Long Covid. A pochi passi dalla cura, ecco i farmaci più promettenti allo studio
Il Long Covid ha un nome ufficiale, PASC (da Post Acute Sequelae of Sars-CoV 2 Infection) e che si può manifestare con oltre 200 sintomi diversi, che durano per almeno tre mesi. Ne soffrirebbe circa un adulto su tre e un bambino su dieci, tra coloro che hanno contratto l'infezione.
Una revisione, ha considerato studi originali pertinenti a indagini in partecipanti a 4 settimane o più dopo l'infezione. Gli studi sono stati individuati in quattro banche dati elettroniche [Medline, Web of Science, Scopus e Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL)]; è stata condotta una revisione utilizzando il framework Arksey e O'Malley e la selezione e la caratterizzazione delle revisioni sono state eseguite da tre revisori indipendenti utilizzando moduli pre-testati.
Gli autori dello studio hanno esaminato 2.711 titoli e abstract per l'inclusione, selezionandone 152 per la revisione da full-text.
In totale, sono stati identificati circa 100 sintomi. E’ stata evidenziata anche una considerevole eterogeneità nella prevalenza dei sintomi e nell'impostazione degli studi:
- 10 studi hanno riportato sintomi cardiovascolari
- 4 hanno esaminato sintomi polmonari
- 25 hanno riportato sintomi respiratori
- 24 sintomi correlati al dolore
- 21 affaticamento
- 16 sintomi di infezione generale
- 10 sintomi segnalati di disturbi psicologici
- 9 disturbi cognitivi
- 31 un danno sensoriale
- 7 un disturbo dermatologico
- 11 una compromissione funzionale
- 18 hanno riportato un sintomo che non rientrava in nessuna delle categorie di cui sopra.
La maggior parte degli studi considerati, riportava sintomi analoghi a quelli evidenti nell'infezione acuta da COVID-19 (cioè compromissione sensoriale e sintomi respiratori).
La farmacologia stenta a offrire soluzioni, perché è molto complicato formulare terapie per una malattia di cui non si conoscono le cause, e che può colpire in così tanti modi diversi.
Qualcosa, però, si sta muovendo, come testimoniano i circa 20 studi clinici al momento in corso, sintetizzati anche in un rapporto della Reuters.
1) University College di Londra, STIMULATE-ICP, che sta reclutando 4.500 pazienti che saranno trattati con uno tra due antistaminici (famotidina e loratadina), oppure con la colchicina (usata contro la gotta e antinfiammatoria), tutti venduti anche come generici, oppure con un farmaco antitrombotico e antinfiammatorio di Johnson & Johnson, il rivaroxaban, tutti sperimentati in piccoli studi preliminari, con risultati incoraggianti.
2) La Axcella Therapeutics, in collaborazione con l'Università di Oxford, sta studiando un farmaco chiamato AXA1125, progettato per alcune patologie epatiche non legate all'alcol caratterizzate da infiammazione e formazione di fibrosi: gli stessi fenomeni visti dopo il Covid in molti pazienti.
3) La University of Washington di Seattle e il Fred Hutchinson COVID Clinical Research Center stanno lavorando con la Resolve Therapeutics a una cura specifica contro la fatigue, chiamata RSLV-132, partendo anche dai molti studi condotti negli anni scorsi contro il lupus eritematoso sistemico e la sindrome di Sjogren, due tra le patologie autoimmuni più gravi e invalidanti, e lo stesso stanno facendo la tedesca Berlin Cures, con una sua molecola per l'autoimmunità che ha dato primi segnali incoraggianti.
Lo studio più atteso è probabilmente quello patrocinato dall'OMS, chiamato SOLIDARITY, coordinato dall'Università di Helsinki, e incentrato sul primo antivirale scoperto, il remdesivir: nelle prossime settimane dovrebbero essere disponibili i dati a un anno che diranno se abbia o meno aiutato a prevenire il Long Covid, anche se il campione non è molto ampio (si tratta di circa 350 persone).
Lo stesso team di ricerca sta poi studiando anche l'anticorpo monoclonale antinfiammatorio (usato contro diverse malattie autoimmuni) infliximab e l'antitumorale imatinib, che in questo caso potrebbe aiutare perché tiene a bada le infiammazioni che colpiscono i vasi.
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