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Competenze Infermieristiche: l'opposizione dei medici "conservatori". La replica del NurSind

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La “Società medica del Friuli” spara ad alzo zero sulle proposte di ridefinizione delle competenze infermieristiche in discussione, in varie sedi, in queste settimane.

Il presidente Giulio Andolfato non usa mezzi termini nel definire queste ipotesi delle vere e proprie invasioni di campo, da parte degli infermieri, nelle competenze delle altre figure professionali sanitarie. Naturalmente la preoccupazione di Andolfato riguarda soprattutto la ridefinizione dei confini di competenze fra professione medica e professione infermieristica, da anni oggetto di riforma e di controversie. La teoria conservativa di Andolfato trova le basi, secondo il medico, nel diverso percorso formativo e nell’allocazione delle risorse allo stato dell’arte.

Su questi temi la Società medica del Friuli ha organizzato un seminario “La professione più bella del mondo: peculiarità dell’atto medico”, mercoledì 12 marzo, nella sala anfiteatro dell’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Udine. 

LEGGI PER ESTESO L'ARTICOLO: "L'ALLARME DEI MEDICI: INFERMIERI DOVUNQUE, FERMIAMO L'INVASIONE"

LA REPLICA DEL NURSIND UDINE NON SI E' FATTA ATTENDERE...

da IL MESSAGGERO VENETO GLI INFERMIERI: POLEMICHE STERILI SULLA SANITA': NurSind e Cisl: la formazione passa attraverso università e master e le competenze sono definite.

hqdefault1«Siamo indignati all’idea che si possano descrivere gli infermieri come dei privilegiati quando siamo la categoria più maltrattata e sacrificata nell’ambito delle professioni sanitarie». A esternare è il segretario amministrativo del NurSind di Udine Afrim Caslli in risposta alle dichiarazioni di Giulio Andolfato presidente della società medica del Friuli, nonché segretario della Cimo associazione sindacale dei medici dirigenti.

Non ci stanno gli infermieri a essere liquidati come una categoria che sgomita, invadendo competenze altrui. «Il tavolo di lavoro parte dalla considerazione - chiarisce Caslli – che l’aumento dell’età media della popolazione, delle fragilità e delle malattie cronico-degenerative, associata all’evoluzione scientifica e tecnologica, richiedono significativi cambiamenti assistenziali, strutturali, organizzativi e formativi». Forse per questo, argomenta Caslli, nella bozza di accordo si è stabilito che «investire nella professione infermieristica ponendo le basi per una nuova autonomia e responsabilità professionale può consentire di creare un sistema professionale capace di soddisfare le esigenze dei servizi e della popolazione».

Il segretario amministrativo del NurSind non esita a definire quella che è affiorata come una «polemica di basso profilo». E, intanto, descrive il percorso formativo degli infermieri: «Una laurea in scienze infermieristiche - esordisce – e un master a proprie spese nel 68% dei casi per dare migliore assistenza ai pazienti» elenca.

«Riconoscere il valore e il contributo posto da parte del singolo professionista nel processo assistenziale/organizzativo - precisa – non è legittimare l’invasione del campo medico, ma trovare un modo per migliorare l’organizzazione del sistema sanitario e dare la possibilità di utilizzare al meglio le risorse fornendo agli utenti adeguata assistenza» argomenta Caslli che invita l’Ipasvi e i dirigenti infermieristici a fare sentire la loro voce.

«Noi infermieri - conclude - andiamo avanti con tutte le nostre forze per crescere e dare ai nostri pazienti la miglior assistenza, collaborando con tutte le figure, perciò smettiamola con le inutili polemiche e guardiamo avanti tutti insieme per migliorare un sistema che spesso ha troppe carenze con evidenti crepe nei modelli organizzativi, per evitare sprechi e inefficienze. Occorre un “patto” tra professionisti per raccogliere le nuove sfide sulla salute e per offrire le risposte che la società attende. Slogan e demagogia non fanno che rovinare quello che di buono è stato costruito fino a oggi».

Altrettanto dura la risposta di Nicola Cannarsa segretario regionale Cisl Fp: «Spero che il pensiero del dottor Andolfato non sia quello di tutti i medici ospedalieri - auspica –. Il problema sollevato rispetto alla presunta invasione di campo degli infermieri mi lascia perplesso - premette – non mi risulta che gli infermieri abbiano espresso la volontà di esercitare altre funzioni o che intendano sostituirsi ad altri professionisti della sanità. Il percorso formativo di base dell’infermiere crea un professionista competente in conformità a quanto previsto dalle normative, che ha la capacità di inserirsi in tutti i campi dell’assistenza; l’esperienza lavorativa permette lo sviluppo di ulteriori competenze specialistiche, senza contare che molti infermieri acquisiscono titoli di specializzazione relativi ad ambiti clinici e gestionali mettendo a disposizione nuove conoscenze ed expertise spesso senza riscontro di tipo economico e contrattuale».

«Parlare di liberalizzazione della “best practice” in campo sanitario è sbagliato e fuorviante - sottolinea Cannarsa –. L’assistenza è da sempre materia infermieristica e credo che i miei colleghi siano in grado, in pronto soccorso così come nei reparti di degenza, di valutare i bisogni assistenziali degli utenti attraverso l’impiego di metodologie e di strumenti scientificamente e universalmente validati. Le necessità di assistenza non sono un problema di lobby ma un’esigenza dell’utenza. Meglio sarebbe stato organizzare con tutti i professionisti della sanità un seminario o un percorso di studio per produrre un documento da presentare alla Regione in vista della riforma sanitaria che mi auguro rivedrà nelle futuribili riorganizzazioni, anche il rapporto tra personale di comparto e quello dirigente». 

Al seminario ha partecipato il collega Stefano Giglio, vice segretario provinciale NurSind di Udine, che ha voluto riferirci le sue considerazioni personali con questa nota, per la quale lo ringraziamo e che riportiamo integralmente.

(a cura di Chiara D'Angelo)