Bottega (NurSind). Il 2026 deve essere l’anno della svolta o il Ssn rischia il collasso
Il 2026 “dovrà assolutamente essere l’anno degli infermieri”. Non usa mezzi termini Andrea Bottega, segretario nazionale del NurSind, in un’intervista rilasciata a La Presse. L’allarme è netto: senza interventi concreti e risorse adeguate, la categoria è “a rischio estinzione” e l’intero Servizio sanitario nazionale potrebbe ritrovarsi “azzoppato, con reparti accorpati e ospedali che chiuderanno”.
Parole che arrivano in un momento cruciale per il settore sanitario. L’anno nuovo si aprirà infatti con il tavolo per il rinnovo del contratto di comparto 2025-2027, su cui gli infermieri concentrano aspettative elevate. “Il precedente contratto nazionale – ricorda Bottega – è stato firmato sulla base di una premessa, ma sul piano delle risorse non è stato soddisfacente”. Una delusione che ora il sindacato chiede di superare con un cambio di passo.
Ma il nodo centrale, secondo il NurSind, va oltre la questione salariale. “È sulla riforma delle professioni sanitarie che puntiamo di più”, spiega Bottega, sottolineando come le regole che disciplinano l’esercizio professionale siano “ferme al secolo scorso”. Un’anomalia che pesa sull’attrattività della professione e sulla possibilità di trattenere personale qualificato nel sistema pubblico.
Gli infermieri, aggiunge il segretario nazionale, hanno bisogno di incentivi su più livelli. Da un lato economici, perché “scontano gli stipendi più bassi di sempre”. Dall’altro professionali, con maggiore autonomia e reali prospettive di carriera. Senza questi correttivi, il rischio è che la fuga verso il privato o l’estero continui a svuotare corsie e reparti.
Lo sguardo di Bottega si allarga poi al quadro generale della sanità italiana. “Anno dopo anno stiamo assistendo a un inesorabile smantellamento del nostro Ssn”, denuncia. Un processo che definisce “gravissimo”, soprattutto per un Paese la cui sanità pubblica è stata a lungo un modello di riferimento internazionale.
Il segnale più preoccupante, secondo il leader sindacale, arriva dai cittadini. I dati sugli italiani che rinunciano alle cureper motivi economici o per le liste d’attesa troppo lunghe raccontano una crisi profonda. “Speriamo di non leggere più numeri sconfortanti – conclude – e che il 2026 sia l’anno in cui questo trend pericoloso cominci finalmente a essere invertito”.
La richiesta che arriva dal mondo infermieristico è chiara: senza una svolta strutturale, il rischio non riguarda solo una categoria professionale, ma la tenuta stessa del Servizio sanitario nazionale.
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