Emiliano Boi, Maresciallo Infermiere della Marina Militare Italiana, risponde alle Dieci Domande
Emiliano nasce in Sardegna a Carbonia (CI) l'11 ottobre 1979. Nel 2004 consegue la laurea in Infermieristica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Bari.
E' in forza presso il Servizio Sanitario Militare (Marina Militare).
Ha prestato servizio ad Augusta (SR) in qualita' di Capo Componente Sanitaria presso il Pattugliatore Nave Cigala FULGOSI con l'incarico del coordinamento di attività di controllo dei flussi migratori e di soccorso in favore di naufraghi e profughi provenienti perlopiù da Paesi dell'Africa centro-settentrionale; dal maggio 2006 al giugno 2013 ha prestato servizio infermieristico a bordo di Nave Maestrale e di Nave Caio DUILIO.
Dal luglio 2013 è in forza presso la Direzione di Commissariato della Marina Militare di La Spezia in qualità di Maresciallo addetto presso il Servizio dotazioni sanitarie.
Nel 2007 ha pubblicato, assieme ai colleghi Maria Luisa Benini e Paolo Carbonaro, l’opera “ULCERA DI BURULI: L’ASSISTENZA A FAVORE DELLA RICERCA” Ed. Uniservice, prima opera italiana che analizza la letteratura scientifica disponibile sul trattamento clinico ed assistenziale dei pazienti affetti da infezione da Mycobacterium Ulcerans, devolvendo i ricavati delle vendite al Centro Anti-ulcere di Buruli di Abidjan, Costa d’Avorio.
PENSARE LA NOSTRA PROFESSIONE PER LA NOSTRA PROFESSIONE
Progetto InfermieristicaMente - NurSind: DIECI DOMANDE AGLI INFERMIERI
a cura di Chiara D'Angelo
Risponde EMILIANO BOI, Maresciallo Infermiere della Marina Militare Italiana
1. Quali sono per te i problemi più rilevanti che oggi hanno gli infermieri
A mio parere i problemi rilevanti che oggi più di ieri, affliggono gli infermieri sono molteplici ma se mi si chiede di sintetizzarli sicuramente li concentrerei nei seguenti punti:
- la disoccupazione ed il disallineamento formativo rispetto alle prospettive occupazionali;
- il mancato riconoscimento economico e sociale dei professionisti;
- il disinteressamento istituzionale nei confronti dei professionisti disoccupati e precari (es. obblighi indiscriminati di versamento delle quote annuali Ipasvi);
- il cronico demansionamento;
- l'irrisolta subalternità rispetto alla professione medica italiana;
- la mancata realizzazione di un progetto condiviso di sviluppo dell'autonomia;
- l'assenza di una efficace valorizzazione della professione sia in ambito ospedaliero che nei servizi territoriali di continuità assistenziale;
- la vetustà accademica dei piani di studio e mancata valorizzazione dell'interscambio culturale internazionale;
- il ruolo frenante dell'attuale codice deontologico rispetto all'impellente esigenza di sviluppo e di omologazione comunitaria;
- l'assenza di promozione istituzionale di validi progetti di ricerca;
- il mancato adeguamento, in termini di crediti formativi europei (ECTS), rispetto ai percorsi accademici dei Paesi UE che hanno già realizzato l'evoluzione del potenziale professionale (es. Inghilterra, Spagna, ecc.);
- l'assoluta mancanza di omologazione della formazione magistrale italiana rispetto alle competenze specialistiche (o per meglio dire magistrali) degli infermieri dei restanti Paesi UE;
- la mancata realizzazione di una autonomia, anche prescrittiva, nel campo assistenziale, preventivo, di cura e oltre che nei processi di presa in carico dell'utenza assistita;
- il mancato sostegno istituzionale all'affermazione del ruolo infermieristico nei processi educativi, di supporto e di indirizzo nel settore dell'auto-diagnosi e dell'auto-medicazione;
- la cronica assenza istituzionale nella divulgazione delle evidenze scientifiche professionali messe a disposizione dai Paesi UE che hanno valorizzato la professione;
- l'assoluta mancanza di informazione istituzionale rispetto alle competenze infermieristiche europee riconosciute in regime di assistenza transfrontaliera;
- il cronico disinteressamento istituzionale rispetto alle problematiche di inquadramento professionale (es. infermieri militari rispetto alle crocerossine);
- il silenzio-assenso della Federazione Nazionale Ipasvi rispetto al mancato pagamento della quota associativa da parte dei pubblici dipendenti dell'Amministrazione Difesa.
