di Nicola Fortunato: È polemica su di un tema delicatissimo e di grande impatto sociale. Secondo la sessuologa e psicoterapeuta Giuliana Proietti il ruolo di Assistente sessuale potrebbe essere svolto dagli infermieri perchè: “non c’è tutta questa differenza tra mettere un catetere e fare una masturbazione, sono due funzioni sanitarieâ€. Decisamente contrario a far passare l’Assistenza sessuale come un trattamento terapeutico, il Sindacato delle Professioni Infermieristiche NurSind
Ultimamente è in atto una discussione che coinvolge i disabili e la sessualità . La sessuologa e psicoterapeuta Giuliana Proietti, ha espresso la propria opinione su di un noto giornale on line scatenando al riguardo un acceso dibattito. Prima però di entrare nel merito bisogna fare un inciso per meglio spiegare di cosa si sta parlando.
In alcuni paesi esteri come Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Danimarca, Svezia, esiste la figura dell’assistente sessuale per i disabili. In questi paesi, per diventare assistenti sessuali, vengono istituiti corsi di formazione, diplomi, aggiornamento continuativo, carte di comportamento etico, supervisione terapeutica e prezzi concordati, ma soprattutto gli assistenti sessuali svolgono come lavoro le più disparate attività .
In Italia Max Ulivieri, un noto web designer nonché disabile, ha raccolto circa 5.000 firme per spingere il Parlamento a legiferare a favore dell’istituzione della figura dell’assistente sessuale.
Detto questo, anche se può risultare frettoloso, superficiale ed incompleto, veniamo a quanto affermato nel suo intervento dalla sessuologa e psicoterapeuta Giuliana Proietti:“Bisogna invece parlarne seriamente, senza tabù in modo che il problema emerga in tutta la sua gravità : quella sessuale è una delle esigenze più basilari del nostro organismo, tanto che la procreazione è una delle funzioni principali, ma se continuiamo a considerare il sesso come una cosa sporca non faremo che aumentare la discriminazione. Così si crea un divario invalicabile tra chi può soddisfare questa esigenza in maniera autonoma e chi invece per una disabilità ha per forza bisogno di un aiuto esterno." Proietti riporta così la discussione su un piano prettamente sanitario. E davanti a chi continua a definire l’assistente sessuale una prostituta, invita alla riflessione. «Penso ci sia un labile confine tra questo tipo di infermiera e la prostituta», dice la sessuologa, spiegando come l’infermiera in fondo acceda già in forma sanitaria alla sfera sessuale del paziente: "Se ragionassimo senza malizia", sottolinea, «capiremmo che non c’è tutta questa differenza tra mettere un catetere e fare una masturbazione, sono due funzioni sanitarie». “Senza cadere in una falsa morale, -prosegue la dottoressa Proietti - basta pensare che fare sesso è un’attività naturale che fa bene non solo a livello fisico ma anche psicologico, crea benessere, permette di scaricare le tensioni, di rilassarsi. Insomma è una necessità fisica, che non è legata alla sola penetrazione, spesso a mancare è anche solo una carezzaâ€. Poi la Proietti denuncia: “In Italia l’’assistenza sessuale è illegale e c’è una doppia morale. Si fa ma non si dice. Ma tra le infermiere e le badanti sono sicura che ci sono persone che fanno anche queste cose. Assistenti che non hanno rapporti completi con il paziente – la penetrazione e il sesso orale sono infatti esclusi anche nei paesi dove è riconosciuta la figura – ma che svolgono una funzione sociale. Meglio allora riconoscere il prima possibile questa figura. Se fosse una professione sarebbe infatti più facile normarla, istituire un codice etico da rispettare e che darebbe anche maggiore sicurezza alle famiglie che si rivolgono a queste persone per i loro cari. Basta guardare oltre confine per capire che i tempi sono maturi anche per un Paese come il nostro dove la cultura cattolica tende a farci pensare che bisogna soffrire fino all’ultimo. Un problema che dovrebbe essere risolto dal ministero della Sanità . In fondo, come cantava De Gregori in “Generaleâ€, in tempi di guerra anche i soldati si facevano fare l’amore, l’amore dalle infermiere".
