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Mi hanno licenziato. Adesso che succede? Dal TFR al curriculum. Breve guida al licenziamento e cosa comporta.

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 07/05/2018 vai ai commenti

Leggi e sentenze

Qualunque sia la causa, il licenziamento è sempre un evento che sconvolge la vita della persona e che causa angoscia e disorientamento, specie per quel che riguarda il reddito e la possibilità di riuscire ad reinserirsi nel mondo del lavoro.

Proprio per questo, di seguito proponiamo una breve guida al licenziamento e a cosa comporta.

 

Il licenziamento è una delle modalità di estinzione del rapporto di lavoro, interrotto dal datore di lavoro, secondo le modalità previste dalla legge.

Questo può avvenire per:

  • Giustificato motivo oggettivo

  • Giusta causa

  • Giustificato motivo soggettivo

 

Il Giustificato motivo oggettivo, è quello necessario alla riorganizzazione del lavoro e, dunque legato all’azienda che può decidere di interrompere il rapporto con uno o più lavoratori, per motivi di natura tecnica o di natura economica.

chiusura attività lavorativa

la soppressione del posto di lavoro

introduzione di nuovi macchinari che necessitano di minori

interventi umani

affidamento di servizi ad imprese esterne

l'accorpamento delle mansioni al datore di lavoro.

 

La Giusta causa, è il licenziamento che intercorre a causa di un comportamento del lavoratore, talmente grave da non consentire la prosecuzione del rapporto lavorativo, nemmeno a titolo provvisorio.

In queste ipotesi, il datore può licenziare in tronco, senza dare

alcun preavviso. A titolo esemplificativo, possono costituire giusta

causa di licenziamento:

rifiuto ingiustificato e reiterato di eseguire la prestazione

lavorativa/insubordinazione

rifiuto a riprendere il lavoro dopo visita medica che ha

constatato l'insussistenza di una malattia

lavoro prestato a favore di terzi durante il periodo di malattia,

se tale attività pregiudica la pronta guarigione e il ritorno al

lavoro

sottrazione di beni aziendali nell'esercizio delle proprie

mansioni (specie se fiduciarie).

 

 

Il Giustificato motivo soggettivo, è il licenziamento che intercorre sempre per un comportamento non idoneo del lavoratore, ma di entità minore rispetto alla giusta causa, e per questo prevede il preavviso da parte del datore di lavoro.

Possono costituire ipotesi di giustificato motivo soggettivo:

  • l'abbandono ingiustificato del posto di lavoro

  • minacce, percosse,

  • reiterate violazioni del codice disciplinare di gravità tale da

  • condurre al licenziamento

  • rissa sul posto di lavoro.

 

Il licenziamento deve essere comunicato per iscritto e deve contenere le motivazioni che lo hanno determinato, pena la nullità .

Il licenziamento produce i suoi effetti solo quando il lavoratore ne giunge a conoscenza. La vecchia modalità di recapito era la raccomandata e mezzo posta, oggi diverse sentenze hanno reso efficaci anche licenziamenti comunicati tramite e-mail e perfino tramite whatsapp, a condizione che vi sia certezza che il lavoratore ne venga a conoscenza.

Qualora si tratti di un licenziamento disciplinare, la procedura da seguire è quella prevista dallo Statuto dei lavoratori.

 

Il licenziamento può essere impugnato entro 60 giorni dalla comunicazione, richiedendo quindi al Giudice del lavoro, l’accertamento dell’illegittimità del provvedimento datoriale.

 

Accertata la legittimità del licenziamento, veniamo alle misure economiche che, permetteranno al lavoratore disoccupato di avere della liquidità che gli permetta di affrontare il futuro reinserimento nel mondo del lavoro.

Il primo problema che il disoccupato si pone è il recupero dei crediti avanzati.

Il Dipendente licenziato ha diritto al TFR, trattamento di fine rapporto, i ratei della tredicesima e della quattordicesima e la liquidazione in denaro di ferie e permessi non goduti.

Ed ancora al dipendente disoccupato spetta la Naspi, indennità di disoccupazione, a meno che il recesso non sia avvenuto per dimissioni del lavoratore; se le dimissioni sono avvenute per giusta causa e quindi ad esempio per mobbing o mancato pagamento dello stipendio, la Naspi spetta al lavoratore che ha dato le dimissioni.

Per ottenere la Naspi bisogna aver lavorato almeno 30 giornate nell’anno e 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni.

 

Il rilascio della Dichiarazione di Immediata Disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione a misure di politica attiva del lavoro – c.d. “DID” – costituisce, ai sensi dell’art. 19 del DLgs. 150/2015, una delle condizioni che, unitamente all’essere privi di impiego, determinano formalmente l’inizio dello stato di disoccupazione nel collocamento ordinario.

 

 

A volte, chi si chiede cosa comporta un licenziamento, pensa alle eventuali conseguenze sul profilo curriculare:

 

Non esiste alcuna legge che imponga al dipendente licenziato, che presenta il curriculum ad un’altra azienda, di indicare le ragioni del precedente licenziamento. Egli potrà limitarsi a indicare la data di inizio e di fine del rapporto di lavoro, specificando le mansioni svolte.

Non esiste neanche un pubblico registro dove le aziende possono conoscere il passato di un candidato al posto.

 

Da

La Legge per tutti

Avvocatogratis.it