Sanità regionale paralizzata: scontro istituzionale senza precedenti in Sardegna
In Regione Sardegna si è scatenato un caos sulla sanità come non se ne erano mai visti prima.
Avevamo riportato il 17 aprile scorso la notizia che il capo dell’ufficio legislativo del ministero della Salute, Andrea Giordano, richiedeva al governo di impugnare davanti alla Consulta la legge sul servizio sanitario sardo, approvata dal Consiglio regionale lo scorso 7 marzo. Puntuale, con il consiglio dei ministri dello scorso 29 aprile, la richiesta è stata accolta e ora il ricorso dovrà essere trasmesso alla corte per il giudizio del caso. Un giudizio che non dovrebbe essere troppo complesso vista la natura dei rilievi contestati ma che anche in base al carico della corte, potrebbe essere sciolto tra qualche mese.
Tra le contestazioni vi è in particolare l’articolo che prevede il commissariamento delle aziende sanitarie che sembrerebbe configurare un’ipotesi di spoil system più volte censurato dalla Corte Costituzionale.
Ben consapevoli di quanto in corso, scadendo domenica 27 aprile il termine previsto dalla norma contestata per approvare il commissariamento delle aziende con la nomina dei commissari che dovrebbero durare in carica sei mesi salvo proroghe di sorta, la giunta regionale ha dato il ben servito ai direttori in carica provvedendo alle nomine dei sostituti temporanei.
La manovra ha però determinato una grave spaccatura nella maggioranza che è stata approvata senza il consenso del partito di maggioranza relativa (Partito Democratico) che ha deciso di non far partecipare i suoi assessori alla giunta, muovendo critiche pesantissime “sull’istruttoria che ha portato al commissariamento delle Aziende sanitarie che risulta imperfetta sotto il profilo giuridico, tecnico e politico”.
Una maggioranza spaccata, commissari e metodo non condiviso, impugnazione del governo e i ricorsi dei direttori licenziati dietro l’angolo. Ce n’è abbastanza per definire la situazione esplosiva e con gran rammarico posto che lo slogan della campagna elettorale diceva “fuori la politica dalla sanità”.
Questo commissariamento e la norma che lo contiene costruita appositamente, è sembrata l’unica cosa che interesse alla presidente Todde. Peccato nel frattempo sia passato più di un anno dalle lezioni, che si siano vissuti 4 mesi di esercizio provvisorio e che il nuovo contesto blocchi a tempo indefinito qualsiasi straccio di svolta si voglia perseguire. Infatti, la nomina dei commissari prima, il loro esercizio per sei mesi, la nomina dei nuovi direttori generali, la composizione delle nuove linee guida per la realizzazione dei nuovi piani aziendali, comprese correzioni e finale approvazione, spostava già le lancette avanti di almeno un altro anno prima di vedere qualche risultato. L’attesa della sentenza della Corte Costituzionale bloccherà di fatto qualsiasi attività straordinaria e se fosse di condanna, aggiungerebbe ulteriore elementi di sconforto.
Sconforto per chi? Per i cittadini, i malati, i pazienti e i lavoratori ovviamente che si aspettavano ben altro viste le promesse di questa amministrazione che urlava “bisogna far funzionare quel che c’è”, ossia dare nuovo impulso ai piani aziendali in vigore, frutto di una legge di riordino della sanità in vigore che ha ripristinato le asl e l’adeguamento del servizio sanitario regionale ai DM 70 e 77 che contengono tutto quanto necessario allo sviluppo della medicina territoriale, vero vulnus della sanità regionale concentrata finora sull’attività ospedaliera.
Tempo sprecato insomma per i cittadini che chiedono risposte di salute certe e i lavoratori che sono ormai arrivati oltre qualsiasi limite di sopportazione