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21 febbraio 2020. Gli infermieri per la prima volta raccontavano il Covid

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 20/02/2021 vai ai commenti

AttualitàCoronavirusCronache sanitarie

81 decessi ed 80 mila contagiati tra gli infermieri sono il risultato nefasto di quest' anno di lotta al Covid, un anno che ha segnato per sempre le nostre vite, come professionisti, come cittadini, come cronisti, come web writer.

Da quel lontano 21 febbraio, quando con il Caso 1, Codogno diventa il centro del mondo ed il Covid, con tutta la sua drammaticità, irrompe nella vita di tutti noi, abbiamo raccontato ogni giorno, storie di infermieri, di dolore, di speranza.

Abbiamo percorso con voi il Paese, in un lungo e largo, raccontando di un nord devastato, di dpi che mancavano, impresso nella memoria di ognuno di voi i sacchetti della spazzatura in dotazione agli operatori sanitari al posto delle tute protettive.

Gli applausi, le pizze calde, i volti devastati da maschere ed occhiali, il sudore, le lacrime e poi gli insulti, la violenza che ritorna, i negazionisti: è stato un anno denso vissuto sulle montagne russe, raccontato in tutte le sue sfaccettature.

Ed ancora i flash mob NurSind, le denunce, le nuove sfide del sindacato fino alla grande manifestazione di Roma del 15 ottobre del scorso anno.

Da oggi, ripercorreremo insieme i primi giorni convulsi del Covid; poi il 9 marzo 2021, giorno in cui ricorre il ricordo del lockdown dell’intero Paese, InfermieristicaMente, il Gabbiano Tv e NurSind Talking Radio, con una maratona social per l’intera giornata ricorderrano un anno di Covid, con contributi video ed interviste ai protagonisti: gli infermieri

 

Cominciamo con le prime testimonianze: 21 febbraio 2020 Lodi

Ci arrivavano le prime testimonianze dall’Ospedale di Lodi, da dove partiva il primo  focolaio, che al momento ha portato a quota 28 i contagiati, tra Lombardia e Veneto.

La storia

Un uomo rientrato dalla Cina il 21 gennaio con un volo China Airlines, potrebbe essere il paziente zero.

Nella prima settimana di febbraio comincia ad accusare sintomi influenzali, ma nessuna complicazione; cena con un amico, un 38 di Codogno, che oggi risulta contagiato così come la moglie in gravidanza ed un amico con il quale facevano sport insieme.

Il 38enne di Codogno gioca a calcetto anche con il figlio di un barista di Codogno: il ragazzo risulta positivo, così come tre clienti del bar, gestito dal padre del ragazzo.

 

La Redazione aveva contattato gli infermieri dell’Ospedale di Lodi, dove la situazione appariva già drammatica, ma ancora sotto controllo.

Erano stati eseguiti tamponi ai medici ed infermieri venuti in contatto con il 38enne che si trova in terapia intensiva.

Positivi al test, erano inizialmente un’anestesista ed un medico internista, non risultavano ancora esserci infermieri tra i positivi, che rimanevano in quarantena.

Le prime disposizioni aziendali ed i protocolli nazionali prevedevano che chi accusasse sintomi tipici del Coronavirus, restasse a casa e non si recasse al pronto soccorso, chiamando il 112 che avrebbe inviato un’ambulanza a casa per le verifiche del caso.