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Pisa: Pronto Soccorso, notte di paura. Rissa tra clochard in mezzo ai pazienti. I vigilantes usano lo spray urticante. Feriti

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Pubblicato il: 03/03/2014

NurSind dal territorioToscana

 

PS di notteda LA NAZIONE: Pronto Soccorso, notte di paura. Rissa tra clochard in mezzo ai pazienti. I vigilantes usano lo spray urticante. Feriti

UN’ALTRA notte ad alta tensione al Pronto Soccorso dove si è verificata una furibonda rissa tra clochard e sbandati che ha coinvolto anche cittadini romeni e magrebini.

I vigilantes, per cercare di riportare la calma, hanno dovuto spruzzare lo spray urticante che ha provocato tosse, starnuti ed eritemi agli infermieri in servizio e ai pazienti in attesa. La calma è tornata solo dopo l’intervento in forze di polizia e carabinieri. I dipendenti dell’ospedale, esasperati da una situazione ormai fuori controllo, hanno scritto al direttore generale Tomassini. Dura presa di posizione del sindacato infermieri NurSind.

LA PRIMA scintilla è scoccata intorno all’una della notte tra sabato e domenica quando alcuni stranieri hanno iniziato a discutere con veemenza all’interno della sala d’attesa del Pronto Soccorso.Scene che ormai si ripettono quasi tutte le sere per la presenza di sbandati e clochard che litigano per occupare i divanetti su cui dormire. Ma la scorsa notte le cose sono degenerate.

Dopo il primo scontro verbale e l’intervento della guardia giurata sembrava tornata la calma, ma intorno alle quattro è scoppiata una furiosa rissa. Infermieri e medici, avvertiti dai pazienti in attesa, sono balzati fuori e hanno visto che diverse persone, tra le quali rumeni e nordafriani, se le davano i santa ragione. Urla, calci e pugni in quantità — sotto gli occhi pietrificati della gente in attesa di essere visitata — e al culmine della rissa sono spuntati anche dei coltelli. 

NEL frattempo è tornato il vigilantes che ha provato a dividere i contendenti e in suo aiuto, è arrivato poco dopo anche il collega della ronda esterna, ma gli stranieri non sentivano ragione. I due agenti a quel punto hanno dovuto spruzzare spray urticante che, almeno per un po’, è servito ad arginare la mischia, almeno fino all’arrivo della polizia che ha dovuto ammanettare diverse persone per immobilizzarle e riportare la calma. Nel frattempo gli effetti dello spray urticente si sono fatti sentire in tutta la sala d’attesa. Tosse, sternuti ed eritemi oculari hanno colpito diverse persone, sia tra il personale in turno che tra il pubblico. Molti tra i presenti, spaventati per quanto stava accadendo, hanno chiesto di lasciare la sala d’attesa e di entrare dentro l’area protetta del Pronto Soccorso. Pesante il bilancio finale: numerosi feriti e contusi, sia tra i clochard che tra le forze dell’ordine, tutti medicati al Pronto Soccorso. 

IL RACCONTO della notte di follia è contenuto in una lettera che il personale ha scritto ieri mattina al dg dell’azienda, Carlo Tomassini e ai vertici del «Dea» chiedendo che si intervenga per evitare il ripetersi di certi episodi e che per gli indigenti venga «individuato un ambiente di maggiore assistenza sociale».

Duro il commento del segretario del sindacato infermieri NurSind, Daniele Carbocci: «La situazione è fuori controllo. Denunciamo da tempo il problema più generale della sicurezza del personale in turno soprattutto nelle ore notturne e quello dei controlli su chi ha accesso all’ambiente ospedaliero. I colleghi, sabato notte, hanno dovuto gestire anche situazioni delicate (tra cui un codice rosso) in una situazione assurda. Tutto questo deve finire. Ma fino ad oggi sia l’azienda che la società della salute hanno fatto orecchie da mercante. Adesso basta».

imageda IL TIRRENO:

La sala d’attesa del pronto soccorso diventa un ring con calci e pugni tra balordi. E quando qualcuno usa anche un coltello compare pure il sangue nella rissa tra romeni e maghrebini. Un paio di stranieri vengono poi fermati accompagnati in questura.

Delle quotidiane notti in trincea a Cisanello quella passata tra sabato e domenica guadagna il podio degli eccessi. Con effetti collaterali per operatori, poliziotti e utenti.

