Licenziata senza preavviso perché calunnia i colleghi
È legittimo il licenziamento della dipendente pubblica che aveva denunciato il dirigente e i colleghi per gravi reati, risultati infondati, e per questo accusata e condannata per calunnia.
È quanto emerge da un’ordinanza pubblicata il 13 marzo 2023 dalla sezione lavoro della Cassazione.
I fatti
La dipendente aveva rivolto accuse di scorrettezza al dirigente e addirittura di molestie sessuali ad un collega. Qualche mese dopo la donna sporgeva querela contro il dirigente e i colleghi, denunciando episodi - a suo avviso - che costituirebbero reato. Ma il procedimento penale viene archiviato e scatta quello disciplinare a carico della lavoratrice.
Infatti per la dipendente, ricorrono tutti gli elementi perché sussista la reiterazione di condotte che ledono la dignità personale altrui, laddove la calunnia nei confronti del dirigente e dei colleghi risulta accertata in sede penale con sentenza passata in giudicato. Non conta che la querela rivelatasi calunniosa sia un atto esterno all’ambiente di lavoro: è invece sufficiente che l’atto illecito abbia riflessi diretti all’interno della sfera anche se non risulta commesso nel luogo dove si svolge il servizio.