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NurSind MB: gli infermieri sono stremati. Hanno bisogno di ferie e di riposo

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La Redazione
Pubblicato il: 13/05/2020 vai ai commenti

Comunicati StampaCoronavirusLombardia

“Fateci tornare a respirare. Dateci la possibilità di riposarci per tornare in corsia a lavorare serenamente perché, superata la fase più importante della pandemia, non possiamo essere catapultati ai ritmi pre Covid”. Questo la richiesta che Donato Cosi, segretario territoriale del NurSind Monza e Brianza, ha inviato al Pirellone e ai direttori generali delle ASST Monza e ASST Vimercate alla vigilia della Giornata Internazionale dell’Infermiere.

 

La ricorrenza - che si è celebrata il 12 maggio - quest’anno acquista un valore particolare: l’infermiere che in passato non è stato sempre adeguatamente valorizzato dalle strutture sanitarie e dai pazienti, dall’inizio della pandemia del Coronavirus è diventato un eroe. Osannato dai media, dai malati, dai politici e dai direttori degli ospedali che hanno messo momentaneamente da parte le diatribe sindacali che riguardano l’organizzazione del lavoro.

Superata la grande paura ed entrati nella cosiddetta Fase 2 riemergono, però, le criticità di un tempo.

 

“Non possiamo continuare a lavorare con gli stessi numeri che c’erano prima della pandemia. - prosegue Cosi - Eravamo e siamo sott’organico. Non solo il personale non è sufficiente, ma adesso il personale è reduce da mesi di fortissimo stress fisico e psicologico. Non sappiamo se gli infermieri ingaggiati per l’emergenza vedranno riconfermato il loro contratto. Per noi è fondamentale: abbiamo bisogno di staccare un attimo la spina per riposarci e tornare a respirare. Nelle Asst brianzole le ferie sono ancora bloccate: ci sembra che le istituzioni e i vertici delle Asst abbiamo dimenticato che abbiamo attraversato l’inferno. Nulla sarà più come prima!”.

 

Il NurSind Monza e Brianza ha celebrato la Giornata Internazionale dell’Infermiere ricordando tutti i colleghi che da Nord a Sud hanno perso la vita, non solo durante questo periodo di emergenza sanitaria.

 

“Onore agli infermieri che sono morti. - prosegue Cosi - La pandemia ha fatto aprire gli occhi. In questi mesi ci sono colleghi che hanno perso la vita per salvare quella degli altri. Ci auguriamo che il loro sacrificio non sia stato vano e che alla ripartenza non si precipiti nuovamente nel caos di pochi mesi fa”.

 

Il NurSind è favorevole all’avvio della Fase 2, ma con prudenza, affinché gli errori commessi all’inizio dell’anno non si ripetano.

 

“In primis bisogna dotare i lavoratori dei dispositivi di protezione individuale. - precisa Cosi - Bisogna effettuare i tamponi. Negli ospedali fin da subito abbiamo richiesto, anche con lettere e diffide alla Regione Lombardia, di sottoporre il personale sanitario ai tamponi. Tutti, non soltanto coloro che presentavano i sintomi, proprio per evitare che la presenza di un lavoratore asintomatico diventasse pericolosa per il reparto. La Lombardia e i cittadini non possono permettersi nuove emergenze”.

 

Gli infermieri in servizio nelle strutture sanitarie brianzole sono circa 5.000.

 

Donato Cosi punta però l’attenzione sulle annose problematiche antecedenti l’epidemia che oggi, con un allentamento dell’emergenza, tornano attuali. “Dopo il Coronavirus non potrà più essere tutto come prima. Regione e Asst devono rispondere concretamente alle esigenze che da anni solleviamo”, aggiunge.

 

Esigenze che nel 2019 hanno visto anche gli infermieri dell’ASST Monza proclamare sei mesi di stato di agitazione e scendere in piazza con una manifestazione e uno sciopero generale per denunciare un’organizzazione obsoleta e che aveva portato gli infermieri al collasso.

 

“Il dramma ha portato alla ribalta delle cronache problemi annosi - continua - negli ospedali gli infermieri sono sott’organico e il loro numero non può più essere definito in base al metodo del minutaggio, che risale agli anni Novanta e che viene superato da nuove esigenze”.

 

Fondamentale attuare anche la figura dell’infermiere di famiglia inserita nella riforma sanitaria del 2017.

 

“Una figura ad oggi rimasta nel cassetto. - conclude Cosi - Se davvero ci fosse stata una rete assistenziale adeguata come ipotizzava la riforma, non ci sarebbero stati tutti questi morti in casa. I pazienti cronici infatti vengono presi in carico dall’infermiere che monitorandoli al domicilio ha la situazione sotto controlla, interviene tempestivamente ed evita inutili corse un ospedale”.

 

 

A cura di Barbara Apicella

Ufficio Stampa NurSind Monza e Brianza