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Renato Congedo, Infermiere strumentista, risponde alle Dieci Domande

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Pubblicato il: 31/08/2014

Dieci Domande

Risponde alle Dieci Domande Renato Congedo, Infermiere strumentista presso l'Ausl Romagna. Dopo aver lavorato per 5 anni da precario nel Lazio, ha deciso di accettare il ruolo a 400km da casa, per un riscatto professionale oltre che per una sua stabilità.

Si definisce “Indignato verso gli appalti che forniscono personale Infermieristico, sfruttandolo e privando l'occupazione di quei posti vacanti tramite mobilità o concorsi”.

Impegnato per il riconoscimento e per la tutela della Nostra professione grazie ad una sigla sindacale infermieristica (non specificata).

La frase che segue volutamente non è stata modificata ma lasciata, quindi, “pura”: Chiara scusami, se si può aggiungere che a dicembre conseguirò il Master in Nursing degli Accessi Venosi (1500ore) per la gestione degli accessi vascolari e l'Emilia Romagna vuole istituire un corso per i laici di 12 ore per fare ciò... Posso non essere arrabbiato??...??

Renato inoltre gestisce le pagine Facebook: Infermieri in mobilità compensativa e Lottiamo tutti insieme per sbloccare le mobilità in sanità.

 

Pensare la nostra professione per la nostra professione: DIECI DOMANDE AGLI INFERMIERI

Progetto InfermieristicaMente - NurSind

a cura di Chiara D'Angelo 

Risponde RENATO CONGEDO, Infermiere Strumentista

 

1)      Quali sono per te i problemi più rilevanti che oggi hanno gli infermieri?

Siamo professionisti super formati e aggiornati, siamo persone con delle vite facili e meno facili degli altri, sul posto di lavoro siamo sempre visti come i sudditi del medico. Abbiamo ottenuto il riconoscimento dei dipartimenti infermieristici con relativa Dirigenza, ma spesso c'è l'influenza della politica locale e della classe medica.

L’utente ci riconosce sempre come angeli che ci lodano perché facciamo il nostro lavoro, e loro non ci riuscirebbero mai, cerco di spiegare l’evoluzione della nostra professione. E che io non farei mai il ragioniere o il commercialista per stare in mezzo a tutte a quelle scartoffie, ma non vado ad esternarlo quando vado a fare la dichiarazione dei redditi.

Non siamo più barellieri, non portiamo padelle o pappagalli, con tutto rispetto per le figure che sono state create appositamente per permettere all’infermiere di svolgere un assistenza più mirata e con competenze più elevate.

 

2)      Come risolvere questi problemi, cioè con quali idee, proposte e progetti

Viviamo in una realtà che nelle case sono presenti più televisori che contratti di lavoro, una campagna pubblicitaria per far conoscere chi è l’infermiere. L’invio nelle scuole di infermieri che spieghino ai ragazzi cosa facciamo e quali sono le prospettive lavorative, smantellando la visione che l’infermiere è un missionario. L’utilizzo di spazi pubblicitari anche nelle città, e l’allestimento di banchetti in piazza supportato dai collegi, dalle associazioni infermieristiche di qualsiasi genere, insomma una presenza costante dell’infermiere non solo negli ospedali e sul territorio.

 

3)      Quali soluzioni organizzative si dovrebbero adottare per mettere in campo una qualche azione collettiva?

Sono contrario ai lavoratori di serie A e B, quindi penserei ad un contratto unico nazionale dell’infermiere, senza distinzione tra pubblico e privato.

E abolirei le forme di lavoro come cooperative e agenzie interinali, perché sono dei falsi in bilancio nell’aziende perché non sono servizi prestati ma bensì forme di gestione del personale, non più limitate nel tempo ed a carattere di urgenza, poiché in alcune realtà perdurano da decenni, inoltre arricchiscono i pochi e sfruttano il personale coinvolto.

 

4)      Quali iniziative collettive si renderebbero necessarie?

In massa non accettare opportunità di lavoro sottopagate, o con vincoli contrattuali peggiorativi per il professionista, non ho mai accettato un lavoro co-co-pro, in cooperativa o con agenzia, una volta diventato infermiere preferivo fare il barista che non essere apprezzato come professionista, anche se appena uscito dall’università.

 

5)      “Unità, progetto e politica” per te cosa significano?

Sono aggettivi di effetto e disprezzo allo stesso tempo, il progetto viene definito già tra i banchi di università, avremo un paziente che ci comunicherà i suoi bisogni o l’identificheremo noi attraverso un osservazione o con un intervista ad un familiare, l’unità che tutti infermieri lavoriamo secondo scienza e coscienza e la politica, beh dovrebbe essere qualcosa che ci guidi nel giusto e con la razionalizzazione di tutte le risorse messe a disposizione dal nostro datore di lavoro.

 

6)      Cosa pensi della proposta di organizzare gli Stati Generali degli Infermieri

Credo che sia un ottima idea, che vorrei prenderne parte.

 

7)      Cosa si dovrebbe fare per prepararli adeguatamente

Io progetterei la compartecipazioni da più gruppi, spontanei, dei Collegi e delle asl, di ogni singolo presidio, una volta identificati quanti e quali gruppi inizierebbe il confronto, come se si frequenta un convegno o un master ci sono discenti di tutte le realtà da nord a sud. Purtroppo i Dirigenti se lo ricevono come obbiettivo aziendale alzeranno un dito per farlo, ma i Collegi senza scopo di lucro e nati per la cultura infermieristica potrebbero attivarsi per costituirli.

 

8)      Sintetizza in tre parole quello che chiederesti ai Collegi

Rispetto, Presenza, Coerenza.

 

9)      Sintetizza in tre parole quello che chiederesti ai Sindacati

Presenza, Chiarezza, Presenza

 

10)  Mi descrivi succintamente la tua idea di infermiere del terzo millennio

L’infermiere che è in noi, l’infermiere che sia autonomo nel vero senso della parola, non solo per le responsabilità ma anche per il progetto di cura, l’infermiere prescrittore, l’infermiere di famiglia. Insomma l’infermiere del terzo millennio lo vedo come è adesso l’infermiere negli altri Paesi, Australia, Usa, Londra, Germania e Spagna.

L’Italia e l’innovazione sono sempre indietro.

 

 

ADERISCI ANCHE TU, SCARICA LE DIECI DOMANDE: /media/Infermieristicamente.pdf