È successo, infatti, che una delle guardie private per mettere fine al parapiglia scoppiato intorno alle 3 abbia usato una bomboletta di spray al peperoncino. Avrà anche raggiunto lo scopo di placare, fino all’arrivo di polizia e carabinieri, i contendenti scatenati a menare colpi. Solo che l’aria è rimasta ammorbata della sostanza irritante con il risultato di provocare bruciore agli occhi e tosse per alcuni poliziotti e sette infermieri, due dei quali hanno anche avuto seri problemi di respirazione. Da personale dipendente sono passati dall’altra parte trasformandosi in pazienti per poi tornare al lavoro nonostante eritemi oculari e starnuti.

L’esempio estremo di come una zona franca possa ospitare e innescare risse del genere è andato in scena l’altra notte di fronte a testimoni allibiti. Intorno alle una c’è stato un primo episodio tra balordi. Senzatetto che cercano riparo notturno nella sala d’aspetto del pronto soccorso. Qualcuno aveva anche bevuto. Le scaramucce sono state sedate senza sforzi particolari da carabinieri e guardia giurata.

Verso le 3 c’è stato il bis con nuovi personaggi in escandescenze. Gli infermieri hanno sentito le urla e sono usciti nell’atrio. C’erano almeno 4-5 persone che si stavano picchiando e qualcuno agitava un coltello. Uno dei protagonisti della rissa aveva il volto insanguinato. Gli infermieri hanno chiamato la vigilanza e la guardia in servizio ha chiesto aiuto a un collega che ha interrotto la scazzottata ricorrendo allo spray al peperoncino. La sostanza urticante non ha fatto distinzione tra buoni e cattivi. E così hanno avuto a che fare con i bruciori anche gli utenti, cinque in sala d’attesa tra cui un bimbo di 8 anni e una ragazzina di 14, che hanno chiesto di mettersi al sicuro dentro il pronto soccorso insieme ai tre già presenti. Durante la guerriglia è arrivato anche un paziente in codice rosso in arresto cardiaco.

Daniele Carbocci (NurSind) torna a denunciare uno scenario a suo giudizio non più tollerabile: «Figuriamoci che alla fine gli utenti se la sono presa con gli infermieri. Chiedevano il motivo di come fosse stata possibile una cosa del genere, cioè consentire gli accessi. Siamo al paradosso dei becchi e bastonati. I problemi di chi dorme lì sono quotidiani. È del tutto anomala la presenza di queste persone e soprattutto chela situazione alle loro indigenze trovi risposta nella sala d’attesa di un pronto soccorso. Il rischio è che magari ci sono prosecuzioni di discussioni avute durante la giornata che si scaricano a Cisanello e costringono gli infermieri a intervenire. L’azienda deve procedere per evitare che i senzatetto continuino a dormire nell’atrio. È stato chiesto un incontro sul tema della sicurezza dei dipendenti che ora più che mai va rimessa a punto».

Una lettera del personale infermieristico sull’episodio è stata inviata al direttore generale dell’Aoup, a quello sanitario, del Dea e del pronto soccorso. «Denunciamo l’ennesimo episodio di aggressione reciproca da parte degli indigenti presenti cronicamente in sala d’attesa che nella fattispecie hanno dato vita nello sbigottimento generale a ripetute risse nell’ambito della serata litigando continuamente- si legge nel documento - e procurandosi traumi e ferite con perdita di sangue alla presenza di malati, parenti tra cui alcuni bambini e personale sanitario. Spettacolo indegno e indecoroso per un ospedale di livello avanzato come il nostro». La sarabanda è stata fronteggiata con uno schieramento di forze tra infermieri, guardie e poliziotti intervenuti con diverse volanti. «Per alcuni degli indigenti protagonisti della rissa siamo intervenuti noi operatori sanitari con triage e cure mediche – conclude la nota –. Allo stesso trattamento sono purtroppo dovuti ricorrere anche alcuni operatori di polizia, rimasti contusi nella lite, mentre i malati e i parenti spaventati, si rifiutavano di attendere in sala d’attesa prima di essere visitati. Impauriti ci chiedevano di entrare al sicuro all’interno del pronto soccorso con conseguente disorganizzazione generale.  Auspichiamo che a breve si possa trovare una soluzione di compromesso che permetta a loro di vivere l’indigenza in un ambiente e in un regime di maggiore assistenza sociale».

E senza assistere a risse in un luogo dove c’è bisogno di tutto ma non di coltelli e violenza.