- la preoccupante mancanza di incisive azioni parlamentari da parte degli Infermieri prestati alla politica, rispetto ai riferimenti normativi disapplicati che avrebbero potuto incentivare l'evoluzione post-mansionariale della professione;
- il verosimile conflitto di interessi di un importante numero di rappresentanti istituzionali rispetto al loro principale mandato.
- la mancata collaborazione istituzionale rispetto alle problematiche sindacali che frenano il processo di evoluzione professionale.
2. Come risolvere questi problemi, cioè con quali idee, proposte e progetti
Beh, indubbiamente si potrebbe tentare di risolvere le problematiche principali con un nuovo modello di sinergismo tra gli organi di rappresentanza istituzionale (Ipasvi) e le organizzazioni sindacali. L'idea rivoluzionaria sarebbe quella di perseguire l'evoluzione professionale con la collaborazione dei professionisti e delle associazioni di categoria seguendo il modello di evidenza scientifica già collaudato nella stragrande maggioranza dei Paesi UE. L'idea da perseguire è la realizzazione di quella fantomatica autonomia professionale, di cui ad oggi si è sentito solamente parlare, attraverso l'approvazione di decreti d'urgenza attuativi delle norme approvate dal Legislatore ma mai realizzate. La proposta di un modello di del "See & Treat" dovrebbe diventare uno dei principali obiettivi da perseguire a livello nazionale, non solo a livello regionale, ed i progetti di formazione universitaria a carattere "europeo" dovrebbero essere precursori dell'avvio di un adeguamento delle competenze specialistiche peraltro già riconosciute dall'Italia con il recepimento della direttiva sui diritti di assistenza transfrontaliera.
3. Quali soluzioni organizzative si dovrebbero adottare per mettere in campo una qualche azione collettiva
Credo che, prima di tutto, la Federazione Nazionale Ipasvi debba rinnovarsi; non intendo solo a livello "poltronistico" ma soprattutto nella politica istituzionale di rappresentanza e di tutela. Senza una adeguata politica istituzionale di rappresentanza e di tutela non potrà mai essere messa in campo nessuna azione condivisa.
E' un dato di fatto che da troppo tempo i singoli professionisti non si sentono piu' rappresentati ne tutelati. Credo sia un dato significativo il fatto che, da diversi anni, anche mediante l'associazionismo telematico, i professionisti chiedono di poter ottenere un nuovo "modello di ascolto", un sistema organizzativo che, partendo dalla base, possa realizzare quel rilancio professionale che la professione sanitaria infermieristica indubbiamente merita ma che in Italia, purtroppo, non ha ancora ottenuto..
Personalmente non mi sento rappresentato nemmeno dall'acronimo "IP.AS.VI."; potrebbe sembrare una banalità ma vi posso assicurare che non lo e' affatto!
L'Infermiere "professionale" non esiste più da un pezzo, siamo Infermieri e dobbiamo pretendere che la nostra professione venga pubblicizzata per ciò che è, e non per ciò che era tanto tempo fa!
Senza una soluzione organizzativa che parta da questo tipo di considerazioni non potrà mai essere messa in campo nessuna azione collettiva o istituzionale efficace. Trovo assurdo, peraltro, che nel 2014 gli organi di rappresentanza istituzionale indichino ancora un Infermiere Pediatrico con la denominazione di "vigilatrice d'infanzia", denominazione vetusta che, forse più delle altre, richiama una realtà mansionariale indubbiamente legata al passato.
Le azioni collettive potrebbero essere condivise solamente nel momento in cui i singoli professionisti si sentiranno realmente rappresentati e tutelati; viceversa l'associazionismo, privo di una reale presa di coscienza dello status quo rappresentativo in cui la professione versa, si concretizza semplicemente nell'ennesima "tassa" estorta senza alcuna discriminante e soprattutto senza alcun finalismo rappresentativo e di tutela.
