Zangrillo chiude il portafoglio: su contratto comparto Sanità abbiamo già dato, niente altri fondi
Il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo interviene sulla trattativa per il rinnovo del contratto del comparto Sanità 2022-2024 e accusa Cgil e Uil di giocare una partita politica.
Il rinnovo del contratto per il comparto Sanità torna sotto i riflettori. A riaccendere il dibattito è il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, che in un’intervista a La Stampa ha difeso l’operato del governo e accusato parte dei sindacati di “ostruzionismo”.
“Sì, tratteremo i contratti del comparto Sanità – ha dichiarato Zangrillo a La Stampa – ma ciò che noi come governo dovevamo portare sul tavolo lo abbiamo già fatto un anno e tre mesi fa, quando le trattative sono iniziate.” Secondo il ministro, il governo avrebbe già messo in campo risorse e strumenti adeguati, e ora sarebbe compito delle parti sociali concludere l’accordo. “Negli ultimi giorni – ha aggiunto – è ripreso il dialogo sulla parte normativa del contratto.”
Ma è nel passaggio successivo che Zangrillo alza il tono: “Considero abbastanza surreale che ci siano dei sindacati che fanno ancora ostruzionismo.” Il riferimento, nemmeno troppo velato, è a Cgil e Uil, accusate di rallentare una trattativa che per il governo ha già tutti i presupposti per essere chiusa.
Il ministro rivendica lo sforzo finanziario senza precedenti messo in campo: “Questa è la prima volta nella storia repubblicana che un governo mette 20 miliardi sui contratti pubblici in due manovre di bilancio che insieme valgono circa 60 miliardi, garantendo la continuità contrattuale e non proroghe che durano due-tre anni”.
Zangrillo ricorda anche l’eredità complicata raccolta all’inizio del suo mandato nel 2022: “Per buona parte del mio mandato ho dovuto lavorare sulle annate 2019-2021 che non erano ancora state chiuse.” E rilancia: “Le risorse che noi abbiamo messo copriranno le spese fino al 2030, garantendo un incremento retributivo del 6-7% per ciascuna tornata.”
L’attacco finale è diretto e personale: “Cgil e Uil parlano ancora di 'poche risorse'. E allora perché non hanno alzato le stesse barricate nel 2016-2018, quando con un'inflazione accumulata al 12% hanno accettato un contratto con aumenti del 3-4%? La loro mi sembra una posizione politica.”
Scontro aperto
Le parole di Zangrillo segnano un punto di rottura nel già teso rapporto tra governo e sindacati. Da una parte l’esecutivo rivendica un investimento straordinario per la pubblica amministrazione; dall’altra, i sindacati denunciano il mancato adeguamento reale delle retribuzioni all’inflazione e alla complessità crescente del lavoro in sanità. La trattativa, formalmente riaperta, si annuncia ancora lunga e tutta in salita.