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Infermieri. Un “orologio” per facilitare la corretta esecuzione dell’Emocoltura

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 09/07/2019

NursingStudi e analisi

Un “orologio” che in maniera semplice rammenti tutti i passaggi utili ad evitare la contaminazione microbica durante la procedura di prelievo per emocoltura.

E’ l’esperimento condotto durante uno studio che ha avuto lo scopo di monitorare l’aderenza della pratica infermieristica alla corretta procedura di emocoltura.

 

La sepsi è un’infezione sistemica caratterizzata dalla presenza di batteri nel torrente circolatorio; è attualmente una patologia in costante aumento, con un elevato tasso di mortalità e con un’incidenza che supera quella dell’infarto e dei tumori. Questa patologia rappresenta un grave problema sanitario a livello mondiale: nel 2012 è stata calcolata una prevalenza di più di 20 milioni di pazienti, con una mortalità delle forme più gravi (sepsi severa e shock settico) quantificata intorno al 30% in Europa e negli Stati Uniti. In Italia si stimano circa 60 mila morti all’anno per causa della sepsi.

L’emocoltura è, quindi, il gold standard nella diagnosi microbiologica delle infezioni del flusso sanguigno, permette l’impostazione per una corretta antibiotico-terapia, in quanto consente di valutare in vitro la sensibilità dei germi isolati nei confronti dei vari farmaci, allestendo il corrispondente antibiogramma. La letteratura internazionale è ormai concorde nell’attribuire all’emocoltura lo stesso valore di un esito microbiologico di un campione di liquor.

L’infermiere è designato ad occuparsi interamente della gestione delle tre fasi principali che caratterizzano l’esecuzione dell’emocoltura:

• la fase precedente al prelievo, che prevede principalmente la preparazione del materiale e l’informazione al paziente della manovra che si sta per eseguire;

• la fase di esecuzione del prelievo;

• la fase successiva all’esecuzione dell’emocoltura: conservazione, invio dei campioni in laboratorio e registrazione sulla documentazione infermieristica della procedura effettuata.

È importante sottolineare che le eventuali contaminazioni dell’emocoltura determinano un ritardo nella diagnosi, aumentando la degenza ospedaliera di 4,5 giorni con un costo giornaliero di 5.000 dollari.

Secondo le norme pubblicate dalla Società dei Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI), il tasso di contaminazione non dovrebbe superare il 3%; se un ospedale ha un tasso globale di contaminazione superiore, ciò significa che nella procedura potrebbe non essere stata rispettata la pratica asettica o non rispettate le modalità di invio e conservazione dei campioni o altri fattori contingenti.

 

L’ “orologio” delle buone pratiche

 

Realizzato e sperimentato negli Ospedali Galliera di Genova, ha lo scopo di favorire la conoscenza della metodologia ANTT (Aseptic Non Touche Tecnique), metodologia che ha come obiettivo quello di prevenire le infezioni attraverso una tecnica standard per tutte le procedure invasive.

I principi “chiave” della metodologia ANTT sono:

• effettuare sempre una corretta igiene delle mani;

• non contaminare mai i “siti chiave” (le ferite presenti sul paziente, inclusi i siti di inserzione) e “le parti o componenti chiave” (parti asettiche dei dispositivi medici che si utilizzano nella procedura e che hanno un contatto diretto o indiretto con il paziente attraverso l’infusione di liquidi o manovre invasive);

• toccare con cautela/attenzione i siti ed i componenti chiave;

• adottare le opportune precauzioni di prevenzione delle infezioni.

 

Sono stati fatti due studi, dove gli infermieri sono stati forniti di bundle emocoltura a forma di orologio, contenente le principali azioni dell’emocoltura come strumento di visual reminder, utilizzando l’approccio alla metodologia Aseptich non Touch Technique (ANTT). 

L’adesione globale alla corretta procedura dell’emocoltura nel primo studio (31 maggio-2 agosto 2017) è risultata pari al 67% (su un totale di n°468 osservazioni n°314 sono risultate esatte), mentre nel successivo secondo studio (14 novembre 2017 - 18 gennaio 2018) su un totale di n°231 osservazioni n°173 sono risultate esatte con un’adesione globale pari al 75%. La differenza dell’adesione tra il primo e secondo studio è risultata statisticamente significativa (p = 0,04). Nel corso del primo studio dai report batteriologici si è rilevata una contaminazione delle emocolture pari al 6,7% (su 2.824 set di emocoltura analizzati n° 189 sono risultati contaminati), mentre nel secondo studio il tasso di contaminazione delle emocolture è risultato pari al 2,25% (su un totale di 1.288 set esaminati n°29 sono risultati contaminati: p< 0,001). 

Gli studi svolti hanno fatto sì che il bundle emocoltura entrasse nella pratica clinica del personale infermieristico osservato, permettendo il raggiungimento di un risultato soddisfacente sull’indicatore di esito del tasso di contaminazione delle emocolture (dato finale 2,25%). 

 

Da:

Emocoltura: studi osservazionali per migliorare la pratica clinica presso l' EO Ospedali Galliera di Genova

Blood culture: observational studies to improve clinical practice at EO Ospedali Galliera in Genova

 

Alessandra Tedesco,1 Chiara Bongioanni,2 Paola Fabbri,3 Nadia Cenderello,3 Giulia Schiaffino,1 Paola Sansone4

1. Infermiera

2. SC Formazione

3. Direzione Sanitaria

4. Laboratorio analisi

EO Ospedali Galliera Genova

 

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