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Infermieri iraniani: vittime della sindrome di Karoshi. Si moltiplicano i suicidi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 09/07/2024 vai ai commenti

Global Nurse

Il mese scorso, tre infermiere sono tragicamente decedute in Iran a causa di un eccesso di lavoro. Colpite dalla sindrome di Karoshi, o “morte da superlavoro”, queste morti sottolineano le gravi e estenuanti condizioni in cui opera il personale sanitario nel Paese. L'Iran sta affrontando una crisi sanitaria senza precedenti, che ha portato negli ultimi due anni circa 10mila operatori sanitari a emigrare. Questo esodo sta trascinando la sanità iraniana in una spirale di declino: i professionisti che rimangono sono sempre più stanchi e oppressi da turni di lavoro insostenibili, spesso superiori alle 72 ore consecutive, e da stipendi irrisori che non superano i 300 dollari al mese. In soli 50 giorni almeno cinque medici si sono tolti la vita.

Le estenuanti condizioni di lavoro hanno spinto gli infermieri di diverse province a protestare, ma queste manifestazioni sono state duramente represse dal governo. Il personale sanitario iraniano si trova così di fronte a una scelta: cercare lavoro altrove o sperare nell’intervento del neoeletto presidente Massoud Pezeshkian, cardiologo e già Ministro della Sanità.

 

L’esodo massiccio degli infermieri iraniani

Le difficili condizioni di lavoro e la mancanza di libertà sindacale contribuiscono a un clima di insoddisfazione tra i professionisti sanitari iraniani. Questo clima ha portato a un esodo di massa dal Paese, con oltre 3mila infermieri che emigrano ogni anno, diretti principalmente verso i paesi del Golfo Persico come l’Oman e gli Emirati Arabi Uniti.

Secondo un sondaggio del 2022 dell’Iran Migration Observatory, l’instabilità economica e sociale, la corruzione istituzionalizzata e i metodi di governance del regime sono i principali motivi che spingono i professionisti sanitari ad abbandonare il proprio Paese. Questa tendenza ha lasciato gli ospedali sotto organico e i pazienti a rischio. Data la grave carenza di personale, gli infermieri sono costretti a fare straordinari obbligatori, che spesso non vengono pagati per mesi. Con stipendi di 200mila rial all’ora, equivalenti a soli 33 centesimi, riescono a vivere a stento.

 

Iran: un cardiologo al potere, una soluzione per la crisi sanitaria?

La crisi della sanità in Iran è complessa e radicata in problemi economici e politici di lunga data. Le proteste degli infermieri, l’esodo di massa dei professionisti sanitari e l’aumento dei suicidi riflettono una situazione disperata che richiede interventi urgenti e sostanziali. L’elezione di Pezeshkian come nuovo presidente, cardiologo di formazione e già ministro della Salute, offre una speranza di cambiamento per l’intero settore.

Le sfide che Pezeshkian deve affrontare sono immense: inflazione del 40%, sanzioni occidentali e politiche ultraconservatrici. Dovrà cercare di migliorare il sistema sanitario navigando tra le pressioni politiche interne ed esterne. Il suo successo dipenderà dalla capacità di bilanciare le riforme economiche con la necessità di garantire un miglioramento reale delle condizioni di lavoro per infermieri e altri professionisti del settore. Solo il tempo dirà se riuscirà a trasformare le speranze in realtà concrete per il sistema sanitario iraniano e per tutti i suoi lavoratori.

 

Fonte True-news