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Messina. Sul caso della Donna risvegliata dallo stato vegetativo, interviene il Dott. Nanni Costa.

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 09/09/2016

Contenuti Interprofessionali

Sta riscuotendo uno straordinario successo mediatico la storia di Rosalba Giusti, la 68enne palermitana che dopo quattro anni si è risvegliata dallo stato vegetativo. La donna aveva trascorso gli ultimi 45 mesi della sua vita in uno stato di coscienza minima all'ospedale per neurolesi Bonino Pulejo di Messina, dopo un intervento disperato per la rottura di un aneurisma al cervello subito all'ospedale Civico di Palermo. 

Una notte, all'improvviso, si è svegliata e ha chiamato per nome l'Infermiera di turno, si è anche messa a cantare ed ha riconosciuto i figli (tranne l’ultimo). Casi rari ma non impossibili.

Sulla differenza tra coma, stato vegetativo, stato di coscienza minima e morte cerebrale si è soffermato il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Dott. Alessandro Nanni Costa.

Per prima cosa diciamo che questa signora con ogni probabilità, era in condizioni di coscienza minima che non è definibile come stato di coma.

Nello stato di COMA il paziente è completamente isolato dall'ambiente esterno,  è vivo ma isolato completamente.  E' una condizione clinica che deriva da un’alterazione del regolare funzionamento del cervello. Lo stato di coscienza è compromesso. Anche nei casi più gravi di coma le cellule cerebrali sono vive ed emettono un segnale elettrico che viene rilevato dall’elettroencefalogramma e altre metodiche. Esistono diversi stadi di coma, un processo dinamico che può regredire o progredire, e che dalla fase acuta può prolungarsi fino allo stato vegetativo. Siamo in presenza di pazienti vivi che devono ricevere ogni cura.

Nello stato di COSCIENZA MINIMA il paziente è collegato un po' con l'ambiente, può delle risposte minimali eseguire degli ordini minimi, (es. tirare fuori la lingua) senza però averne consapevolezza e coscienza. In diversi casi, che sono descritti in lettertura, possiamo affermare che si tratta di un evento non frequente ma possibile, quindi non  un evento miracoloso. 
Questi pazienti in condizioni di coscienza minima, che per meglio precisare respirano autonomamente, quindi senza respiratore automatico, a differenza dei pazienti in coma, possono per motivi di stimoli e non sappiamo quali siano, risvegliarsi e questo è probabilmente quanto accaduto alla signora Palermitana, per altro mantenuta e trattata molto bene fino al momento in cui si è verificato l'evento.

Nello stato VEGETATIVO il paziente respira da solo ma è staccato dall'ambiente esterno.  Le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici evidenziati dall’elettroencefalogramma. Il paziente può respirare in modo autonomo, mantiene vivacità circolatoria, respiratoria e metabolica. Lo stato vegetativo non è mai irreversibile.

Nello stato di MORTE CEREBRALE le cellule cerebrali sono morte, non mandano segnale elettrico e l’elettroencefalogramma risulta piatto. Nella morte cerebrale il paziente perde in modo irreversibile la capacità di respirare e tutte le funzioni cerebrali, quindi non ha controllo delle funzioni vegetative (temperatura corporea, pressione arteriosa, diuresi), In questo caso possiamo accertare la assoluta e completa mancanza di funzione cerebrale con una serie di segni clinici e strumentali. Questa condizione coincide con la morte della persona.

E' chiaro che tutto ciò dipende dalla gravità della lesione cerebrale. Esiste una scala di valutazione della gravità, nella quale queste condizioni di coscienza minima sono meno gravi del paziente in coma, ed il segnale che di solito si percepisce è un segnale chiaro.

Il sistema che ha creato,da oltre 20 anni, la legge italiana è un sistema blindato, obbliga a escludere l'errore medico. Se un rianimatore ha un sospetto deve convocare una commissione medica e solo dopo che è stato accertato dalla commissione lo stato di morte cerebrale, si parla con i familiari della possibilità di donare gli organi quindi non si parla di donazione prima dell'accertamento di morte perché e ovvio che prima della donazione degli organi viene la espressione di volontà da parte dei familiari e questa si raccoglie solo dopo aver accertato lo stato di morte cerebrale. 

Cosa è successo nel caso della signora Palermitana, che molto probabilmente qualcuno ha ipotizzato che nelle condizioni in cui era la paziente, ci poteva essere una donazione di organi, ma la signora arrivata all'Ospedale Civico di Palermo, dove tra l'altro c'è un'ottima che equipe di  rianimatori, è stata sottoposta a degli accertamenti neurologici e strumentali che hanno detto subito no, questa signora ha un cervello vivo, in coma ma vivo, tanto che questo stato di coma, dopo un certo periodo, è diventato coscienza minima,  che poi dopo un certo numero di anni ha dato il risveglio. Sono condizioni cliniche strumentali assolutamente diverse.

Per concludere possiamo affermare che, il caso della signora Palermitana, non era un coma ma era condizione di coscienza minima è una condizione è meno grave di quella del coma. Questa condizione avrebbe potuto andare avanti ancora per anni.

L'Istituto Messinese IRCCS è un ottimo centro dove i pazienti vengono veramente curati e seguiti bene, vengono evitate le infeizoni ed i pazienti vengono mantenuti nelle migliori condizioni possibili, ed in questi casi, qualche stimolo come noi diciamo "Trigger", che non sappiamo quale sia, può, se il paziente è mantenuto in condizioni ottimali, dare il RISVEGLIO.

Fonte: rainews.it