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Emilia-Romagna, allarme infermieri: entro il 2030 ne mancheranno fino a 7.600

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 23/10/2025

Emilia RomagnaNurSind dal territorio

Il NurSind denuncia: “Professione poco attrattiva, servono interventi locali e ascolto concreto”

BOLOGNA, 22 OTTOBRE 2025 – La sanità emiliano-romagnola rischia un vuoto professionale senza precedenti. Secondo le stime del Nursind, entro il 2030 mancheranno tra i 4.600 e i 7.600 infermieri. A lanciare l’allarme è la segretaria regionale Antonella Rodigliano, che sottolinea come la professione infermieristica sia sempre meno attrattiva: “Bisogna subito intervenire”.

“È sicuramente positivo che nella nuova legge di bilancio si parli di maggiori investimenti per la sanità e di oltre seimila assunzioni – dichiara Rodigliano – ma il problema è che gli infermieri non ci sono. Serve un intervento anche a livello locale”.

Il Nursind denuncia da tempo la mancanza di ascolto da parte delle aziende sanitarie, delle direzioni generali e della politica regionale. Nell’area metropolitana di Bologna, ad esempio, ci sono circa 6.000 infermieri, di cui oltre il 40% ha più di 51 anni. Pensionamenti, mobilità e dimissioni sono in costante aumento, e per garantire turni sostenibili e assistenza sicura, il sindacato stima la necessità di almeno 900-1.200 unità in più.

“Nel frattempo – prosegue Rodigliano – i licenziamenti continuano e tanti colleghi preferiscono trasferirsi all’estero o in altre regioni. A Bologna, con lo stipendio da infermiere, si fa fatica persino a vivere”.

Per il Nursind Emilia-Romagna, servono investimenti non solo economici, ma anche in percorsi di carriera chiari, trasparenti e meritocratici. “L’attrattività della professione passa anche dall’ascolto delle esigenze degli infermieri, oggi alle prese con un lavoro usurante e poco gratificante, anche dal punto di vista organizzativo”.

Rodigliano si rivolge direttamente alla politica regionale: “Abbiamo bisogno di segnali concreti, basta con gli slogan. Abbiamo appoggiato il presidente De Pascale nell’aumento delle tasse per salvaguardare i servizi, ma non vediamo risultati. Neppure con la nomina dei nuovi direttori assistenziali, che avrebbero dovuto migliorare le condizioni di lavoro. Basta nomine, servono obiettivi seri e reali”.

Il messaggio finale è chiaro: “Bisogna fare in modo che i giovani tornino ad investire nella nostra professione, perché senza infermieri non c’è futuro per la sanità e per il benessere della società”.