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Sparatoria a Monreale: tre giovani uccisi, sanitari aggrediti durante i soccorsi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/04/2025

AttualitàCronache sanitarie

 

Una folla fuori controllo ha trasformato una scena di emergenza in un incubo per i sanitari del 118, intervenuti sabato notte in piazza Duomo a Monreale per soccorrere le vittime di una sparatoria. Invece di trovare spazio per operare, i soccorritori si sono ritrovati accerchiati, insultati e aggrediti da parenti e conoscenti delle vittime, esasperati e in preda al panico.

Durante quei minuti drammatici, il personale del 118 — che ogni giorno entra in servizio armato solo di professionalità e spirito di sacrificio — ha rischiato la vita. "Non è più tollerabile lavorare in queste condizioni di pericolo" è il grido di allarme lanciato da CoES Sicilia, l'associazione che rappresenta autisti e soccorritori.

La tragedia è scaturita da una lite scoppiata nella centrale piazza Duomo e degenerata in una sparatoria che ha provocato tre vittime: Salvatore Turdo (23 anni), Massimo Pirozzo (26) e Andrea Miceli (26). Altri due giovani sono rimasti feriti. Secondo le prime ricostruzioni, il conflitto è esploso tra due gruppi, uno dei quali proveniente dal quartiere Zen di Palermo. Almeno quindici colpi di pistola sono stati esplosi in mezzo alla folla.

"Ogni intervento può trasformarsi in una trappola mortale" denunciano i rappresentanti di CoES Sicilia. Chiedono misure immediate: più sicurezza, più rispetto, più tutela. Tra le proposte avanzate c'è l'introduzione della vigilanza armata privata a supporto delle squadre di soccorso, una verifica rigorosa delle condizioni di intervento da parte delle centrali operative, e campagne di sensibilizzazione per un uso corretto del servizio di emergenza.

"Il 118 non è un taxi: è un servizio salvavita. Le ambulanze devono restare disponibili per chi ha davvero bisogno" sottolineano gli operatori. "Non siamo soldati, siamo lavoratori. Continueremo a soccorrere con dignità e senso del dovere, ma se non arriveranno risposte concrete, siamo pronti a forme di protesta pacifica, fino al blocco delle ambulanze davanti alla prefettura."

Il fenomeno delle aggressioni ai sanitari è in esponenziale crescita. Sono oltre 18mila aggressioni a livello nazionale nel 2024, circa 22mila gli operatori coinvolti secondo i dati dell'Osservatorio del ministero della Salute sulla sicurezza dei professionisti sanitari, e in media ogni azienda ha subito 116 episodi di violenza in un solo anno con un aumento del 5,5.  Ed ancora: vittima di violenze è 1 operatore sanitario su 2 e nel 2024 sono 260mila gli episodi solo sugli infermieri. Più di 400 hanno riguardato direttamente il personale del 118. Le aggressioni, spesso verbali ma in numerosi casi anche fisiche, si concentrano soprattutto durante gli interventi di emergenza, dove la tensione e l'agitazione dei presenti rischiano di sfociare in violenza contro chi è accorso per aiutare.

Il rischio è chiaro: senza protezione, il sistema di emergenza può collassare. E chi ne pagherà il prezzo sarà l'intera comunità. I soccorritori meritano rispetto, sicurezza e dignità. Salvare vite non può voler dire mettere a rischio la propria.