Ucraina, tre anni di guerra: sanità al collasso e infermieri sempre più rari
Tra bombardamenti, carenza di personale e malattie in aumento, il sistema sanitario ucraino resiste ma rischia il tracollo.
Tre anni di conflitto in Ucraina hanno trasformato radicalmente il volto della sanità nazionale. Dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022, ospedali, ambulanze e operatori sanitari sono stati bersaglio di oltre 1.125 attacchi, con una frequenza media di due al giorno nelle aree più colpite. Il risultato è un sistema sotto pressione, in cui il personale lavora in condizioni estreme, tra bombardamenti, risorse limitate e crescenti emergenze sanitarie.
Attacchi e resilienza
L’episodio simbolo è l’attacco dell’8 luglio 2024 all’ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev: tre morti, decine di feriti e 630 bambini in cura in quel momento. Eppure, dopo una sola settimana, la struttura ha riaperto parzialmente. “Siamo cambiati mentalmente, ma non possiamo fermarci”, ha raccontato la dottoressa Lesia Lysytsia.
Secondo l’OMS, il sistema sanitario ucraino, pur duramente ferito, ha mostrato “notevole capacità di recupero”, grazie anche alle riforme avviate nel 2017. Tuttavia, persistono forti disparità regionali, con le aree orientali e di prima linea in condizioni drammatiche.
Un sistema al limite
La guerra ha aggravato il rischio di tubercolosi multiresistente, HIV, epatiti e malattie croniche trascurate per la riduzione di screening e diagnosi précoci. Al contempo, cresce il peso della salute mentale: oltre il 30% delle famiglie è sottoposto a uno stress psicologico grave.
Il problema più grave è la carenza di personale sanitario. Centinaia di infermieri e medici sono fuggiti, andati in pensione, arruolati o uccisi. Il numero di infermieri, già critico prima del conflitto, è oggi la metà della media UE, e molti si trasferiscono all’estero, mentre i medici di base hanno per lo più oltre 50 anni.
Infermieri: l’anello più fragile
Anche prima del 2022, reperire infermieri era già una sfida; oggi la situazione è drammatica. La migrazione verso Paesi europei, dove le condizioni lavorative sono migliori, ha impoverito interi sistemi ospedalieri, soprattutto nelle regioni di confine. Questo vuoto si aggiunge al burnout e all’estrema stanchezza emotiva di chi è rimasto.
Storia di Anastasiia (2024): “Ogni giorno devo amputare un bambino”
Nella regione di Donetsk, a circa 16 km dalla linea del fronte, Anastasiia, un'infermiera del reparto di otorinolaringoiatria, è diventata soccorritrice in emergenza. Nel 2024, tra bombardamenti incessanti e turni massacranti, ha assistito a decine di feriti al minuto e, troppo spesso, si è trovata a eseguire amputazioni — anche su bambini.
“Mi spezza il cuore, soprattutto quando ogni giorno devo amputare un bambino il cui braccio o gamba è stato gravemente danneggiato sotto le macerie dell’attacco”, racconta.
Le sirene scandivano i turni; le esplosioni scuotevano le finestre; eppure Anastasiia resisteva: “Se non lo facciamo noi, chi salverà queste vite?”wvi.org.
Il futuro incerto
Nonostante i finanziamenti e il sostegno internazionale, le incognite restano molte. Con il calo delle iscrizioni alle scuole di medicina e la perdita dei professionisti, il sistema sanitario ucraino rischia di non avere risorse sufficienti nei prossimi anni. “Il sistema è sopravvissuto”, ha dichiarato Inna Ivanenko di Patients of Ukraine, “segno che la sua struttura è solida. Ma nessuno sa quanto potrà ancora resistere”.