’allarme

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 16/09/2025

La SentenzaLeggi e sentenzeNurSind dal territorioPiemonte

 

Alessandria, 16 settembre 2025 – Il recente parere del Consiglio di Stato che legittima l’attività di deblistering da parte delle farmacie solleva un’ondata di preoccupazione tra gli operatori sanitari, in particolare tra gli infermieri. La decisione – che consente alle farmacie di spacchettare i farmaci e riconfezionarli in blister personalizzati per orario, giorno e paziente – viene vista da molti come una possibile invasione di campo nella sfera clinico-assistenziale, soprattutto nelle RSA e nell’assistenza domiciliare.

A lanciare l’allarme è Salvo Lo Presti, segretario territoriale del NurSind di Alessandria, che in un’intervista commenta con tono critico il nuovo scenario:

“Da domani non servirà più l’infermiere in RSA o in libera professione domiciliare, se le farmacie potranno preparare i blister personalizzati per ora e per pazienti.”

Secondo quanto stabilito dal Consiglio di Stato con il parere n. 992 del 2 settembre 2025, le farmacie possono svolgere il deblistering anche in assenza di una normativa nazionale specifica, a patto che seguano le linee guida regionali già esistenti – come quelle adottate dalla Regione Lombardia.

Il provvedimento nasce da un ricorso di una farmacia di Moncalieri contro il diniego dell’ASL TO5, che si era opposta all’attività in mancanza di regolamentazione piemontese. Ma il Consiglio di Stato ha stabilito che, poiché non esiste un divieto esplicito, l’attività può essere considerata legittima.

Per Lo Presti, però, la questione va ben oltre il piano normativo:

“Il farmacista, preparando il farmaco in compresse singole e riconfezionandolo in blister personalizzati per orario e paziente soprattutto se destinati alle RSA, effettua somministrazione. Questo è un atto che spetta per legge all’infermiere. Se si permette questa prassi, si oltrepassa quella linea tra preparazione e somministrazione, a danno del paziente e della professione infermieristica.”

Nel parere, il Consiglio di Stato distingue chiaramente tra la fase di preparazione – appannaggio del farmacista – e quella di somministrazione, che resta di esclusiva competenza dell’infermiere. Nessun contatto diretto con il paziente, nessuna valutazione clinica, nessuna responsabilità sull’assunzione del farmaco: così si giustifica la legittimità del deblistering. Tuttavia, il confine è sottile, e la preoccupazione che si stia spianando la strada a una progressiva medicalizzazione della farmacia è concreta.

Lo Presti rincara:

“In alcuni ospedali è già in uso la distribuzione dei farmaci in dose unica, ma la somministrazione resta una responsabilità dell’infermiere. Qui invece si rischia di svuotare quella responsabilità, estendendo il potere del farmacista oltre il lecito.”

Il Consiglio di Stato ha motivato la decisione anche con l’obiettivo di migliorare l’aderenza terapeutica e ridurre il rischio di errori, soprattutto nei pazienti cronici, anziani o politrattati. Ma per il sindacato degli infermieri, la semplificazione non può giustificare un’invasione delle competenze:

“Il rischio è che, per ragioni di efficienza, si riduca tutto a un gesto tecnico, dimenticando che dietro la somministrazione c’è una valutazione, una relazione, una tutela continua del paziente.”

Il dibattito è aperto. Se da un lato la decisione apre nuove opportunità organizzative per le farmacie, dall’altro impone al sistema sanitario una riflessione urgente sui ruoli, le responsabilità e il rispetto delle competenze. E in mezzo, come sempre, c’è il paziente.