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3.000 euro al mese per curarsi? La legge dice no: le RSA devono essere gratis

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La Redazione
Pubblicato il: 10/05/2025

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Milano, 9 maggio 2025 – La recente bocciatura dell’emendamento che avrebbe modificato la compartecipazione alle spese delle rette per le RSA segna un punto di svolta nella tutela dei diritti dei pazienti affetti da Alzheimer e altre patologie neurodegenerative. La decisione parlamentare, accolta favorevolmente da associazioni e pazienti, evita un ulteriore aggravio economico per le famiglie già provate da costi mensili che possono superare i 3.000 euro. 

Il quadro giurisprudenziale - Questa svolta legislativa si inserisce in un contesto giurisprudenziale particolarmente favorevole. La Corte di Cassazione, con recenti ordinanze tra cui la n. 26943/2024, ha affermato che le prestazioni socio-assistenziali di rilievo sanitario devono essere interamente a carico del SSN, ogniqualvolta risultino necessarie a garantire il diritto alla salute. In tali casi, l’intera retta di degenza, comprese le attività socio-assistenziali, deve essere rimborsata. 

Il Consiglio di Stato (n. 3074/2025) ha ulteriormente rafforzato questa posizione, stabilendo che anche le assenze temporanee dalla struttura non interrompono il percorso terapeutico e non giustificano interruzioni della copertura pubblica. Di particolare rilevanza anche la sentenza del Tribunale di Grosseto (sn. 152/2025 del 25 marzo scorso) che ha dichiarato la copertura integrale delle spese di assistenza socio-sanitaria, con conseguente riconoscimento del rimborso per oltre 100 mila euro, più refusione delle spese di lite per 6500 euro. 

La strada maestra dei ricorsi - Consulcesi & Partners sottolinea l’importanza di questa congiuntura normativa e giurisprudenziale, offrendo consulenza legale gratuita alle famiglie interessate a intraprendere azioni legali per il rimborso delle rette indebitamente pagate. 

“L’emendamento - afferma Bruno Borin, responsabile legale del network Consulcesi & Partners - avrebbe legalizzato un’ingiustizia, scaricando sulle famiglie il peso di cure che la legge e la giurisprudenza riconoscono come integralmente sanitarie. La sua bocciatura mantiene viva la possibilità di agire in giudizio. Ed è un’occasione da non perdere”. 

La giurisprudenza è chiara: quando l’assistenza prestata in RSA è connessa a un progetto terapeutico validato, il Servizio Sanitario Nazionale deve farsi  carico dell’intero costo. In assenza di una riforma legislativa giusta e rispettosa dei diritti, la strada maestra resta quella dei tribunali. E oggi chi si trova in situazioni analoghe – pazienti o familiari – può contare su un orientamento giurisprudenziale favorevole. 

Come tutelarsi - Il suggerimento è rivolgersi ad un avvocato esperto della materia per farsi guidare e proteggere i propri diritti. Il supporto di un esperto può fare la differenza tra una lunga battaglia legale e una soluzione più rapida. La giurisprudenza oggi consente di chiedere ed ottenere il rimborso delle rette già versate e la rimodulazione delle future. 

Saranno utili: documentazione medica (es. cartella clinica), fatture delle rette già pagate, ogni comunicazione ricevuta dalla RSA e/o dalla ASL per ricostruire la propria posizione. 

“Non è solo una questione economica, ma di civiltà giuridica e di equità sociale – conclude Bruno Borin -. La salute non si calcola a giorni né si misura a colpi di emendamenti. Si tutela. E noi siamo pronti a farlo, come sempre, insieme ai cittadini”. 

Per ulteriori informazioni e per richiedere una consulenza: 

info@consulcesiepartners.it www.consulcesiepartners.it