Iscriviti alla newsletter

Udine. Il NurSind proclama lo stato di agitazione: Mancano 180 infermieri, pronti a scioperare.

Interruzione dei rapporti sindacali con la Direzione Generale ASU FC. Il NurSind, guidato a Udine da Afrim Caslli ha inviato una nota al prefetto Angelo Ciuni, per chiedere un intervento di conciliazione e raffreddamento che in caso di mancato accordo porterà alla dichiarazione di una o più giornate di sciopero.

"Ben 180 gli infermieri che mancano negli ospedali della provincia di Udine – spiega il segretario territoriale NurSind Afrim Caslli –. Lo abbiamo fatto presente al direttore generale Massimo Braganti sin dal suo insediamento e ci è stato risposto che erano in programma le necessarie assunzioni. Sufficienti, a suo dire, per colmare le carenze. E ci ha anche informati che l’Azienda ha reclutato una novantina di persone attingendo dalla graduatoria, ma ha dimenticato di dirci che 60 hanno già rifiutato".

Nel frattempo, il direttore generale dell’Arcs Giuseppe Tonutti ha autorizzato il terzo utilizzo della graduatoria per 92 infermieri nelle aziende della Regione: 83 solo per la Asugi e 4 per l’AsuFc.

"Abbiamo sperato che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto, - continua Caslli -  ma non lo è, e con dipendenti che sulle spalle hanno da 150 a 200 ore di straordinario, una media di 50 giorni di ferie da ancora da fruire, turni continui irregolari che non rispettano la ciclicità lavorativa, la difficoltà dei coordinatori nell'elaborare una turnistica adeguata proprio per la mancanza del personale, non ci resta che proclamare lo stato di agitazione".

"Al management dell'ASU FC, - sottolinea il segretario NurSind - poco importa del recupero psicofisico e dei diritti perché la priorità è garantire con sempre meno infermieri, il servizio dovuto alla cittadinanza. Il grido e la rabbia degli infermieri va pari passo con la delusione e lo sconforto, di un management aziendale fantasma e senza la volontà di risolvere i problemi attuali. Detto ciò, siamo dunque a denunciare una situazione in cui i lavoratori non sono più disposti a tirare sulla loro pelle una coperta sempre più corta ma ora si attendono una risposta forte e una regolarizzazione del lavoro che venga dai vertici".
"Questo - conclude Afrim Caslli -  per il bene diretto dei lavoratori, ma senza dubbio alcuno per il bene diretto del cittadino che rischia oggi di essere servito da persone stanche demotivate ed in numero insufficiente nonostante la buonissima volontà del personale in servizio".