Professioni sanitarie, nuovo Ddl non convince, Bottega (NurSind): 'Rischio implosione del sistema'
05/09/2025
Il nuovo schema di disegno di legge delega in materia di professioni sanitarie – approvato dal consiglio del Ministri – apre ufficialmente alla riforma del personale sanitario in Italia. Il Governo punta a rafforzare il Servizio sanitario nazionale (SSN), ridurre le disuguaglianze e migliorare la qualità dell’assistenza. Ma la strada tracciata rischia di essere, ancora una volta, troppo sbilanciata su una visione medico-centrica. E le professioni sanitarie non mediche – come infermieri, tecnici, fisioterapisti, ostetriche – restano ai margini.
Il contenuto della delega
Il provvedimento affida al Governo la possibilità di adottare uno o più decreti legislativi entro il 31 dicembre 2026. Tra le finalità dichiarate: potenziare il SSN, assicurare risorse umane adeguate, e valorizzare le competenze professionali attraverso aggiornamenti formativi, certificazioni e percorsi di carriera. Il ddl prevede anche una revisione della disciplina degli Ordini professionali e introduce modifiche rilevanti sul piano della responsabilità professionale.
Il testo interviene su diversi fronti:
-
Incentivi per contrastare la carenza di personale e migliorare l’attrattività del SSN.
-
Snellimento delle attività amministrative per liberare tempo clinico.
-
Promozione di una governance dell’intelligenza artificiale in sanità.
-
Revisione della formazione specialistica per medici, chimici, odontoiatri e biologi.
-
Revisione dell'articolo 590-sexies del codice penale, con novità sulla colpa medica e la responsabilità professionale in contesti emergenziali o con risorse limitate.
Bottega (NurSind): “Testo squilibrato, serve più autonomia per le professioni non mediche”
Nonostante l’apparente apertura al riconoscimento delle competenze, il testo solleva forti perplessità tra i rappresentanti delle professioni sanitarie. Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato infermieristico NurSind, boccia la bozza senza mezzi termini e commenta su Nursind Sanità (Leggi qui)
“La bozza non lascia ben sperare. Rimane un impianto medico-centrico del sistema che, se non sarà equilibrato, rischia di fallire”.
Secondo Bottega, nel ddl manca un principio chiave:
“Una maggiore valorizzazione delle professioni sanitarie non mediche non è indicata neanche come principio, al fine di poter migliorare la qualità del servizio e ridurre le liste d’attesa”.
E rincara la dose:
“Questa delega, insomma, non contiene niente che punti a valorizzare professioni come la nostra, tra le più in sofferenza per la cronica carenza. Peccato, perché parliamo di una delega strategica per disegnare le professioni sanitarie dei prossimi anni”.
Bottega lancia infine un avvertimento:
“Se non si apporteranno modifiche che puntino ad aumentare l’autonomia, a dare valore e possibilità di carriera a queste professioni, il rischio è che il sistema imploda”.
Il nodo dell’autonomia e della carriera
Il ddl, così com’è, non prevede percorsi di reale autonomia decisionale per le professioni sanitarie non mediche. Non si parla di competenze avanzate, né di nuovi modelli organizzativi che includano ruoli specialistici infermieristici o di coordinamento. Il focus rimane sulla formazione dei medici, sulla riorganizzazione degli Ordini e sull’evoluzione tecnologica, con accenni poco incisivi all’insieme degli operatori che costituiscono la spina dorsale dell’assistenza.
In particolare, l’articolo 4, che dovrebbe trattare lo sviluppo delle competenze professionali, resta generico: si parla di “attualizzazione” e di un futuro Sistema nazionale di certificazione, ma senza misure concrete per superare l’attuale subalternità organizzativa degli infermieri e delle altre professioni sanitarie non mediche.
Il disegno di legge arriva in un momento critico per il SSN, sotto pressione per carenze strutturali, liste d’attesa infinite e un crescente esodo di professionisti verso il privato o l’estero. In questo contesto, una riforma delle professioni sanitarie dovrebbe puntare dritta a riequilibrare le competenze, dare spazio all’autonomia professionale, e riconoscere pari dignità a tutti gli operatori della salute.
Il rischio, altrimenti, è quello già denunciato da Andrea Bottega: una riforma pensata per rafforzare il sistema che finisce, per difetto di visione, col minarlo alla base.