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Enpapi. Il Presidente Schiavon, che "CAMPA" sulle spalle degli Infermieri libero professionisti.

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La Redazione
Pubblicato il: 23/01/2018 vai ai commenti

Attualità

Mario Schiavon. Stipendio da 110.000 euro (lordo) a cui si aggiungono circa altri 80.000 di gettoni di presenza (400 euro a gettone) per le riunioni e per i giorni di presenza negli uffici romani dell’Enpapi.

Gratis anche l’alloggio quando il presidente è nella Capitale o fuori sede per missioni. l'Ente gli corrisponde anche una diaria per il vitto.

È un inizio d’anno turbolento per l'Enpapi, l'Ente nazionale di previdenza e assistenza della professione infermieristica.

Luigi Giampaolino, presidente emerito della Corte dei conti, si è appena dimesso dal ruolo di Organo di garanzia del Codice etico dell'Ente che gestisce i contributi di circa 70 mila infermieri con contratti co.co.co. o a partita Iva.

Non che la fine del 2017 fosse stata tranquilla: il 16 novembre scorso il presidente Mario Schiavon venne convocato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sugli Enti previdenziali per rendere conto di alcune sue decisioni considerate inopportune o addirittura dannose per l'erario.

Nel testo della lettera di dimissioni, Giampaolino scrive che “gli accadimenti di cui agli ultimi mesi dell'anno decorso... se verificati richiederanno, a mio avviso, l'adozione di misure e rimedi con riguardo ai quali la presenza dello scrivente, per la qualifica che ha rivestito e per quella che riveste, non sarebbe opportuna né consona”.

Il presidente emerito cita tra questi accadimenti, per l'appunto, il contenuto dell'audizione parlamentare oltre ai verbali del collegio sindacale del 22 e del 30 novembre scorsi.

DURANTE l'audizione di due mesi fa alla Camera, Schiavon fece spazientire a tal punto i commissari che, verso la fine, decisero di togliere l’au dio della seduta, come è possibile vedere sul sito della Camera. All’infermiere in pensione, nonché da 16 anni alla testa dell'Enpapi, Lello Di Gioia – senatore del Pd e presidente della commissione –contesta - va l'attribuzione di “gettoni di presenza” da 400 euro cadauno non solo per le partecipazioni alle riunioni del Consiglio di amministrazione, ma anche per le sue presenze all'interno degli uffici dell'Enpapi.

Decisione che non sembra rispettare la logica sottesa all'attribuzione del gettone di presenza e riuscendo, così, quasi a raddoppiare il suo stipendio di 110 mila euro annui lordi. Nel 2016 e a quanto si apprende nel 2017, Schiavon è stato presente all'Enpapi per oltre 200 giorni, incamerando così circa 80 mila euro di “gettoni”.

La Commissione inoltre gli contestava di avere ingaggiato per fini personali e pagato con i soldi della cassa di previdenza una società di lobby, la Sec.

Essendo Schiavon in pensione quando iniziò nel 2015 l'attuale quarto mandato, secondo la legge Madia non avrebbe potuto ricevere alcuna remunerazione da allora. Obbligo recepito da altri enti previdenziali.

Ma proprio grazie al lavoro delle lobby, all'interno del maxi-emendamento approvato dal Senato il 24 novembre scorso, è spuntata la modifica alla disposizione sulla remunerazione dei soggetti già lavoratori di Enti di previdenza di diritto privato i cui organi di governo sono eletti in via diretta o indiretta da parte degli iscritti. Categoria in cui rientra l'Enpapi.

Questo emendamento che introduce la contribuzione anche per i pensionati non sanerebbe tuttavia la posizione di Schiavon, che secondo alcune interpretazioni dovrebbe restituire comunque due anni di stipendio non essendo questa nuova norma retroattiva.

SECONDO la Commissione, Schiavon avrebbe inoltre pagato meno tasse perché finora gli è stata corrisposta per la sua carica una retribuzione in regime di co.co.co, nonostante sia titolare di regolare partita Iva con cui fattura gli altri incarichi professionali.

Che lui stesso in audizione ha confermato di aver svolto. È difficile, pur armati delle migliori intenzioni, ricondurre tutte queste irregolarità solo a un atteggiamento smodatamente generoso da parte della Cassa degli infermieri nei confronti del proprio presidente.

Davanti alla Commissione, Schiavon ha tentato di giustificare per esempio la propria decisione di pagare una società di lobby, anziché una società di consulenza, con una generica necessità della cassa di avere rapporti diretti con il Parlamento.

Per Di Gioia invece la decisione è estranea alle finalità di un ente di previdenza. Che non dovrebbe avere bisogno di rapporti diretti con il Parlamento, a meno di non volerlo spingere a varare norme utili per il capo e altri eventuali colleghi in pensione, ma remunerati. Ma i ministeri vigilanti, Economia e Lavoro, non dovrebbero intervenire?“Certo, specialmente quello del Lavoro – risponde Di Gioia –.

Ma finora non sembra averlo fatto. Nel frattempo gli atti dell'audizione sono stati inviati alla Corte dei conti che dovrà verificare se è in corso un danno erariale da parte di Schiavon, non essendo l'emendamento retroattivo”.

Senatore, le risulta che vi siano irregolarità anche per quanto riguarda il contratto di affitto della foresteria dove Schiavon abita quando è a Roma, essendo residente in un'altra regione? “Non lo so, però è opportuno che il ministero chieda all'Enpapi di prendere visione del contratto d'affitto”.

Schiavon si difende: “Restituirò il denaro se e quando mi verrà richiesto e dopo che i miei legali avranno fatto gli accertamenti dovuti. Le leggi infatti sono interpretabili e, a mio avviso, la Cassa ha agito correttamente nel remunerarmi essendo la natura dell'Enpapi quella di un ente associativo”.

Quanto ai “gettoni di presenza”, sostiene che “è stata una decisione del Consiglio di indirizzo generale dell'Ente”. E sull'appartamento affittato dall'Enpapi come foresteria, dice che “è stata fatta una valutazione economica e si è deciso che costasse meno affittare un appartamento piuttosto che pagare una camera d'albergo ogni qualvolta mi trovo a Roma per lavoro”.

Oltre all'alloggio, quando il presidente è nella Capitale o fuori sede per missioni, l'Ente gli corrisponde anche una diaria per il vitto.

 

Fonte: ilfattoquotidiano

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