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Infermieri su turni a rotazione. Le donne a rischio coronaropatia

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 01/04/2018 vai ai commenti

Studi e analisi

 

di Sandra Sansolino

 

Risale ad Aprile dell’anno scorso la pubblicazione di un imponente studio prospettico da parte dell’NHS e NHS2.

Questi due progetti hanno come obiettivo l’investigare su ampia scale quali siano i fattori di rischio per le maggiori malattie croniche delle donne.

Ultimamente, nella loro home page, è stata lanciata la campagna di terza generazione.

Sono stati eseguiti studi prospettici di cohorte  su 189.158 donne sane seguite per 24 anni, 73.623 dal 1988 al 2012 da parte del progetto NHS e 115.535 dal 1989 al 2013 da parte del NHS2, tutte le donne prese in esame erano infermiere.

Durante tutto questo periodo, partendo appunto da partecipanti in buone condizioni di salute, gli studiosi hanno avuto come obiettivo la misurazione di eventi cardiaci quali:

eventi coronarici acuti, infarti miocardici non fatali, eventi coronarici fatali, angina pectoris confermata da angiogramma, eventi che hanno condotto al confezionamento di Bypass, stent e angioplastica.

Alle donne arruolate è stato sottoposto un questionario in cui, tra l’altro, oltre a domande sullo stile di vita in generale, veniva chiesta la storia lavorativa per turni (intendendo per  turnistica un numero di notti mensili ≥3/mese, oltre a turni di mattina e pomeridiani), questi dati venivano aggiornati ogni 2 – 4 anni. Gli aggiornamenti richiesti riguardavano, oltre al ritmo lavorativo, anche la dieta, e lo stile di vita in generale, questo è stato necessario per accordare le singole variabili.

Per accertare il tipo di dieta è stato usato un questionario validato, il FFQ (Food Frequency Questionnaire) che calcola l’Alternative Healthy Eating Index (AHEI), dimostratosi strumento attendibile per l’accertamento del rischio di malattia coronarica.

Inoltre è stato aggiornato sia lo status socio-economico nel 1992 e nel 1999, è stata indagata la famigliarità per infarto miocardico avvenuto prima dei 60 anni d’età e la qualità del sonno e la presenza di supporto sociale, sebbene tutti questi parametri non siano stati aggiornati con regolarità.

I  fattori di rischio sono stati valutati sia nel gruppo delle lavoratrici per turno sia per il gruppo di controllo che non lavorava per turni, essi sono: qualità della dieta, famigliarità alle cardiopatie ischemiche, indice di massa corporea, attività fisica, abitudine al fumo, abitudine all’assunzione di alcolici, stato di menopausa con e senza uso di ormoni sostitutivi, razza, uso di supplementi vitaminici, livello scolastico del marito, uso di anti-infiammatori, uso di aspirina, presenza di ipertensione, diabete e ipercolesterolemia.
Analisi ulteriori sono state effettuate sulla durata e qualità del sonno e presenza e qualità delle relazioni sociali.

Durante il follow-up sono stati evidenziati 7.303 casi di malattia coronarica su donne di età media di 54.4 anni ad inizio arruolamento nel progetto NHS, mentre nel progetto NHS2 i casi sono stati 3.519 con età media di 34.8 ad inizio arruolamento.

Secondo i parametri di valutazione statistica all’aumento degli anni lavorati per turni a rotazione era associato un aumento significativo del rischio di accidenti coronarici in entrambe le cohorti. Al contrario, l’abbandono del lavoro per turni vedeva una riduzione degli stessi.

 

I risultati di tale studio sono conformi a quelli di una recente meta-analisi che ha trovato un 23 – 24% di aumento del rischio di malattia coronarica nei  lavoratori turnisti a dispetto della significativa eterogenicità dei 28 studi presi in esame.

Questo studio si è posto anche come obiettivo di valutare i fattori di rischio associati a eventi coronarici, uno dei quali era se il lavoro per turni era associata a tale patologia anche in assenza di ipertensione, ipercolesterolemia e diabete. Uno studio precedente non ha trovato tale correlazione prendendo in considerazione disabilità e mortalità in seguito a evento coronarico e lavoro per turni di oltre 22 anni versus lavoratori non turnisti, escludendo dallo studio individui con cancro, angina pectoris, infarto non fatale, malattia polmonare ostruttiva, ipertensione o diabete mellito al momento dell’arruolamento.

Tuttavia lo studio in esame ha osservato un aumento del rischio di malattia coronarica persino in assenza , o con solo manifestazioni subcliniche di comorbidità come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia o il diabete.

L’indice di massa corporea è stato valuto e persino aggiornato durante tutto il periodo di follow-up, che, come abbiamo visto prima, è stato lunghissimo, ad aumento del BMI corrisponde un aumento del rischio per accidenti coronarici.

Non è ancora confermato il collegamento tra qualità del sonno e vita sociale per i lavoratori turnisti e coronaropatie, sebbene sia intuitivo che il lavorare per turni possa portare a disturbi del sonno e a vita sociale modificata rispetto ai non turnisti.

Come conclusione possiamo dire che per le infermiere  la vita lavorativa più lunga come turnista è associata con significatività statistica di rischio di sviluppare coronaropatie, sebbene il rischio assoluto sia piccolo. Sono necessarie ulteriori indagini per esplorare se l’associazione è relativa nello specifico all’orario lavorativo o a caratteristiche individuali.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27115377

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5102147/