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Coronavirus. Premialità agli operatori sanitari in Lombardia, l’accordo di Pirro della Triade

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La Redazione
Pubblicato il: 29/05/2020 vai ai commenti

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Premessa di Giuseppe Provinzano

Molto spesso nella dialettica di tutti i giorni abbiamo sentito una frase abbastanza strana. Anche se è di norma associata a una battaglia militare, il termine è per analogia utile negli affari, nella politica, nella giurisprudenza nello sport e negli ambienti lavorativi per descrivere un successo inutile o effimero, dove il vincitore formale ne esce sostanzialmente male o senza vantaggi che giustifichino lo sforzo.

“Mah… cosa vuoi.. è stata una vittoria di Pirro!”.

Pirro, re dell'Epiro, nella Grecia settentrionale tra il 306 e 302 A.C. e tra il 272 e 297 A.C. è inevitabilmente associato a una finta vittoria o al massimo a una mezza vittoria, o in questo caso possiamo dire, ad un mezzo accordo.

 

Di Pompeo Cammarosano NurSind Brescia

La disaffezione ai Sindacati, è un problema serio e che va affrontato, nel mondo del lavoro.

Si sa, sin dai tempi degli studi giurisprudenziali, che dando l’esame di Diritto del Lavoro, inevitabilmente a suo compendio, bisogna dare, pure, quello di Diritto Sindacale.

Il mondo del lavoro, senza le battaglie sindacali del famoso autunno caldo del 1969 (che partorì lo Statuto dei Lavoratori) e degli anni 70, oggi, non avrebbe quelle condizioni lavorative che abbiamo e che si potrebbero, ancora migliorare, se a firmare accordi scellerati, ai vari livelli, per gli infermieri, non fossero i Sindacati Confederali.

Sì, perché il vero problema, non è il Sindacato, in quanto strumento in mano ai lavoratori ma il Sindacato in mano ai Confederali, con i  loro  accordi siglati, in nome dei lavoratori ma non in nome degli infermieri, poiché il loro obiettivo, ormai da anni, è il tutto a tutti, a discapito degli infermieri, che anche quando, dovrebbero essere  tra i pochi ad essere premiati, insieme ad altri operatori sanitari in tempo di emergenza Covid, si vedono, invece, sottrarre risorse a favore di   gente, che pur avendo lavorato in ambito sanitario, ha lavorato, tuttavia,  o barricata in ufficio o da casa, in smart working e che ugualmente, beneficia dei nostri riconoscimenti economici.

A tutto, c’ è un limite e il premio Covid, per chi ha lavorato da casa in smart working, proprio si ferma a livello epigastrico e fa rigurgitare, tutti coloro, che hanno lavorato in mezzo alla pandemia, rischiando la propria pelle e quella dei propri familiari.

Non contenti, in Lombardia, hanno firmato un altro accordo, stavolta per le RAR 2020 e gli infermieri, si vedono le proprie RAR, valere 50 euro in più degli amministrativi.

A quanto pare, il passaggio in categoria D, a poco è servito, se in categoria C, pigliano quasi quanto noi. Se non è appiattimento salariale questo! Ma come si dice, la madre di tutte le battaglie, è stata, però, la firma del CCNL 2016-2018 (da parte dei Confederali e di qualche nostro fratellastro seppur in ritardo), del quale iniziamo ad avvertire le amare conseguenze. Una volta, per poter concorrere all’incarico di coordinamento, serviva il Master, adesso, sempre grazie agli incarichi di funzione, introdotti nel nuovo CCNL, dai geni confederali della lamapada, si può partecipare all’ incarico di organizzazione anche senza avere il Master in Management, poiché l’incarico di coordinamento, ne è solo una sua graduazione. Ma vuoi vedere che l’incarico di organizzazione, è il vecchio incarico di facente funzione? Siamo tornati indietro, anziché andare avanti. Altra amara conseguenza, per qualche coordinatore, potrà essere quella di essere sollevato dall’ incarico, essendo a tempo ed essere costretto a ritornare a fare l’infermiere, semmai in un reparto di Medicina a 60 anni.

Una soluzione, a questo disamore verso il sindacalismo, potrà essere trovata, solo se la categoria infermieristica, prenderà coscienza di se stessa e lotterà, per uscire dal calderone del Comparto, dove, i cuochi confederali, cucinano per noi sempre la stessa minestra, che ormai ha stufato e scocciato.

Rivendichiamo la nostra qualifica di infermieri e non quella di semplici lavoratori del Comparto che se può andar bene per altri lavoratori, a noi non va più bene.