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Dall’emicrania alla fibromialgia: le scoperte che stanno cambiando per sempre la cura del dolore

 

18 settembre 2025

 

Si è svolto il 12 e 13 settembre 2025 a Firenze l’incontro internazionale "Pain Medicine, a long journey", promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini, nel cinquantesimo anniversario della IASP, (International Association for the Study of Pain) un’importante occasione di confronto sulle conquiste e le prospettive future nella terapia del dolore, confermando il ruolo di eccellenza dell’Italia in questo ambito.

La terapia del dolore sta attraversando un’importante fase di trasformazione grazie a nuove scoperte scientifiche e tecnologie digitali che stanno cambiando radicalmente il modo di prendersi cura dei pazienti. Sviluppi che se conosciuti dall’infermiere possono rappresentare un importante passo avanti nell’offrire assistenza aggiornata e di qualità.

Il dolore, come sottolinea Pierangelo Geppetti, emerito di Farmacologia Clinica a Firenze, «è una reazione psico-affettiva, un fenomeno fisiologico fondamentale per la difesa dell’organismo». In forma acuta è un utile segnale d’allarme, ma quando diventa cronico si trasforma in una malattia autonoma che può compromettere gravemente la qualità della vita.

Gli ultimi progressi della ricerca includono la scoperta di nuovi bersagli molecolari e lo sviluppo di molecole non oppioidi. In particolare, la scoperta del ruolo del peptide CGRP nell’emicrania ha portato alla creazione di farmaci innovativi efficaci e sicuri, come quattro anticorpi monoclonali e due molecole orali anti-CGRP. L’Italia ha avuto un ruolo fondamentale in questa scoperta. Giustino Varrassi sottolinea che «le conoscenze attuali sono infinitamente superiori a quelle che avevamo 50 anni fa».

Un filone promettente riguarda le cellule di Schwann, che modulano la sensibilità dei nocicettori e sono implicate nei fenomeni di allodinia e iperalgesia. Questo apre nuove possibilità per terapie più mirate e sicure.

Dal punto di vista farmacologico, accanto ai farmaci tradizionali – come morfina, paracetamolo e aspirina – emergono nuovi composti. La suzetrigina, primo analgesico non oppioide approvato dall’FDA per il dolore post-operatorio, rappresenta una svolta dopo anni di stallo. Il cebranopadol, in fase 3 per dolore cronico e lombalgia, ha ottenuto la designazione fast track. Inoltre, la ciclobenzadrina sublinguale è stata approvata per la fibromialgia, prima terapia specifica in quindici anni. Importanti novità arrivano anche dalla genetica, con il gene SLC45A4 identificato come possibile bersaglio per il trattamento del dolore.

Le tecnologie digitali e la bioingegneria svolgono un ruolo sempre più rilevante. L’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e i sensori indossabili consentono di personalizzare i piani terapeutici. La realtà virtuale viene studiata per alleviare il dolore oncologico, gli esoscheletri bioingegneristici aiutano la mobilità, e i sensori inerziali supportano diagnosi e terapie.

Varrassi evidenzia che «queste innovazioni portano la terapia del dolore nella dimensione della medicina di precisione, adattando gli interventi al profilo funzionale e biomeccanico di ciascun paziente». Inoltre, si stanno sviluppando i digital twins, gemelli digitali capaci di simulare trattamenti personalizzati e prevederne i risultati.

Ulteriore importanza assume la comprensione delle basi genetiche del dolore, con studi che identificano varianti genetiche come il gene SLC45A4, aprendo nuove prospettive di trattamento personalizzato.

Questi progressi rappresentano una sfida e un’opportunità per la professione infermieristica, chiamata a integrare competenze cliniche, tecnologiche e organizzative per accompagnare i pazienti in percorsi terapeutici sofisticati e personalizzati, migliorando l’efficacia della cura e la qualità della vita.

Andrea Tirotto