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Le gemelle Kessler e il suicidio assistito: la scelta che l’Italia non sa ancora affrontare

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 19/11/2025

AttualitàProfessione e lavoroPunto di Vista

Le gemelle Alice ed Ellen Kessler, celebri icone della televisione italiana degli anni '60, hanno scelto di porre fine alla loro vita attraverso il suicidio assistito e sono morte insieme il 17 novembre scorso nella loro casa. Da anni avevano espresso la volontà di morire insieme come avevano dichiarato in una intervista del 2024 al Corriere della Sera: “il nostro desiderio è andarcene insieme, lo stesso giorno. L’idea che a una delle due capiti prima è molto difficile da sopportare”. Una scelta che ha inevitabilmente riacceso il dibattito sul fine vita in Italia, evidenziando un quadro normativo complesso e frammentato.

La normativa Tedesca

In Germania non esiste una norma specifica. Le gemelle hanno scelto congiuntamente il suicidio assistito, pratica legale in Germania, rivolgendosi alla Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (Dghs), l’associazione tedesca che si occupa di suicidio assistito. Nel corso del tempo sono state seguite da un legale e da un medico per accertarsi che la loro decisione fosse libera, consapevole e responsabile, come richiesto dalla sentenza della Corte costituzionale tedesca del 2020 che ha regolamentato il suicidio assistito. Il giorno stabilito, dopo un'ultima verifica, le gemelle si sono auto-somministrate una dose letale, rispettando la legge che prevede l'azione attiva del paziente. Questo significa che se il soggetto è colpito da una disabilità fisica incompatibile con la capacità di auto somministrazione il medicamento letale, il diritto al suicidio gli è precluso.

La Normativa Italiana

Anche in Italia, a causa dell'assenza di una legge nazionale organica che il parlamento non riesce a liquidare, la materia è regolata principalmente da pronunce della Corte Costituzionale e da leggi regionali. La sentenza n. 242/2019 e la successiva n. 66/2025 della Corte Costituzionale hanno stabilito i criteri per la non punibilità dell'aiuto al suicidio medicalmente assistito:

  • il paziente deve essere capace di autodeterminarsi (lucido e consapevole);
  • deve soffrire di una patologia irreversibile e incurabile che causa sofferenze intollerabili;
  • deve dipendere da trattamenti di sostegno vitale.

Nonostante il vuoto normativo, alcune regioni hanno comunque legiferato in autonomia. La Toscana è stata la prima, con la legge regionale n. 16/2025, a definire modalità organizzative, tempi di risposta e garanzie per il paziente, inclusa l'obiezione di coscienza del personale; una iniziativa meritoria che di fatto crea disparità di accesso sul territorio nazionale ammettendo il suicidio assistito solo in casi molto circoscritti.

Differenze

La differenza sostanziale tra il vuoto normativo italiano e tedesco cui le rispettive Corti Costituzionali hanno posto parziale rimedio, sta nel fatto che quella tedesca non prende minimamente in considerazione la salute della persona in termini di presenza di “patologia irreversibile”. Tanto meno accenna a “sofferenze intollerabili”; mette piuttosto la persona al centro della questione, lasciando al suo arbitrio la scelta di vivere o morire in salute o in malattia, esattamente come è stato per le gemelle.

In Italia invece ha prevalso l'indicazione della presenza di malattia e l'associato concetto di sofferenza fisica, qualcosa che con il laicismo della costituzione non dovrebbe avere nulla a che fare e che sembra invece rispondere a principi di fede che inquinano la discussione e impediscono alla nazione di progredire in questa come in tante altre materie.

La differenza di approccio evidentemente affonda le sue radici in ragioni culturali e storiche. In Germania l’autodeterminazione è vista come un diritto inviolabile che riguarda tutte le persone adulte capaci di decisione consapevole, anche se sane, e si basa su un principio di rispetto totale della volontà personale. In Italia, invece, il quadro è più paternalistico e riflette una cultura giuridica e bioetica fortemente influenzata dalla tutela della vita come valore supremo e inviolabile, che ponge un limite all’autonomia.

Il Codice Deontologico dell'Infermiere

Sul tema, il Codice Deontologico dell'infermiere italiano si concentra sull'assistenza al fine vita nel rispetto della dignità del paziente, senza però includere l'eutanasia o il suicidio assistito. I principi cardine sono:

  • Cure Palliative e Comfort: L'infermiere garantisce assistenza completa fino al termine della vita, con un focus su palliazione, gestione del dolore e supporto multidimensionale (fisico, psicologico, spirituale);
  • rispetto delle Scelte: Riconosce e rispetta la dignità, la libertà e le scelte del paziente, garantendo assistenza personalizzata;
  • supporto ai Familiari: Offre sostegno anche ai parenti nell'elaborazione del lutto;
  • clausola di Coscienza: È prevista la possibilità di astenersi da attività in contrasto con i propri valori etici o professionali, pur garantendo sempre la tutela del malato.

Il Dibattito Aperto

Il tema è di conseguenza al centro di un acceso dibattito in Italia. Le posizioni favorevoli chiedono una legge nazionale chiara che superi il vuoto normativo e le disparità regionali, in coerenza con le indicazioni della Corte Costituzionale e sottolineano l'importanza dell'autodeterminazione e della dignità del malato.

Le posizioni contrarie, invece, temono abusi, pressioni sui pazienti vulnerabili e un potenziale scivolamento verso forme di eutanasia, ritenute contrarie ai principi etici e morali del Paese.

La sfida resta trovare un equilibrio tra il rispetto della libertà individuale e la tutela dei valori fondamentali della vita, superando l'attuale frammentazione legislativa, ma la vera rivoluzione sarebbe che il tutto avvenisse ricordandosi della sacralità della Costituzione e del laicismo del nostro paese, diversamente non ci sarebbero differenze con le teocrazie che tanto ci spaventano.

Gli italiani hanno amato le gemelle e le loro esibizioni e se sono veritieri i sondaggi che mostrano una crescita di favorevoli alla legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito, con percentuali che superano spesso il 45-75%, a seconda del quesito specifico, siamo certi che approveranno anche quest'ultima uscita di scena.

 

Andrea Tirotto

 

ph credit quotidiano.net