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Le mascherine-pannolino costate 8 milioni di euro e mai distribuite. Aperta indagine

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 16/07/2020 vai ai commenti

AttualitàLombardia

Che la Regione Lombardia abbia sbagliato alla grande, nell’approcciarsi alla pandemia da COVID-19, è cosa risaputa: problema “contagio” largamente sottovalutato all’inizio (fine febbraio), ricorso alle ospedalizzazioni di massa, durante l’escalation della pandemia, senza implementare le scarse risorse territoriali (anzi: han costruito un ennesimo ospedale in Fiera che, come noto, è rimasto vuoto), il dilagare dell’epidemia ad Alzano Lombardo e poi a Brescia e Bergamo, la questione (ora al vaglio degli inquirenti) delle numerose RSA del territorio lombardo.

E ora l’ennesimo caso da cronaca giudiziaria: le mascherine-pannolino, pagate ben 8 milioni di Euro e mai distribuite (ben il 90% di queste giacciono ancora negli scatoloni).

SU questo caso da “spreco di danaro pubblico” la Guardia di Finanza ha aperto un fascicolo (a firma dei PM Mauro Clerici e Giordano Baggio) dove emerge che la Regione, in piena emergenza, aveva acquistato 18 milioni di pezzi per un importo complessivo di 8 milioni di Euro. I test condotto dal Politecnico e il successivo “via libera” dell’Istituto Superiore di Sanità avevano confortato i vertici del Pirellone i quali, però, non hanno pensato di consultare chi le mascherine avrebbe dovuto indossarle.

“Appena arrivate in ASST, a Vimercate, non volevamo credere ai nostri occhi - commenta il Segretario Territoriale NurSind MB, Donato Cosi - a prima vista sembravano dei pannolini per i neonati. Ma, al di là del fattore meramente estetico, le mascherine avrebbero esposto tutti i lavoratori a un grande rischio di contagio. In primo luogo, non aderivano perfettamente al volto e ad ogni minimo movimento calavano sulla faccia lasciando scoperte le vie aeree. Inoltre, le mascherine, cadendo lungo il viso, obbligavano chi le indossava ad usare le mani per rimetterla nella posizione corretta, violando le principali norme di anticontagio e aumentando perciò il rischio di infettarsi. Non è tutto: il prodotto, realizzato con materiale simile a quello del pannolino dei bambini, indossato per parecchie ore, creava (come spesso avviene anche nei neonati) forti e fastidiosi arrossamenti. Infine, avendo la forma cilindrica si sfilava solo verso l’alto, andando in contrasto con tutte le indicazioni inerenti il corretto utilizzo dei DPI”.

Ora, come dicevamo, ci sta lavorando la Guardia di Finanza ma non si esclude un interessamento da parte della Corte dei Conti.

Vi terremo aggiornati.