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Bonus madri, come cambiano le regole nel 2026

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 22/12/2025

AttualitàGoverno

 

Nel testo della Manovra 2026 licenziato dalla Commissione Bilancio, l’articolo 46 interviene sul fronte della natalità e dell’occupazione femminile con una misura tampone, pensata per coprire il vuoto normativo in attesa della piena attuazione della riforma strutturale prevista dalla legge di Bilancio 2025.

Il cuore della norma riguarda il bonus, cosiddetto "mamma", che passa a 60 euro al mese, non tassati e non soggetti a contributi, destinati alle lavoratrici madri con redditi fino a 40.000 euro annui. Un sostegno diretto, erogato dall’INPS su domanda, che vale solo per il 2026.

A chi spetta il bonus

La platea è ampia ma selettiva. Il beneficio riguarda:

  • lavoratrici madri dipendenti, con esclusione del lavoro domestico;

  • lavoratrici autonome, incluse professioniste iscritte alle casse previdenziali e alla Gestione separata.

Per le madri con due figli, il bonus spetta fino al mese in cui il secondo figlio compie dieci anni.
Per le madri con più di due figli, l’orizzonte si allunga fino al diciottesimo compleanno del figlio più piccolo.

Il tetto reddituale è fissato a 40.000 euro annui, una soglia che colloca la misura nel perimetro del ceto medio-basso.

Le esclusioni e i paletti

L’articolo 46 introduce però una distinzione netta sul tipo di lavoro. Per le madri con più di due figli, il bonus non spetta se il reddito deriva da lavoro dipendente a tempo indeterminato. In sostanza, il sostegno è pensato soprattutto per chi ha rapporti di lavoro discontinui, autonomi o precari, o per chi alterna periodi lavorativi e non lavorativi.

È un passaggio che rivela la filosofia della norma: non un incentivo universale, ma un aiuto mirato alle situazioni più fragili.

Pagamento rinviato a fine anno

Le mensilità maturate da gennaio a novembre 2026 non saranno pagate mese per mese, ma tutte insieme a dicembre 2026, in un’unica soluzione.

Una scelta che alleggerisce la gestione amministrativa, ma che riduce l’effetto immediato del sostegno sul bilancio familiare. Più che un aiuto mensile, il bonus assume così la forma di un piccolo conguaglio di fine anno.

Nessun effetto su tasse e ISEE

Il contributo:

  • non è imponibile fiscalmente;

  • non è soggetto a contributi;

  • non incide sull’ISEE.

Un punto non secondario, che evita penalizzazioni indirette sull’accesso ad altre prestazioni sociali.

Una misura ponte, non strutturale

Lo stesso testo lo chiarisce: si tratta di un intervento “nelle more dell’attuazione” della riforma più ampia prevista dalla legge 207 del 2024. In altre parole, un anno di transizione, senza impegni automatici per il futuro.

Con 60 euro al mese, l’impatto economico è limitato. Ma il segnale politico è evidente: il Governo riconosce il nodo demografico e occupazionale, pur scegliendo una risposta prudente, temporanea e compatibile con i vincoli di bilancio.

Resta da capire se, dal 2027, questa misura diventerà qualcosa di più solido o se resterà l’ennesimo bonus a scadenza. Per ora, l’articolo 46 mette una toppa. Non ancora una riforma.