Iscriviti alla newsletter

Catania, Operazione Bloody Money: due i medici tratti in arresto

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 19/10/2016

Sicilia

Terremoto nella sanità siciliana, ieri all’alba sono stati tratti in arresto dalla Guardia di finanza di Catania, tre imprenditori e due dirigenti medici.

Francesco Messina Denaro,procuratore speciale della DIAVERUM ITALIA S.R.L. per la Sicilia, Salvatore Guarino e Carmelo Papa, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto del centro dialisi privato “Le Ciminiere SRL”, Giorgio Leone ed Elvia Sicurezza, rispettivamente dirigenti medici, delle Unità operative di Nefrologia e Dialisi, il primo dell’Azienda Ospedaliera Garibaldi, la seconda del Presidio Vittorio Emanuele di Catania.

Il capo di accusa a carico dei cinque imputati è associazione a delinquere finalizzata ad una serie di episodi corruttivi per atti contrari ai doveri di ufficio posti in essere tra il Luglio 2014 e l’aprile 2015.

L’operazione della Guardia di Finanza, denominata “Bloody money”, ha portato alla luce un sistema corrotto ed impietoso a danno della salute del cittadino, sulla cui triste sorte di “malato” i cinque arrestati lucravano arricchendosi.

I due dirigenti medici, a capo delle unità operative di Nefrologia e dialisi, forti della loro posizione apicale, utilizzavano i reparti come crocevia, come una grande piazza mercato, in cui reclutare pazienti, che una volta iniziati al trattamento dialitico, venivano dirottati verso i due centri privati indicati, le Ciminiere e DIAVERUM.

I pazienti, come risulta dalle intercettazioni, considerati “regali”, “pacchi”, pura merce di scambio servivano da un lato alle cliniche ad aumentare i flussi di spesa pubblica erogati per il rimborso delle prestazioni effettuare, dall’altra per i medici compiacenti c’erano regali, bonus, favori, assunzione di parenti, buste paghe gonfiate dei diretti moglie e figli che operavano all’interno delle cliniche private.

Una vera e propria associazione a delinquere,un sistema studiato ed architettato per bene, che ha retto, fino a ieri.

Dalle intercettazioni ancora, emergono dettagli raccapriccianti dell’intera vicenda, in una conversazione tra la dottoressa Sicurezza ed uno dei tre imprenditori, tra risolini e battute, emerge come l’incetta di pazienti fosse motivo di festeggiamenti e grandi cene, in onore dell’affare concluso.

Affare concluso a danno del cittadino, sui cui i medici, approfittando dello stato di salute precario, della paura e dell’ansia, di chi dipende da una macchina per vivere, esercitavano pressioni psicologiche, dirigendoli nei due centri designati per continuare il trattamento dialitico.

L’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque persone, sembra però essere solo all’inizio, e prevede ulteriori sviluppi, come il coinvolgimento di un infermiere del Vittorio Emanuele, che avrebbe ottenuto l’impiego del figlio, anch’esso medico, presso la struttura privata, in cambio di un aiuto nell’opera di convincimento dei pazienti a traslocare nelle due cliniche.

Tra gli arrestati il nome di Francesco Messina Denaro, riporta a quello della Primula Rossa, Matteo Messina Denaro. L’imprenditore, noto con il nome di Gianfranco Messina, procuratore speciale DIAVERUM per la Sicilia, è infatti il cugino del famoso e pericoloso latitante.

DIAVERUM ITALIA SRL, società con sede ad Assago, operativa in 20 nazioni, conta 9.000 dipendenti e 29.000 pazienti in cura, si è avvalsa, dell’amministratore delegato Gianpaolo Barone Lumaga e del “ragioniere” Gianfranco Messina, la cui azione commerciale è stata mirata all’espansione dell’azienda nel settore dialitico, non solo reclutando pazienti, ma anche acquisendo i centri privati operanti nel catanese, la cui attività era scemata da tempo, in ragione dell’ascesa di DIAVERUM e delle Ciminiere, che riuscivano ad accaparrarsi maggiore numero di pazienti, grazie all’opera corruttiva dei due medici compiacenti.

Il danno arrecato all’immagine ed all’efficienza della sanità pubblica è enorme, come il danno arrecato alla libera concorrenza dei privati”, a dichiararlo il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro.

Lo tsunami che si è abbattuto sulla sanità catanese è di enormi dimensioni, e forse nei prossimi giorni potremmo assistere ad altre rivelazioni ed implicazioni.

Lucrare a danno di chi tutti i giorni lotta per sopravvivere, è moralmente, eticamente ed umanamente infido e delirante.

Non c’è giuramento di Ippocrate che tenga, non c’è pietas per l’altrui destino; i soldi , il potere economico che tutto può, hanno accecato chi doveva ed era chiamato ad operare nella cura altrui.

E’ squalificante, questa vicenda mette in risalto il malaffare che sicuramente non è solo un’esclusiva della sanità siciliana, ma un cancro radicato, le cui mestatasi hanno invaso ogni ordine e grado di chi lavora nelle aziende ospedaliere pubbliche e cerca di “arrotondare”, lucrando.

Questo cancro è anche la risultante del de- finanziamento statale alla sanità pubblica, che ha permesso al privato di avanzare servendosi del pubblico con metodi corruttivi.

Attendiamo quindi ulteriori sviluppi e le dichiarazioni dei vertici delle due aziende ospedaliere.

 

Fonte :Catania, dirottavano pazienti in dialisi verso strutture private: 5 ai domiciliari