Fuga infermieri al San Raffaele: NurSind accusa la direzione di caos etico e organizzativo
Il clima di tensione e il recente clamore mediatico che ha investito l’Ospedale San Raffaele in merito alla presunta crisi del personale infermieristico non ha lasciato indifferente l’Organizzazione Sindacale NurSind.
“Il NurSind prende atto con profonda preoccupazione - dichiara Romina Iannuzzi, responsabile nazionale per il NurSind della Sanità Privata - del clamore mediatico sollevato in merito alla situazione del personale infermieristico presso l'Ospedale San Raffaele, ma respinge con fermezza la narrazione fuorviante che punta il dito contro i singoli professionisti”.
In una nota di replica dal tono deciso, il sindacato definisce la situazione in atto non come una “crisi di competenza”, ma come una profonda e innegabile “crisi di gestione e di etica aziendale”.
Secondo il NurSind, le responsabilità del degrado assistenziale e del caos organizzativo ricadono esclusivamente sulle scelte strategiche (e ritenute “fallimentari”) della Direzione Ospedaliera, accusata di aver sistematicamente ignorato la massiva emorragia di infermieri negli ultimi anni.
Il sindacato porta dati specifici per corroborare la sua tesi. Viene sottolineato come, in un solo reparto e nell’arco di appena due mesi, si siano dimessi contemporaneamente la coordinatrice e circa 16 infermieri. Un dato ancora più significativo, secondo il NurSind, è che molti di questi professionisti in fuga non hanno optato per il Servizio Sanitario Nazionale, ma hanno trovato impiego presso altre strutture private.
Questo fenomeno non sarebbe un caso isolato, ma un chiaro segnale che l’Ospedale San Raffaele avrebbe cessato di essere un ambiente “professionalmente ed economicamente gratificante”.
I fattori scatenanti individuati dal sindacato includono:
- Bassa retribuzione e scarso riconoscimento professionale.
- Il cambio di contratto che avrebbe ulteriormente peggiorato le condizioni lavorative, rendendo l’ambiente poco competitivo sul mercato del lavoro.
Chi sceglie di andarsene non è “incapace”, ma è un professionista demotivato da un sistema che non lo valorizza. La Direzione avrebbe dimostrato di considerare il personale infermieristico non come una risorsa e un valore, ma semplicemente come un costo da tagliare.
Di fronte all’emorragia di personale qualificato, la Direzione Aziendale ha optato per l’appalto di servizi a cooperative esterne, una soluzione che il sindacato definisce di “ripiego” e gestita con “totale irresponsabilità”.
Il NurSind denuncia un grave deficit nell’integrazione e supporto dei nuovi arrivati. Infermieri, sebbene qualificati sulla carta, sarebbero stati “catapultati in un reparto ad alta complessità assistenziale” senza due elementi fondamentali per la sicurezza assistenziale:
- Nessuna guida esperta: mancanza di tutoraggio e supervisione adeguata.
- Nessun affiancamento: assenza di un adeguato periodo di onboarding e formazione sul campo specifica per le dinamiche del reparto.
“Abbiamo più volte sollecitato l’amministrazione - dichiara Luigi Rinaldi, Segretario Aziendale NurSind San Raffaele - ad occuparsi della gravità della questione infermieristica, sia intervenendo sul piano retributivo che su quello organizzativo ma senza successo. Abbiamo provato a sensibilizzare anche la RSU aziendale la quale si è sempre opposta (tutti tranne, ovviamente, il NurSind) a riconoscere specifici incentivi economici agli infermieri”.
Il NurSind sostiene che, in queste “condizioni estreme”, l’incontro con difficoltà operative e il rischio di errore non sono un difetto del singolo infermiere, ma una conseguenza diretta e quasi inevitabile del contesto organizzativo creato dalla Direzione.
A conclusione del suo intervento, il NurSind rivolge un appello diretto ai medici del San Raffaele, ai quali riconosce il “legittimo grido di allarme” per il livello assistenziale.
Tuttavia, il sindacato chiede che tale allarme non sia indirizzato contro i colleghi infermieri, i quali sono vittime del sistema, ma venga focalizzato “contro la Direzione Aziendale, vera responsabile del degrado assistenziale” e del clima di caos che ha portato alla luce le criticità strutturali della gestione del personale.
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