Carriere bloccate e stipendi più bassi: il fronte degli infermieri militari chiede giustizia
Le associazioni sindacali della sanità militare hanno lanciato un appello urgente l'8 dicembre 2025 per un incontro con le Federazioni degli Ordini delle professioni sanitarie, come la FNOPI, denunciando gravi disparità nella figura dell'infermiere militare. Inquadrati come sottufficiali in Categoria C, gli infermieri militari subiscono svantaggi economici, previdenziali e di carriera rispetto ai colleghi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) civile, che godono della Categoria D con responsabilità equiparate. Questa anomalia, accentuata dalla bozza di riforma del Servizio Sanitario Militare Nazionale (SSMN), rischia di provocare fughe di personale verso il civile, aggravando le carenze organiche nelle forze armate.
Le Principali Disparità e Ripercussioni
Le differenze consistono in stipendi inferiori, mancanza di accesso a concorsi interni per avanzamenti di grado come maresciallo e disparità nei transiti da Carabinieri al Corpo Unico, nonostante le stesse abilitazioni professionali. Tali gap generano demotivazione, tensioni interne e contenziosi legali, come il ricorso al TAR presentato da 264 infermieri militari, il cui esito rimane pendente senza dettagli pubblici definitivi ancora oggi. I procedimenti legali sono tuttora in corso e non si sono ancora conclusi.
Il ricorso, presentato presso 15 diversi Tribunali Amministrativi Regionali (TAR), mirava a ottenere la parità di trattamento e il giusto riconoscimento professionale ed economico per gli infermieri militari, che lamentano una disparità di inquadramento rispetto ai colleghi civili e ad altro personale delle Forze Armate nonostante il loro titolo di laurea e le responsabilità ricoperte appunto, specialmente evidenti durante la pandemia.
Una questione complessa che coinvolge diverse amministrazioni (Ministero della Difesa, Ministero dell'Interno, ecc.) che spiega perché siano stati distribuiti su più tribunali e perché non siano ancora arrivati a sentenza.
I Sindacati Firmatari e le Soluzioni Proposte
La richiesta di confronto è stata firmata da Nursind, Unarma e USMIA Interforze, con supporto da sigle come SUM e SIULM, che spingono per un dialogo prima della finalizzazione del decreto interforze previsto dalla legge 119/2022. Per sanare le disparità, propongono equiparazione categoriale e contrattuale, allineamento retributivo, parità in formazione e libera professione, oltre a revisioni economiche condivise con lo Stato Maggiore della Difesa. Un incontro tempestivo con gli Ordini potrebbe garantire standard nazionali uniformi, evitando ulteriori conflitti.
Vecchie e nuove rivendicazioni
La richiesta di ascolto si aggiunge a quella già lanciata dal SIM (Sindacato Italiano Militari Marina) a giugno prendendo posizione sull’istituzione del nuovo Servizio Sanitario Militare Nazionale (SSMN), il progetto del Ministero della Difesa che promette una profonda riforma del comparto sanitario delle Forze Armate. Nella nota inviata ai vertici militari e alle istituzioni, il sindacato chiedeva con forza di essere ascoltato e coinvolto nel processo di riorganizzazione, con l’obiettivo di garantire che infermieri, ostetriche, tecnici sanitari, operatori e soccorritori militari abbiano un inquadramento e un riconoscimento professionale pienamente equiparabile a quello previsto dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Andrea Tirotto
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