Titoli allarmistici sul demansionamento degli infermieri: la verità sulla sentenza che fa discutere
13/09/2025
Vaccaro (NurSind): “Titoli fuorvianti, i diritti degli infermieri restano tutelati”
Nei giorni scorsi alcune testate hanno riportato la notizia secondo cui la Corte di Cassazione avrebbe escluso il riconoscimento del demansionamento per un’infermiera adibita a mansioni da operatore socio-sanitario (OSS). Titoli ad effetto, che hanno generato preoccupazione tra i professionisti sanitari, già messi a dura prova da condizioni di lavoro spesso critiche. Ma la realtà giuridica è ben diversa da quanto raccontato.
A chiarire la vicenda è Salvatore Vaccaro, vice segretario nazionale NurSind, che smonta l’interpretazione circolata sulla stampa: “La Cassazione non ha affatto cambiato orientamento sul demansionamento degli infermieri. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per vizi formali, non per motivi di merito. Non c’è stato alcun giudizio sul contenuto della vicenda”.
Al centro del caso c’è l’ordinanza n. 23431 del 2025, con cui la Suprema Corte ha respinto un ricorso presentato da un’infermiera. Tuttavia, il motivo della decisione è puramente tecnico: il ricorso “non si confrontava con il decisum della Corte distrettuale” e non rispettava i requisiti richiesti dalla procedura civile in Cassazione. Nessuna svolta giurisprudenziale, dunque.
“Il ricorso in Cassazione deve contenere motivazioni specifiche, complete e riferibili alla sentenza impugnata”, spiega ancora Vaccaro. “Nel caso in questione, questi elementi mancavano. La Corte non ha potuto nemmeno entrare nel merito delle doglianze sollevate”.
Anzi, la giurisprudenza in materia resta ben salda. La stessa Cassazione, con due recenti ordinanze (n. 7683 del 22 marzo 2025 e n. 12139 dell’8 maggio 2025), ha ribadito che l’utilizzo sistematico degli infermieri in mansioni da OSS costituisce demansionamento, a prescindere dal minutaggio delle attività. Una condotta che, se accertata, comporta diritto al risarcimento.
A sottolinearlo anche l’avvocato De Angelis, esperto di diritto del lavoro in ambito sanitario: “L’ordinanza n. 23431/2025 non rappresenta alcun cambio di rotta. È una decisione di natura procedurale. La Cassazione ha già chiarito che il demansionamento si configura quando gli infermieri sono impiegati sistematicamente in mansioni inferiori rispetto al loro profilo”. De Angelis ha anche ricordato che “la prescrizione per il risarcimento è decennale e può essere interrotta finché persiste la condotta dell’azienda”.
Il caso dimostra quanto sia fondamentale una corretta informazione giuridica, soprattutto in un settore delicato come quello sanitario. “Quando la comunicazione è imprecisa – avverte Vaccaro – si rischia di generare sfiducia, rabbia e confusione tra i lavoratori. La verità è che i diritti degli infermieri restano pienamente tutelati”.
Il demansionamento resta un tema caldo. Le aule di giustizia hanno già fatto chiarezza, ma il fenomeno richiede anche risposte politiche e organizzative. Gli infermieri chiedono il rispetto delle competenze professionali, valorizzazione e dignità del lavoro. In attesa di nuove sentenze o provvedimenti legislativi, una certezza resta: l’ordinanza 23431/2025 non ha mutato la giurisprudenza della Cassazione. Ha solo confermato che i ricorsi mal formulati, semplicemente, non possono essere esaminati.