4. Quali iniziative collettive si renderebbero necessarie
La Federazione nazionale, con la partecipazione delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali, dovrebbe puntare ad una formazione universitaria in linea con i Paesi UE. Da troppo tempo, infatti, in Italia si è incentivato il conseguimento di master privi di riconoscimento economico e privi di spendibilità nel mondo del lavoro, sia nazionale che europeo.
Il modello che dovremmo realmente iniziare a seguire, oltre a quello anglosassone, è quello spagnolo; in Spagna gli infermieri indubbiamente più europei di noi, ancora ringraziano il SATSE (Sindacato degli Infermieri Spagnoli) per la grande opera di rinnovamento che ha condiviso con il Consiglio Generale di Infermieristica spagnola.
I risultati che l'infermieristica spagnola ha ottenuto qualche anno fa, oggigiorno sono vere e proprie evidenze scientifiche: autonomia, formazione magistrale (master) a carattere europeo, prescrizione infermieristica, responsabilizzazione, riconoscimento accademico, sociale ed economico sono il vero motore della ricerca.
5. “Unità, Progetto, Politica” per te cosa significano
Dovrebbero significare esclusivamente sinergismo di idee e di progetti volti alla valorizzazione delle competenze; un concetto di "unità, progetto, politica" che non segue i modelli internazionali ed europei che hanno già beneficiato del potenziale infermieristico non risolverà mai le piaghe del precariato e della disoccupazione dovute dalla mancata evoluzione.
6. Cosa pensi della proposta di organizzare gli Stati Generali degli Infermieri
Penso sia positiva solamente se perseguirà la politica delle idee e dei progetti già attuati da Paesi in cui l'infermieristica si è evoluta; viceversa potrebbe comportare un danno, l'ennesimo direi.
7. Cosa si dovrebbe fare per prepararli adeguatamente
Coinvolgere tutti i professionisti e gli intellettuali che possono contribuire; seguire i percorsi già battuti dalle associazioni rappresentative europee e pretendere di raggiungere i medesimi traguardi.
8. Sintetizza in tre parole quello che chiederesti ai Collegi
Rinnovamento, ascolto e sinergismo.
9. Sintetizza in tre parole quello che chiederesti ai Sindacati
Europeismo formativo e lavorativo.
10. Mi descrivi succintamente la tua idea di infermiere del terzo millennio
L'Infermiere del terzo millennio sara' quel professionista che, stanco di non essere valorizzato e rappresentato nel proprio Paese, avrà deciso di conseguire una formazione universitaria avanzata in un altro Stato membro dell' UE; sarà un intellettuale che, dopo aver trovato reale soddisfazione professionale all'estero, prima o poi ritornerà in Italia e ci darà una bella lezione, quantomeno accademica!
L'Infermiere del terzo millennio ci farà capire che solo a seguito di una reale valorizzazione delle competenze si potrà essere considerati luminari della nostra amata scienza.
Emiliano, come nel "suo stile" conclude dichiarando:
Ritengo siano oltremodo ammirevoli le recenti indagini conoscitive e le domande poste ai colleghi sulla drammatica situazione dell'infermieristica italiana; non ho alcun dubbio sul fatto che le soluzioni, data la drammatica assenza di rappresentanza e di tutela, possano clamorosamente arrivare dai singoli intellettuali e dagli stessi professionisti, piuttosto che dai soliti noti. In Italia esiste un importante ritardo nell'adeguamento dei percorsi di formazione e nel riconoscimento delle competenze avanzate già realizzate nei restanti Paesi UE. E' ora di liberarci dei freni imposti da un Codice "paleontologico" resi amplificati dalla mancata attuazione di quanto sancito dal Legislatore. E' arrivato il momento di ribadire a gran voce che l'Infermiere di Neanderthal non esiste più! L'evoluzione in chiave europeista è l'unica via per risolvere le piaghe della disoccupazione e del demansionamento, fenomeni ormai cronici che, se non adeguatamente inquadrati, porteranno all'estinzione di ogni plausibile aspettativa. L'Infermiere del terzo millennio è già apparso in diversi Stati membri dell'Unione Europea ed è considerato un luminare della nostra amata Scienza; mi domando per quale motivo dobbiamo procrastinare l'inseguimento delle sue orme...
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