Covid-19, primo caso in Italia della variante Nimbus: cosa c'è da sapere, senza allarmismi
Ricoverato un paziente fragile a Genova. Gli esperti rassicurano: “Nessuna emergenza sanitaria, i vaccini restano efficaci”
La variante NB.1.8.1 di SARS-CoV-2, soprannominata Nimbus, è stata individuata per la prima volta in Italia su un paziente di 69 anni, considerato fragile, attualmente ricoverato al Policlinico San Martino di Genova. A darne notizia è stato il laboratorio di Igiene regionale ligure, che ha confermato la presenza di questa nuova sottovariante appartenente alla famiglia delle Omicron. Nonostante la notizia possa suscitare apprensione, gli esperti invitano alla cautela, ma senza allarmismi.
Cos'è la variante Nimbus
Individuata inizialmente a gennaio 2025, Nimbus deriva dalla ricombinante XDV.1.5.1 e presenta una serie di mutazioni che la rendono distinta rispetto ad altre varianti Omicron, tra cui la dominante LP.8.1. Il 23 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) l’ha inserita tra le Varianti sotto monitoraggio (VUM). Le mutazioni sulla proteina spike — tra cui T22N, F59S, G184S, A435S, V445H, T478I — potrebbero conferirle una maggiore affinità con il recettore umano hACE2 e una parziale evasione della risposta immunitaria.
Sintomi e impatto sulla salute pubblica
Le prime analisi suggeriscono che la variante Nimbus non provochi una malattia più grave rispetto ad altre in circolazione. Sebbene si sia osservato un aumento della sua diffusione globale, non sono emersi segnali di virulenza o contagiosità significativamente superiori. L’OMS precisa che “i vaccini attualmente approvati continuano a offrire protezione contro le forme sintomatiche e gravi della malattia”.
Un'evoluzione naturale del virus
Per Giancarlo Icardi, coordinatore del laboratorio di Igiene regionale della Liguria, “non c’è nessuna emergenza”. Nimbus rappresenta una normale evoluzione del virus, che cerca di adattarsi e replicarsi in un contesto di alta immunità collettiva. “Non provoca forme cliniche più gravi, né particolari sintomi diversi rispetto alle altre varianti. I virus non vanno mai in vacanza: mutano per sopravvivere”, chiarisce Icardi.
Monitoraggio continuo ma niente panico
L’invito delle autorità sanitarie è chiaro: monitorare l’evoluzione delle varianti sì, ma senza generare allarmi ingiustificati. La comparsa di nuove mutazioni fa parte della fisiologia dei coronavirus e, al momento, non modifica l’impatto clinico noto del Covid-19, né compromette la strategia vaccinale.