Iscriviti alla newsletter

Sì al pagamento dello straordinario per l'infermiera, anche senza autorizzazione scritta

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 25/07/2025

La SentenzaLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

 

Lavorare oltre l’orario senza un’autorizzazione scritta non esclude automaticamente il diritto al pagamento dello straordinario. A dirlo è la Corte di Cassazione con una recente sentenza (n. 21015/2025) che riguarda un’infermiera del Policlinico di Bari, in servizio presso il reparto di chirurgia plastica.

La vicenda si riferisce al periodo 2012–2016. L’infermiera aveva richiesto al Tribunale il pagamento di oltre 4.200 euro per attività straordinaria regolarmente svolta. L’Azienda ospedaliera aveva negato il riconoscimento, sostenendo che mancasse una formale autorizzazione del dirigente. I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione all’ospedale. Ma la Cassazione ha ribaltato tutto.

Il cuore della sentenza: il lavoro c’è stato, ed era noto

Secondo la Suprema Corte, non si può negare il pagamento del lavoro straordinario se questo è stato effettivamente svolto, documentato, e non avversato dal datore di lavoro. Nel caso specifico, i cartellini di presenza mostravano chiaramente che l’infermiera aveva lavorato oltre l’orario ordinario per anni. E l’Azienda non aveva mai messo in discussione il fatto che questo lavoro fosse stato necessario a garantire l’assistenza, né aveva contestato la cronica carenza di personale nel reparto.

Il consenso può essere anche implicito

Un punto cruciale della sentenza è il riconoscimento che l’autorizzazione al lavoro straordinario può essere anche implicita. Non è sempre necessario un ordine di servizio scritto. Se il lavoro straordinario è svolto con continuità, sotto gli occhi dei superiori, in un contesto di necessità e senza opposizione da parte dell’amministrazione, allora si presume che ci sia stato il consenso, anche se non formalizzato.

Non basta dire che mancava l’autorizzazione

La Cassazione ha chiarito che non è sufficiente per l’Azienda sanitaria dire che mancava una firma o un documento ufficiale. Se le prestazioni sono state rese in modo continuativo, conosciute dai dirigenti (anche solo dai caposala), e non sono state vietate, allora non si può negare il diritto alla retribuzione. Inoltre, ha sottolineato che la banca ore non può essere usata come scusa per evitare i pagamenti se non vi è prova che la lavoratrice abbia accettato volontariamente quel sistema.

Una sentenza che fa giurisprudenza

Questo pronunciamento rappresenta un importante punto di riferimento per il personale infermieristico e sanitario impiegato nel settore pubblico. Riconosce il diritto alla retribuzione del lavoro effettivamente svolto anche in assenza di un’autorizzazione formale, purché vi sia un consenso almeno implicito da parte dell’ente.

Cosa succede ora

La Corte ha accolto il ricorso dell’infermiera, annullato la sentenza della Corte d’Appello di Bari, e rimandato il caso a una nuova composizione della stessa Corte affinché valuti nuovamente i fatti alla luce di questi principi.