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Gonorrea: l’OMS lancia l’allarme resistenza antibiotica

Daniela Sardodi
Daniela Sardo
Pubblicato il: 11/07/2017

Attualità

La gonorrea malattia sessualmente trasmessa (SDT)   è sempre più diffusa e difficile da curare: responsabile la resistenza antibiotica che il batterio (Neisseria gonorrhoeae),  è riuscito a sviluppare nel corso degli ultimi anni . A lanciare l’allarme è l’Oms secondo cui sono  circa 78 milioni le persone che  contraggono la gonorrea ogni anno (in Italia si stima che siano un centinaio all’anno). (da Quotidiano Sanità)

L’incremento della diffusione della patologia, sempre secondo l’Oms, è da ricondurre all’uso meno frequente dei preservativi, alla difficoltà di fare diagnosi precoce e a trattamenti antibiotici inadeguati.

Teodora Wi, specialista   della riproduzione umana presso la Health Agency delle Nazioni Unite, ha recentemente  presentato  i dati  di un monitoraggio delle forme di gonorrea  resistenti, condotto dal 2009 al 2014 in  settantasette Paesi:  i  risultati non sono per niente incoraggianti, ogni volta che si introduce una nuova classe di antibiotici, la gonorrea sviluppa una maggiore resistenza.

La Wi, in questa occasione ha, inoltre anticipato i dettagli di due studi sulla gonorrea che verranno pubblicati  prossimamente nella  rivista Plos Medicine e che riportano tre casi documentati (uno in Giappone, uno in Francia ed uno in Spagna) di pazienti affetti da gonorrea contro la quale non sono conosciuti antibiotici efficaci.

Inoltre in questi studi è emerso come il sesso orale aumenti il rischio di contrarre la patologia e di sviluppare resistenza da parte del batterio: quando, infatti, vengono usati antibiotici per trattare un comune mal di gola causato da altri batteri e, nella stessa sede sono presenti anche ceppi di Neisseria gonorrhoeae, il trattamento antibiotico esercita una pressione selettiva che favorisce l’insorgenza della resistenza.

La gonorrea è spesso asintomatica, colpisce sia gli etero che gli omosessuali e si trasmette tanto con i rapporti sessuali non protetti quanto con quelli, appunto, non penetrativi. Possibili conseguenze sono l’infertilità, parti prematuri, infezioni del feto e del liquido amniotico e aumento  del rischio di contrarre  l’ Hiv. I segni  più comuni sono le infiammazioni e le perdite vaginali, nelle donne, e negli uomini le infiammazioni pelviche e le difficoltà nell’urinare. Se non curata può avere complicazioni gravi.

Le indagine effettuate dal Global Gonococcal Antimicrobial  Surveillance Programme dell’OMS (WHO GASP)  tra il 2009 e il 2014 mostrano come la  resistenza del Neisseria gonorrhoeae sia aumentata nei confronti della ciprofloxacina, dell’azitromicina e anche del ceftriaxone e della cefixima . Il dato relativo a questi ultimi due farmaci, appartenenti alla famiglia delle cefalosporine ad ampio spettro è preoccupante perché nella maggior parte dei Paesi questi sono gli unici antibiotici effettivamente  efficaci contro la gonorrea. Per contrastare questa tendenza l’OMS nel 2016 aveva indicato come trattamento principale l’associazione cefixima/azitromicina.

Manica Balasegaram, direttore del Global Antibiotic Research and Development Partnership, ha  lanciato l’allarme : è urgente dare il via  alla creazione  di nuovi farmaci. Allo stato attuale, infatti, sono solo tre i  nuovi farmaci anti gonorrea in fase di sviluppo  e con nessuna garanzia sull’efficacia finale. L’OMS proprio per questo  starebbe pensando di avviare uno  studio per giungere  alla formulazione di un vaccino.

Fino  ad allora non si insisterà mai abbastanza sulla prevenzione.