Iscriviti alla newsletter

Chimerae il Batterio Killer: salgono ad otto i decessi. Ecco cos’è e come attacca l’organismo

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 22/11/2018 vai ai commenti

Attualità

Sono ormai otto i casi di decesso causati dall’infezione da Mycobacterium chimerae, sei registrati in Veneto, la regione da cui è partito l’allarme e due in Emilia a Romagna. Ma in totale sono 18 le infezioni certificate, destinate probabilmente a crescere nei prossimi giorni.

 

L’allarme si è diffuso all’indomani della morte dell’anestesista vicentino Paolo Demo, scomparso il 2 novembre scorso. Il medico aveva contratto l’infezione durante un intervento al cuore nel 2016 e, in seguito aveva tenuto un diario in cui raccontava il decorso della malattia.

Il Mycobacterium chimaera è un micobatterio non tubercolare diffuso in natura e presente soprattutto nell’acqua potabile. Generalmente è innocuo per la salute umana. L’infezione, infatti, si sviluppa raramente e principalmente in pazienti ai quali sono stati impiantati dispositivi artificiali come valvole cardiache o materiale protesico all’aorta e pazienti immunodepressi. In questi soggetti il batterio è in grado di innescare pericolosissime endocarditi ed infezioni polmonari.

L’agente infettante tende ad annidarsi nella macchina cuore-polmoni, il cosiddetto apparecchio per l’ipotermia che, in realtà è un macchinario di raffredamento/riscaldamento ( HCd Heater-Cooler Device). Questi macchinari , durante un intervento “a cuore aperto”, sostituiscono temporaneamente le funzioni cardio-polmonari, e nello stesso tempo hanno il ruolo di regolare la temperatura del sangue durante l’operazione. Alcune ricerche hanno dimostrato che i pazienti vengono contagiati dal batterio che è presente nell’aria della sala operatoria a causa dell’areosolizzazione dell’acqua presente nelle taniche dei dispositivi.

Il periodo di incubazione dopo l’esposizione al Mycobacterium chimerae è molto lungo, va dai 3 ai 72 mesi ed è proprio questa caratteristica, insieme alla scarsa specificità del quadro clinico e alla necessità per la sua diagnosi di un test molecolare specifico, che ha reso così laboriosa l’identificazione dei casi possibili e la definizione della portata del fenomeno.

I sintomi sono aspecifici, si manifestano sotto forma di febbre prolungata di origine sconosciuta, sudorazione notturna, arrossamento, calore o perdite da una ferita (con materiale che spurga), dolori muscolari, perdita di peso o notevole affaticamento.

Purtroppo non esiste un percorso di terapia standard , si utilizzano diversi antibiotici, talvolta assunti in contemporanea per lunghi periodi di tempo ( il micobatterio chimera, infatti , risulta essere resistente ai trattamenti antibiotici), la prognosi è strettamente legata alla capacità dell’organismo di reagire, il tasso di mortalità è di circa il 50%.

Relativamente alla diffusione del contagio, in questa fase, non si conosce con esattezza l’entità del fenomeno.

La prima identificazione di un caso di infezione da mycobacterium chimerae, associato all’utilizzo di macchine cuore-polmoni, risale al 2014 in Svizzera dove sono state diagnosticate infezioni in sei pazienti operati a Zurigo tra il 2008 e il 2012 e in quattro pazienti operati a Basilea tra il 2013 e il 2014. Sempre nello stesso anno sono stati registrati casi in Germania, Olanda Regno Unito. Inoltre, attraverso indagini retrospettive è stato possibile riconoscere anche casi verificatisi precedentemente, a partire dal 2011.

Il Ministero della Salute già da alcuni mesi è al lavoro per stilare raccomandazioni ad hoc con lo scopo dilimitare la diffusione dell’infezione. In questa fase iniziale è previsto:
un approfondimento dei dati raccolti a partire dal 2016 dall’ISS, che hanno evidenziato la circolazione del micobatterio anche in Italia
- la richiesta alle regioni di dati relativi a eventuali casi, sporadici o in cluster, di infezione invasiva da Mycobacterium, anche attraverso un’analisi retrospettiva dei dati stessi.
una verifica su Dispovigilance (sistema informativo per la rete nazionale di vigilanza sugli incidenti che coinvolgono dispositivi medici) di eventuali eventi riportati.

La prevenzione e il controllo delle infezioni correlate all’assistenza, va ricordato, è una delle linee operative e priorità del Piano Nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-2020, su cui sta lavorando uno specifico Gruppo tecnico coordinato dalla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero e che coinvolge esperti e rappresentanti istituzionali.

 

Fonte: www. salute.gov/ Quotidiano Sanità

Ph credit: Corriere Veneto