Daniele Coppola, infermiere, risponde alle cinque domande per svelare gli enigmi della bozza del nuovo Codice Deontologico
Concluse le consultazioni sulla bozza del nuovo Codice Deontologico iniziate il 6 febbraio di quest’anno e terminate le modalità di modifica, la bozza che tutti conosciamo potrebbe essere il Nuovo Codice Deontologico della professione infermieristica, il cui termine “Codice” sembra portare in sé quelli che sono veri e propri enigmi da risolvere.
Oggi pubblichiamo le risposte alle "Cinque Domande per svelare gli enigmi" di Daniele Coppola 47 anni
Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, Studente II° anno Corso di Laurea Magistrale in Psicologia
Lavora presso la ASL di Frosinone dal 2000 e presta attualmente servizio presso il Laboratorio di Emodinamica della UOC Cardiologia/UTIC dell’Ospedale “F. Spaziani” di Frosinone.
- La sublimazione della professione sembra concretizzarsi nell’articolo 1 della bozza del Codice deontologico: l’infermiere persegue l’ideale di servizio. Cosa si intende, secondo te, per "ideale di servizio"?
L’ideale di servizio è il perno attorno al quale ruota la rivendicazione della posizione professionale degli infermieri: alla sua adesione persegue l’infermiere. Non mi convince: teorizzazione troppo astratta per una professione che nasce dalla corsia ospedaliera (troppi se ne dimenticano) e che nei diversi setting assistenziali si esplica. Nel nuovo Codice Deontologico scompare il famigerato art. 49 ma ne vengono velatamente replicate le anacronistiche asserzioni nel 1° articolo. Le astrazioni e le sovrastrutture filosofiche funzionano nelle professioni intellettuali scorporate dal gesto, dalla presa in carico, mal si conciliano nella professione infermieristica che mai come in questi ultimi anni ha bisogno di concretezza e aderenza alla realtà sanitaria del nostro paese e ai bisogni dei cittadini.
- E se ti dicono che nell’ambito del “fine vita” il tuo "gesto assistenziale" è di fondamentale importanza, vuol dire che sei tenuto a...?
Vuol dire gesto assistenziale pervaso da empatia: abilità sociale di fondamentale importanza che rappresenta uno degli strumenti di base di una comunicazione interpersonale efficace. Daniel Goleman ritiene l’empatia uno delle componenti della intelligenza emotiva.
Gli infermieri dovrebbero possedere l’alfabetizzazione emozionale: la conoscenza delle proprie emozioni e la conoscenza delle emozioni altrui: l’empatia è una delle principali porte d’accesso agli stati d’animo del paziente, soprattutto nel fine vita. Questo consente l’espansione della valenza del gesto, esplicitandone la metacomunicazione cioè quella parte veramente significativa, espressa dal linguaggio verbale e dal linguaggio non verbale.
- Ritieni che la bozza del Codice Deontologico sia “integrata nel suo tempo”? Al passo con una professione infermieristica che chiede a gran voce il suo reale (quindi oltre la carta) riconoscimento..
Ritengo la bozza del nuovo Codice Deontologico non del tutto integrata e lontana dalla vera realtà degli scenari infermieristici attuali nei quali esistono diversi campanelli d’allarme di profondo disagio. Una professione ancora troppo lontana da dinamiche e politiche sanitarie nelle quali dovrebbe invece entrare (dirigenza infermieristica ad esempio, tra l’altro mai nominata nella bozza) e legata ancora a logiche medico-centriche. Auspico un maggior sforzo in direzione dello sdoganamento definitivo della post-ausiliarietà infermieristica che ci ha regalato il post-mansionario, i piani di rientro regionali e il cronico demansionamento che in tante realtà viene ormai tacitamente accettato.
- Ritieni che la bozza di Codice deontologico sarebbe facilmente comprensibile ai cittadini e in grado di fornire agli assistiti una rappresentazione chiara dell’identità professionale dell’infermiere?
I cittadini che accedono alle strutture sanitarie desiderano essere presi in carico: non è più sufficiente erogare prestazioni infermieristiche frammentate su modelli organizzativi/assistenziali obsoleti, erogate sul gesto avulso dal resto e desiderano che a farlo sia un professionista dalla fisionomia chiara, senza dubbi o equivoci. Non da un operatore sanitario che compensa eccezionale disservizi, o che persegue un futuro ideale di servizio astratto di cui ignora la concretezza. I cittadini non sono più titolari di soli diritti ma aspirano alla loro soddisfazione in quanto consumatori di un servizio e meritano questo salto di qualità sapendo di interfacciarsi con un professionista la cui identità professionale sia chiara, e questo la nuova bozza del Codice Deontologico non lo dice in modo esaustivo.
Aderisci anche tu e manda un apporto alla riflessione, puoi farlo rispondendo a cinque semplici domande (Scarica il file).
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I contributi che perverranno in Redazione saranno pubblicati.