Andrea Bottega: Senza una riforma vera e stipendi adeguati, la sanità rischia l’implosione
Il segretario nazionale del NurSind lancia l’allarme: “Servono subito investimenti, un piano strutturale e il riconoscimento pieno del ruolo infermieristico per evitare il collasso del sistema sanitario nazionale”.
“Nel nostro Paese mancano almeno 127mila infermieri per essere allineati alla media europea: se non si interviene subito, il sistema sanitario rischia l’implosione.”
Con queste parole Andrea Bottega, sintetizza una situazione ormai drammatica per la sanità pubblica italiana.
La carenza di personale infermieristico è una questione globale, ma nel nostro Paese assume contorni ancora più critici. “A livello mondiale mancano sei milioni di infermieri – spiega Bottega – ma in Italia la situazione è aggravata da stipendi inferiori del 20% rispetto alla media europea. È evidente che non possiamo essere attrattivi né per chi arriva né per chi resta.”
Il NurSind torna così a chiedere un intervento strutturale, con la nomina di un Commissario nazionale per l’emergenza infermieristica, “così come è stato fatto per questioni ben meno urgenti”. L’obiettivo: costruire un piano concreto di rientro dal deficit, che allinei l’Italia agli standard europei e renda nuovamente sostenibile l’assistenza sanitaria.
Bottega denuncia anche il crollo delle iscrizioni ai corsi di laurea in Infermieristica, scese sotto il rapporto 1:1 tra candidati e posti disponibili. “In molte regioni del Nord – spiega – i concorsi vengono indetti solo in corrispondenza delle sessioni di laurea, perché altrimenti restano deserti.”
Per il NurSind, la prossima Legge di Bilancio dovrà essere l’occasione per fidelizzare il personale, migliorare le condizioni economiche e contrastare l’emorragia di professionisti verso altri Paesi o altri settori. “Non bastano spot o campagne mediatiche – sottolinea Bottega – serve un segnale concreto: aumentare gli stipendi, valorizzare le competenze, restituire dignità alla professione.”
L’esponente del sindacato descrive con lucidità le conseguenze della carenza: “Laddove non si sono chiusi gli ospedali, si sono accorpate le unità operative. Meno infermieri, stessi medici: un disastro organizzativo. Il passo successivo, se non si interviene, sarà la chiusura di interi reparti.”
Ma la battaglia non è solo economica. “La vera sfida – ribadisce – è la riforma delle professioni sanitarie. L’infermiere non è più un diplomato ma un laureato con competenze avanzate che lo Stato continua a non riconoscere. Non possiamo affrontare la sanità del futuro con regole del secolo scorso.”
Bottega denuncia inoltre il mancato riconoscimento del valore economico delle prestazioni infermieristiche, ancora assenti nei nomenclatori tariffari nazionali. “Un infermiere che esegue medicazioni o controlli domiciliari offre un servizio reale, ma il sistema non ne prevede la valorizzazione. In Europa, invece, l’infermiere può essere specialista, prescrittore, protagonista del percorso di cura.”
Secondo il NurSind, senza una strategia che unisca riforma, retribuzioni e autonomia professionale, la sanità italiana rischia di implodere sotto il peso delle proprie carenze. “La nostra professione si gioca tutto adesso – conclude Bottega – tra stipendi, formazione e riconoscimento. È il momento di dare all’infermiere il ruolo che merita, per salvare la sanità pubblica.”