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Piemonte. Attivazione del numero unico europeo 112 per i servizi di emergenza. NurSind esprime forti dubbi in merito.

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La Redazione
Pubblicato il: 07/12/2016

Comunicati StampaPiemonte

Riceviamo e pubblichiamo, comunicato del Coordinamento Regionale NurSind Piemonte, in riferimento all'attivazione del numero unico europeo 112 per i servizi di emergenza-urgenza. Il Coordinamento Regionale invoca una riorganizzazione interforze, promuovendo le Centrali Uniche, quelle vere, contemporaneamente presidiate dal 118, dalle Forze dell’Ordine e dai Vigili del Fuoco.

Oggi, presso la Prefettura di Torino, si incontreranno per calendarizzare l’istituzione del NUE e i modi di attuazione dello stesso nel 2017, i rappresentanti degli enti istituzionali ( Vigili del fuoco, Forze dell’ordine e Sanità ) e gli incaricati del Ministero dell’Interno.

A tale proposito la delegazione NurSind, durante l’incontro del 2 dicembre scorso tra la Direzione Strategica della Città della Salute e le parti sociali, ha rilevato che: “i tempi di soccorso del 112 non dovranno essere superiori a quelli attuali.” La Direttiva UE 2009/136 e le fonti nazionali sono cristalline: Le chiamate al 112… ricevono risposte e un trattamento con la stessa rapidità ed efficacia riservate alle chiamate al numero o ai numeri di emergenza nazionali, se questi continuano a essere utilizzati.”

È l’esatto contrario di quanto finora accaduto nelle realtà italiane dove è stata attivata (Lazio e Lombardia ) la C.U.R. – Centrale Unica di Risposta – presidiata da operatori non appartenenti ai servizi istituzionali delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco e del 118.

A questi operatori laici è affidato il compito di localizzare il richiedente e trasmettere i dati acquisiti al servizio ritenuto appropriato. Secondo il Ministero dell’Interno, al quale sono stati conferiti poteri di indirizzo in materia, la Centrale Unica di Risposta è ritenuta il modello organizzativo di riferimento nazionale auspicabile.

In questa nuova struttura, che si frapporrebbe tra l’utenza e i servizi istituzionali, convergerebbe il flusso delle chiamate finora gestite dai Carabinieri, dalla Polizia di Stato, dai Vigili del Fuoco dal 118, introducendo un passaggio in più.

Il tempo medio attualmente impiegato dal 118 torinese per formulare le domande previste dal protocollo di interrogazione telefonica Medical Priority Dispatch, imposto dal Dipartimento 118, è di un minuto e quarantacinque secondi.

Secondo il parere medico legale inviato all’azienda, sarebbe sufficiente rimuovere il protocollo per dimezzare tempi e conflitti con l’utenza che, a ogni latitudine, lamenta un numero eccessivo di domande.

Il tempo di acquisizione dei dati comprende la localizzazione, l’inquadramento del problema sanitario e il livello di risposta erogabile che, è bene precisare, non necessariamente si traduce con l’invio di un’ambulanza.

Un minuto e quarantacinque secondi sono molti. Al personale infermieristico della Centrale 118, esperto in comunicazioni difficili, basta molto meno per assumere decisioni da cui dipende la sopravvivenza. La richiesta di aiuto per un familiare, un congiunto, un amico o addirittura uno sconosciuto, può provocare spavento e sofferenza.

È per questa ragione che in nessun momento chi chiama dovrebbe sentirsi dire: ”aspetti che le passo qualcun altro,” vivendo il contrasto tra un’attesa drammatica e le declinazioni musicali sinfoniche tipiche dello stand by dei centralini.

Un minuto e quarantacinque secondi sono molti. Se lo stesso tempo fosse impiegato al 118 di Roma o Milano, andrebbe a sommarsi ai cinquantadue secondi medi impiegati per le domande effettuate nella Centrale Unica di Risposta che, per evitare errori, dovrebbero essere ripetute nelle Centrali di secondo livello. È facile intuire come l’acquisizione di un indirizzo sbagliato possa determinare conseguenze irrimediabili.

Modello “auspicabile” non significa obbligatorio.

A fronte dei bisogni crescenti della popolazione, degli atti terroristici che insanguinano il mondo e di una crisi economica senza precedenti, il nostro paese non può più permettersi di mantenere quasi un migliaio di Centrali Operative, tantomeno inserirne di nuove, con meccanismi ridondanti e dispersivi.

Le stesse considerazioni sono state pubblicamente espresse da Eric Faure, Presidente della Federazione Nazionale dei Sapeur Pompiers de France, due mesi prima della strage del Bataclan.

Il modello della Centrale Unica di Risposta italiana è stato ritenuto un moltiplicatore di sprechi e inefficienze, già duramente contestato da alcuni sindacati della Polizia di Stato e dei Vigili del Fuoco, in seguito a gravi fatti di cronaca.

Le Centrali Operative non sono “centralini”, come alcune etichette arroganti e superficiali hanno sempre lasciato intendere, bensì luoghi strategici, dove le decisioni devono essere rapidissime, con poche notizie a disposizione; ben lo sanno i colleghi delle Questure, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco (ci sia consentito di chiamarli così) che cominciano il soccorso all’atto di “alzare la cornetta.”

Spesso la comunicazione telefonica instaurata con chi ha chiesto aiuto fa la differenza tra la vita e la morte prima che arrivi la pattuglia, l’autoscala, l’ambulanza o l’elisoccorso.

Quante informazioni preziose sono fornite all’atto della risposta e quante se ne disperdono con il modello NUE italiano?

Accade spesso che la seconda comunicazione, ad esempio con le con le Forze dell’Ordine, non contenga elementi importanti magari riferiti nella prima all’operatore laico.

Si pensi inoltre alle istruzioni telefoniche salvavita fornite dagli infermieri del118 per disostruire le vie aeree di un bambino che sta soffocando, alle manovre per guidare un parto o a quelle che permettono a chiunque di usare un defibrillatore, anche se non ne ha mai visto uno.

L’introduzione della Centrali Uniche di Risposta ricade pesantemente sul lavoro delle Centrali di emergenza esistenti. Ci sono maggiori difficoltà nella comunicazione tra i vari enti, snaturando quelle capacità di coordinamento interforze da tutti invocate, con le ovvie ricadute sul territorio.

Un’ultima riflessione deve insegnarci a non essere ciechi di fronte ai cambiamenti nella geografia di un mondo che è andato avanti. All’indomani degli attentati di Bruxelles, i responsabili dei servizi di emergenza hanno invocato unariorganizzazione coordinata, promuovendo l’attivazione delle Centrali UnicheInterforze, quelle vere, contemporaneamente presidiate da tutti i rappresentantidelle forze in campo. POSIZIONE CHE ANCHE NOI SPOSIAMO EAUSPICHIAMO

Due i temi e le preoccupazioni principali: l’attivazione in Piemonte del Numero Unico Europeo 112 e le problematiche del servizio 118, su queste ultime,contenute in un documento specifico inoltrato anche all’Assessorato competente,la Direzione si è impegnata a intervenire in modo tempestivo.

NurSind

Coordinamento Regione Piemonte