Speravo che almeno chi fosse portatore di cultura sanitaria, avesse cambiato l’approccio e la mentalità verso la professione infermieristica, ma probabilmente non è ancora così. In questi anni ho cercato di far conoscere la mia professione e quella dei miei colleghi e delle mie colleghe. Ho cercato di far capire come sia radicalmente cambiata la professione infermieristica. Ho cercato di far conoscere i problemi, tutti italiani, e ancora da risolvere, di questa professione. Grazie a Bollettino Cardiologico ho avuto la possibilità di entrare in molte case e di poter spiegare “alla gente comune†che cos’è oggi la professione infermieristica e cosa rappresenta o potrà rappresentare in futuro un infermiere per la società .
Non mi sarei mai aspettato di imbattermi in una psicologa-sessuologa rimasta alla visione delle infermiere della prima guerra mondiale (la canzone “Generale†di De Gregori). In Italia, ma anche in Europa, il contesto storico nell’evoluzione della professione infermieristica ha un’importanza fondamentale, tant’è vero che il nostro Paese segna ancora il passo rispetto alle nazioni sopra menzionate, proprio riguardo a questa professione.
Mi chiedo come si possano fare affermazioni del tipo: «penso ci sia un labile confine tra questo tipo di infermiera e la prostituta» oppure «non c’è tutta questa differenza tra mettere un catetere e fare una masturbazione, sono due funzioni sanitarie ». Già da queste due affermazioni che avrei potuto estrapolare dal discorso, mi sorgono delle domande. La prostituzione è una professione? Per quanto ne so io nel nostro Paese è vietata. A quanto pare, invece, vige sempre il solito luogo comune che sia “la più antica delle professioni†e ne consegue l’altro luogo comune che le infermiere...
Quanti anni persi in decreti, leggi, formazione, diplomi, università ecc. La corsa verso l’Europa pare essere sempre più lontana. Infatti nei paesi di cui si è parlato, l’assistente sessuale non è un’infermiera (se ne guardano bene). Max Ulivieri spiega tutto molto meglio: "In Svizzera, Danimarca, Olanda, Svezia e Germania, ci sono associazioni che si occupano di questo tipo di assistenza. Addirittura in Olanda il servizio è a carico del sistema sanitarioâ€. Si tratta di operatori volontari “che hanno seguito dei corsi in ambito medico, sessuologico, etico e psicologico e che hanno sviluppato una grande sensibilità verso gli altri e un’apertura nei confronti della sessualità ".
È chiarissimo che non si tratta di infermiere, e con questo non entro nel merito di decisioni prettamente personali. Siamo comunque alle solite: nel nostro Paese tutto cambia per fare in modo che tutto rimanga esattamente come prima. Chi deve occuparsi dell’igiene personale dei pazienti? Chi deve rifare i letti, chiudere i sacchi, magari pulire anche per terra? Chi deve occuparsi della somministrazione dei farmaci? Chi deve cateterizzare, strumentare e, se occorre, defibrillare? Chi deve ascoltare, condividere, consolare? Chi deve essere sempre a disposizione e quasi dimenticare di avere anche una vita personale? E così via. Ma è ovvio: l’infermiera. E allora vuoi non chiederle anche le funzioni di assistente sessuale al bisogno?
Penso che alla dottoressa Proietti giovi un’attenta rilettura almeno degli ultimi vent’anni, di come è cambiata la professione infermieristica. Magari si convincerà ad abbandonare definitivamente i soliti luoghi comuni. Per contro, ritengo che il problema sollevato da Max Ulivieri e da molte associazioni di disabili sia un problema serio e che vada affrontato in maniera seria e concreta, lasciando fuori certe posizioni ideologiche. Inoltre ritengo che non si possa far passare l’idea che l’assistenza sessuale sia un trattamento terapeutico, mi sembra vada contro l’etica stessa di chi svolge professioni terapeutiche, perché significa ridurre il concetto di terapeutico alla semplice soddisfazione di un bisogno in un dato momento. Terapeutico è un trattamento che, attraverso una cura, che sia psicologica o medica, porta ad un miglioramento o ad una guarigione che ha una continuità nel tempo, implica un rapporto di fiducia, una costanza nell’occuparsi della salute dell’altra persona.
Inf. Nicola Fortunato - Segretario Provinciale Nursind Milano