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Debridement chirurgico eseguito da un’infermiera. Condannata la coordinatrice

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 09/08/2022

AttualitàCronache sanitarie

“Con più atti compiuti tra il marzo e il maggio 2015 in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, concorreva nella consumazione del delitto di esercizio abusivo di una professione materialmente posto in essere da un’infermiera della RSA, consentendo alla stessa lo svolgimento di pratiche di esclusiva competenza del medico chirurgo, come l'esercizio di tecniche di “debridement” chirurgico su degenti della struttura, dunque consentendone l'esercizio abusivo della professione di medico chirurgo per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato”.

E’ con questa motivazione, che la Corte di Cassazione chiude definitivamente il processo e condanna la coordinatrice di una RSA di Chivasso, per aver concorso all’esercizio abusivo commesso da un’infermiera della stessa RSA.

“I giudici di merito - si legge nella sentenza - hanno chiarito che Radovic, direttrice amministrativa della struttura sanitaria in argomento, non fosse stata chiamata a rispondere della responsabilità penale per l'esercizio abusivo della professione medica da parte della infermiera Giovanna D. a titolo di concorso omissivo, cioè per avere mancato di esercitare funzioni di vigilanza che spettavano al direttore sanitario della struttura (soggetto cui era riferibile una specifica posizione di garanzia), bensì a titolo di concorso commissivo, per avere redarguito l'infermiera F***, dicendole che non aveva alcuna competenza per giudicare l'operato della collega e prescrivendole di “farsi i fatti propri”: F*** che, in una riunione del personale sanitario della casa, aveva sollevato la questione della pratica abusiva dell’infermiera che utilizzava il bisturi per rimuovere i tessuti necrotizzati dei pazienti, pratica rientrante nelle competenze esclusive del medico chirurgo. In tal modo la Radovic aveva fornito un contributo determinante alla commissione del reato da parte della predetta infermiera, cui aveva concorso per averne agevolato la consumazione”.