Vaccino Covid. La Corte Europea boccia i sanitari no vax: nessuna violazione dei diritti umani
San Marino - La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito che la decisione di San Marino di sospendere gli operatori sanitari che avevano rifiutato la vaccinazione contro il Covid-19 durante la pandemia non costituisce una violazione dell’articolo 8 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, che tutela il diritto al rispetto della vita privata e familiare.
Il caso riguardava un gruppo di operatori sanitari che si erano rifiutati di vaccinarsi contro il Covid-19. Questi professionisti avevano contestato le conseguenze della loro decisione, sostenendo che le misure adottate dal governo sammarinese, inclusa la sospensione dal lavoro, avessero violato i loro diritti fondamentali. Tuttavia, la Corte ha rigettato queste argomentazioni, ritenendo le azioni del governo giustificate e proporzionate, in linea con l'obiettivo di proteggere la salute pubblica durante un contesto eccezionale e imprevedibile come quello della pandemia globale.
Ampia discrezionalità degli Stati nelle politiche sanitarie
La Corte ha sottolineato che gli Stati membri godono di un'ampia discrezionalità nella definizione delle loro politiche sanitarie, specialmente in situazioni di emergenza come una pandemia. Nel caso specifico di San Marino, le misure erano state adottate con l’obiettivo legittimo di tutelare la salute della popolazione, compresi gli stessi ricorrenti, e di proteggere i diritti e le libertà altrui.
La Corte ha evidenziato che la vaccinazione contro il Covid-19 a San Marino non era obbligatoria, e che le misure prese in risposta al rifiuto dei ricorrenti di vaccinarsi erano state conformi ai principi di proporzionalità e necessità. L’obbligo di proteggere la vita e la salute pubblica era stato considerato un interesse superiore, giustificando così le restrizioni temporanee imposte.
Misure proporzionate e necessarie
Riferendosi all’eccezionalità della situazione pandemica, la Corte ha considerato le sospensioni una conseguenza inevitabile della decisione dei ricorrenti di non vaccinarsi, sottolineando come queste misure fossero necessarie in una società democratica. Anche se non è stato espressamente stabilito se i ricorrenti avessero rappresentato un rischio maggiore rispetto ai colleghi vaccinati, la Corte ha comunque rilevato che i non vaccinati erano più suscettibili al contagio e potevano contribuire alla diffusione del virus.
Perdite economiche e benessere personale
Un altro punto chiave sollevato dai ricorrenti riguardava le perdite economiche subite a seguito della sospensione. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che tali perdite fossero una conseguenza inevitabile del contesto pandemico. Inoltre, non è stato dimostrato in modo convincente che le misure avessero influito negativamente sulla dignità o sul benessere emotivo dei ricorrenti.
In conclusione, la Corte ha confermato che il legislatore sammarinese aveva agito entro i limiti della propria discrezionalità, adottando misure proporzionate e legittime per salvaguardare il benessere della popolazione durante una crisi sanitaria senza precedenti. La decisione, che ha ribadito l’importanza della protezione della salute pubblica, segna un significativo precedente nel bilanciamento tra diritti individuali e collettivi in situazioni di emergenza.