Fine dei gettonisti, da oggi scatta il blocco per medici e infermieri
Il blocco definitivo ai medici e infermieri assunti tramite cooperative esterne mette sotto pressione ospedali e pronto soccorso. A rischio la tenuta del sistema senza soluzioni strutturali.
Scatta oggi, 31 luglio, il divieto di stipulare nuovi contratti con medici e infermieri cosiddetti “gettonisti”, ovvero quei professionisti reclutati tramite cooperative private per sopperire alla carenza di personale nel Servizio Sanitario Nazionale. Il provvedimento, contenuto nel decreto approvato lo scorso 17 giugno, rappresenta un cambio di direzione netto rispetto a una prassi diventata la norma in molti ospedali italiani.
Fino ad ora, i gettonisti sono stati una risorsa controversa per mantenere attivi interi reparti, soprattutto nei pronto soccorso, spesso con costi molto elevati a carico del sistema pubblico. Secondo l’Autorità nazionale anticorruzione, il ricorso a questi contratti ha comportato una spesa complessiva superiore ai 2,1 miliardi di euro. I dati raccolti dalla Simeu indicano che circa il 30% dei pronto soccorso italiani si affida a personale esterno, con punte che arrivano fino all’80% dei turni in alcune strutture.
Il decreto non ha effetto retroattivo: i contratti già in vigore continueranno fino alla loro scadenza naturale. Ma il calendario di uscita è serrato: il 42% dei contratti in essere terminerà entro tre mesi, il 26% entro sei mesi, e il restante 32% entro un anno. Questo significa che, progressivamente, gli ospedali dovranno trovare soluzioni alternative per evitare scoperture critiche, in particolare nei reparti di emergenza-urgenza.
Il blocco arriva in un periodo già difficile per la sanità pubblica, alle prese con gravi carenze di organico e con la necessità di garantire le ferie estive. In molti ospedali, la mancanza di personale strutturato potrebbe tradursi in turni scoperti, sovraccarico di lavoro e difficoltà a garantire i livelli essenziali di assistenza.
Senza un piano nazionale di rafforzamento degli organici e una revisione delle condizioni contrattuali del personale sanitario, le Regioni potrebbero presto tornare a chiedere deroghe alla norma o cercare nuove forme di esternalizzazione, con il rischio di perpetuare lo stesso meccanismo sotto altre forme.
Il blocco ai gettonisti segna la fine di una scorciatoia costosa e opaca, ma apre una fase di incertezza che potrebbe pesare sulla tenuta del servizio sanitario pubblico. La vera sfida ora è trasformare questa transizione in un’occasione per riformare in modo strutturale il sistema, anziché rincorrere l’emergenza con soluzioni temporanee.