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Caso San Raffaele, OPI Lombardia: urge un reclutamento etico

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 09/12/2025

AttualitàLombardia

Le recenti indagini avviate dalla Regione Lombardia in merito alla situazione del personale infermieristico presso l’Ospedale San Raffaele di Milano hanno riacceso i riflettori su una questione cruciale per la sanità italiana: la necessità di un reclutamento etico e di standard rigorosi per tutti i professionisti sanitari, in particolare quelli provenienti dall’estero.

Il Coordinamento regionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (OPI) della Lombardia, congiuntamente alla Federazione Nazionale, ha diffuso una nota in cui sostiene che la crisi attuale non fa che confermare l’urgenza di adottare regole certe per la professione. L’OPI sottolinea che il suo primo impegno è verso il cittadino, la cui sicurezza assistenziale deve essere la priorità assoluta.

L'Ordine non è un mero ente burocratico, ma un ente sussidiario dello Stato la cui funzione principale è garantire e certificare la qualità dell'esercizio professionale.

“Se un infermiere è iscritto all’Albo significa che può assistere e rispondere con competenza ai bisogni di salute delle persone”.

Secondo l’OPI, l'iscrizione all’Albo è il sigillo che attesta la piena qualificazione del professionista. Di conseguenza, è indispensabile definire quanto prima modalità e percorsi chiari in termini di formazione e di iscrizione all’Ordine per tutti i professionisti che entrano in contatto con i pazienti, anche in virtù del problema globale della carenza infermieristica.

Il Coordinamento lombardo esprime particolare preoccupazione per la possibilità di esercizio temporaneo in deroga dei professionisti sanitari con qualifiche acquisite all'estero, una misura prevista e in vigore ancora fino al 2027.

Questa deroga, pur nata per far fronte all’emergenza carenza, può comportare seri rischi se non accompagnata da protocolli di verifica e integrazione ferrei. L’obiettivo primario è prevenire “episodi gravi come quelli registrati in queste ore” (riferendosi implicitamente ai fatti del San Raffaele) e assicurare che la preparazione e le competenze siano pienamente equiparabili agli standard nazionali.

Un punto cruciale sollevato dall’OPI è che i criteri di qualificazione e l’aderenza agli standard professionali devono valere in tutti i luoghi di cura, senza distinzioni.

Il Coordinamento elenca una serie di contesti lavorativi in cui gli standard non devono subire ribassi:

  • Strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)
  • Sanità privata
  • Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA)
  • Cooperative e servizi esternalizzati
  • Professionisti che esercitano in partita IVA

L’OPI è chiaro: “L'aderenza agli standard professionali non può dipendere dal datore di lavoro o dal modello organizzativo”. Chiunque operi come infermiere deve essere pienamente qualificato e regolarmente iscritto all’Albo, come unica via per tutelare il cittadino e mantenere alta la qualità dell’assistenza.

L’OPI conclude ricordando il lavoro svolto dalla Federazione nazionale, che ha promosso numerosi testi emendativi nel corso del tempo proprio per rafforzare e chiarire la normativa sulla professione infermieristica.

 

 

Leggi il comunicato stampa dell’OPI Lombardia: clicca qui